Recinto sepolcrale di Calmazzo – Fossombrone (PU)

Cenni Storici

La Flaminia, prima di entrare nelle strettoie del Furlo, a Calmazzo seguiva un tracciato diverso dall’attuale. Da qui un “diverticulum”, risalendo la valle del Metauro, raggiungeva Urvinum Mataurense, Firmidianum, Tifernum Mataurense. Piuttosto scarsa finora la documentazione archeologica relativa ad edifici del vicus di Calmazzo. Alla documentazione archeologica dell’antico abitato rinvenuta ancora in situ va poi aggiunta quella riutilizzata in edifici del paese ed in particolare nella chiesa ora distrutta. Si tratta di iscrizioni onorarie con dediche a Claudio e ad Agrippina, di decorazioni architettoniche, di grossi blocchi di pietra squadrati che, se non provengono da altra area archeologica, inducono a supporre per Calmazzo una realtà monumentale di notevole interesse. A poco più di un chilometro ad Est del paese, in località Ponterotto, è stata inoltre individuata e parzialmente scavata una ricca area sepolcrale, che un’iscrizione ivi rinvenuta dice donata da Cavius Rufius Bassus ai membri di un sodalicium Apollinense Sattianense. Si tratta evidentemente di uno dei tanti collegia che, in età imperiale, univano all’originaria promozione del culto di una divinità (nel nostro caso Apollo), anche il compito di assicurare un’onorevole sepoltura ai soci defunti. Ma tale epigrafe assume particolare interesse per l’aggettivo Sattianense che rimanda chiaramente ad un toponimo, Sattianum, di cui non è rimasta traccia nella toponomastica locale. Non sembra però del tutto improbabile che tale epigrafe possa aver conservato la memoria del nome del vicus, sorto in un punto nodale delle vie di comunicazione locali. Un’altra area riservata a sepolcreto era certamente quella posta immediatamante a Ovest del tratto dell’antica Flaminia che va dal ponte di Traiano al paese attuale. Alle tombe e alle iscrizioni sepolcrali ivi rinvenute in passato si è aggiunta l’individuazione di un interessante recinto con monumenti sepolcrali. Lo scavo eseguito a Calmazzo (Fossombrone) nel 1989 dall’Università di Urbino ha messo in luce per intero l’importante recinto sepolcrale della famiglia Cissonia, individuato grazie ai saggi effettuati in occasione della costruzione della chiesa parrocchiale. Si tratta di un’area rettangolare di circa 136 mq, delimitata da un cordolo di pietra accuratamente lavorato che formava la base per la recinzione vera e propria, costituita da lastre in pietra rette da cippetti a sommità arrotondata, decorati da bugne. Vari esemplari di questi cippetti si possono oggi scorgere all’interno e all’esterno del recinto. Nel lato Est, a breve distanza dall’angolo Sud-Est, era posto l’ingresso, attestato oggi unicamente dalla soglia consunta con la sede del cardine della piccola porta. La parte monumentale del sepolcreto era costituita da due are marmoree iscritte, poste in origine su di un basamento a due gradini, di cui oggi poco rimane. Le due are, attualmente prive della cimasa, risultano dedicate rispettivamente a C. Cisso Festus e ai coniugi C. Cisso Zosymus e Cissonia Festa. La prima reca scolpiti nelle facce laterali del dado i simboli sacrali dell’urceus e della patera. Nello spazio fra le are ed il lato Nord del recinto erano collocate tre tombe, una a cremazione e due ad inumazione. Notevole soprattutto quella posta all’angolo Nord-Est, costituita da una cassa in lastre di pietra corniola, coperta da una lastra analoga fissata con grosse grappe di ferro e piombo. All’interno è stato rinvenuto uno scheletro forse femminile ed un corredo funerario costituito da cinque grossi balsamari vitrei e da una sottile collana d’oro. Le due restanti tombe, composte con tegoloni disposti in un caso a formare una cassa, nell’altro a cappuccina, erano caratterizzate da un tubo libatorio in coppi che fuoriusciva da terra per accogliere le libagioni e le offerte funebri dedicate al defunto. Nel recinto erano inoltre sepolti altri incinerati, in particolare presso l’angolo Nord-Ovest dove si sono rinvenute numerose olle ed anforette frantumate, frammiste a ceneri, ossa semicombuste e frammenti di balsamari vitrei o di altri oggetti di corredo, fra cui varie lucerne in terracotta.

Per approfondimenti maggiori: www.lavalledelmetauro.it

 

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