Porte, Mura Medioevali e Mura Etrusche – Bettona (PG)
Cenni Storici
La cinta muraria attualmente visibile è frutto di un rifacimento realizzato dal cardinale Egidio Albornoz dopo la distruzione di Bettona avvenuta nel 1352 ad opera delle forze congiunte di Senesi, Fiorentini e Perugini che la occuparono “abbattendo, scassinando mura e tutte le case, sol graziando chiese“.
Le mura furono ricostruite ricalcando in parte il tracciato delle possenti Mura Etrusche, che si conservano per vari tratti, quasi tutti inglobati nella cinta di epoca medievale.
La cinta originaria si svolgeva per circa 1 chilometro, con un tracciato lenticolare che racchiudeva il centro urbano.
La tecnica di costruzione è omogenea: opera quadrata realizzata con blocchi squadrati di pietra arenaria locale di varie dimensioni, che si alternano a maggiori e minori altezze con scaglie di calzatura, disposti in filari orizzontali di blocchi di pietra parallelepipedi, a volte trapezoidali tagliati con cura; quelli in migliore stato di conservazione presentano sulla facciavista i segni della lavorazione e in rari casi tracce di un bugnato a parte rustica semplice.
I profili dei giunti verticali sono diritti con spigoli vivi perfettamente combacianti.
In diversi punti si notano i blocchi inferiori della cinta etrusca poggianti direttamente sul banco roccioso del colle, opportunamente regolarizzato per la messa in opera dei filari.
Non esistono allo stato attuale elementi che permettano di datare con certezza la cinta muraria etrusca.
Il confronto con le mura di Todi, Assisi ed in particolare Perugia fa propendere per una cronologia che non scenda oltre il III sec. a. C.
Lungo le mura si aprono cinque porte di cui due carraie.
La prima carraia, Porta Romana, era l’accesso alla città per chi proveniva da sud.
Nei pressi della porta è leggibile un tratto delle antiche Mura Etrusche, ancorché alterato da recenti manomissioni.
Si tratta di tre filari che si inseriscono negli avancorpi laterali della porta.
Il tratto, dopo una breve interruzione, prosegue con altri tre filari orizzontali di blocchi ben conservati con i profili dei giunti combacianti, nonostante le evidenti stuccature moderne.
Proseguendo sulla sinistra si giunge a Porta San Pietro, detta del ponte levatoio, ancora avanti si giunge sotto una possente torre ben conservata, poi un’altra simile la si incontra lungo Viale Roma.
Di seguito le mura sono state impiegate come base per una serie di antiche abitazioni, fino alla pedonale Porta Primo Maggio, detta San Giacomo dal contiguo monastero.
Ai lati dell’arco affiora un filare di Mura Etrusche, con la superficie logorata dal tempo e i profili dei giunti arrotondati.
Al termine di Via Roma, in largo Bruno Buozzi, si incontra il tratto meglio conservato delle vetuste Mura Etrusche, che qui poggiano direttamente su di un banco di arenaria; piegano poi ad angolo retto in corrispondenza della piazzetta antistante l’ingresso al centro abitato, sita ad un piano leggermente elevato, tanto da coprire i filari inferiori.
Al termine della piazzetta si apre il secondo ingresso carraio della città, Porta Vittorio Emanuele II, detta di Santa Caterina, che conserva ancora l’antico portone in legno, probabilmente realizzato nel periodo delle grandi guerre medievali, quando la sera era necessario sprangare l’entrata alla città e proteggersi all’interno delle mura.
Si giunge, infine all’ultimo ingresso pedonale della città, Porta San Crispolto, che si apre al di sotto della possente abside dell’omonima chiesa.
Nelle cantine dell’ex convento sono visibili blocchi della cinta Muraria etrusca.
Da qui si può completare il giro delle mura, incontrando altri tratti dell’antica cinta muraria lungo il percorso che ritorna a Porta Romana.
Fonti documentative
SCARPIGNATO MARISA, Bettona. Testimonianze archeologiche della città e del territorio, in Bettona Accademia Properziana del Subasio Assisi 2004
https://www.umbriatourism.it/it/-/cinta-muraria
http://www.sabap-umbria.beniculturali.it/index.php?it/158/bettona
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.