Ponte Mallio – Cagli (PU)

Cenni Storici

La Flaminia attraversa il T. Bosso alla confluenza nel F. Candigliano con il Ponte Mallio, probabilmente di età tardorepubblicana, ben conservato e visibile subito prima del centro storico, accanto al nuovo ponte costruito nel 1948. La dizione “Mallio” deriva dalla errata lettura di una iscrizione posta da M(arcus) Allius, che in epoca augustea ne curò il restauro.

Notizie storiche

“Come anche si rileva dalla forma del ponte e dalle sue ali all’entrar d’acqua, il corso antico del Bosso, poco superiormente al ponte stesso, era diverso dall’attuale: ed io penso che siasi alterato in seguito alla costruzione avvenuta già da molti anni del mulino detto della Smirra sul Burano, per cui l’alveo di questo essendosi alquanto rialzato diminuì la pendenza e la chiamata del Bosso; il quale non potendo più smaltire prontamente le impetuose piene, si diede a vagare nella stretta valle superiore al ponte, con pregiudizio anche della strada Flaminia della quale, or son due anni, rovesciò un alto muro di sostegno che a grande stento venne testè ricostrutto. Il ponte Manlio, per la smisurata dimensione dei massi di cui è nella maggior parte composto, per la sua perfetta conservazione, per le sue ali e muri andatori che l’accompagnano, è uno de’ più maravigliosi; e Palladio ne fa menzione con queste parole: … “e sopra il Metauro (è sbagliato il nome del fiume, ma ciò non conta) nell’Umbria a Cagli se ne vede un altro (ponte) di opera rustica similmente con alcuni contrafforti nelle ripe che sostengono la strada e lo fanno fortissimo.” Esso è ad un solo arco semicircolare del diametro di m. 11,66 i cui cunei in numero di ventuno perfettamente tagliati e posti a secco, hanno l’altezza di m. 1,30 coll’estradosso concentrico all’intradosso, fuori che due cunei laterali alla chiave, i quali sono più alti degli altri. Le pietre di questo colossale manufatto, sono del solito breccione delle Foci (1) ossia pietra grigna, ciascuna di volume non minore di un metro cubo, e combaciantisi con tanta esattezza tra loro, da non poter essere superata. Al dissopra dell’arco ricorre un’alta fascia sporgente dalla fronte del ponte metri 0,25 sulla quale riposa il parapetto che ha la grossezza di metri 1,50 e l’altezza di metri 1,70: però è da notare che la strada ora scorre direttamente sull’estradosso dell’arco; mentre in antico su di questo, doveva esservi il selciato non meno alto di centimetri quaranta. Porto opinione che questo ponte appartenga al primo secolo di Cristo, perché il genere di quella costruzione è proprio dell’epoca romana; e penso ancora che esso tenga luogo d’un altro ponte a due luci, simile a quello attraverso il fosso della Scheggia costrutto di grossi lastroni: rovinato poi il primo ponte dalla furia del torrente, sia stato ricostrutto nella forma attuale conservando del precedente la parte rimasta illesa, come tuttora si vede nelle fiancate a valle. E’ voce generale che il detto ponte, formi un circolo perfetto ossia un anello, di modo che sotto l’alveo esista un arco rovescio, come vi è un arco retto al dissopra. Il lodato Cav. Mochi, nella sua storia di Cagli, assicura d’aver fatto esaminare il ponte da gente esperta, operando uno scavo nell’alveo; e dice d’aver avuta l’assicurazione che sta realmente in fatto quello che la pubblica voce afferma. Né di ciò è a maravigliare, sapendosi che talora i romani, costrussero altri ponti in siffatta guisa per renderli eterni: e invero dopo tanti secoli e tante vicende di guerre e di terremoti, uno de’ quali nel 3 Giugno 1781 rovinò gran parte della Città di Cagli, quel manufatto dura pressocché inalterato; e se mostra qualche lesione, è più presto opera degli uomini che del tempo, al quale potrà resistere incolume altri duemila anni; cosa che certo non può presumersi delle opere nostre fatte pur con tanta superbia di sapienza, di molte delle quali, i posteri non lontani, troveranno appena la traccia. Questo ponte è denominato Manlio per la mala lettura d’un iscrizione che stava sul parapetto a destra, della quale più non rimane vestigio, e che al dire del Bricchi, dava notizia avere M. Allio Tiranno Prefetto delle strade, restaurata quell’opera. In che consistesse quel restauro, non saprei dire; certo è come già si accennò, che in quel manufatto sono due diverse maniere di costruzione; e se una di queste due rappresenta il restauro di Allio, non può essere che quella formata di massi smisurati. V’è chi dubita della autenticità di quella iscrizione: però non può negarsi che la famiglia Tiranni non fosse antichissima in Cagli, ed anzi l’ultimo rampollo cessò di vivere soltanto sul declinare dello scorso secolo: sicché non è improbabile che qualcuno della stessa famiglia, fosse investito dell’ufficio suaccennato. Poco inferiormente al ponte Manlio, ve n’è un altro minore costrutto collo stesso sistema di pietre colossali, fatto pure a semicircolo col diametro di m.13,40: l’arco è formato da nove cunei alti metri 0,90 coll’estradosso concentrico all’introdosso. Tra i due ponti, esiste un muro di sostegno della strada formato coi soliti massi squadrati di breccia, e munito di quei robusti contrafforti accennati da Palladio. Questo ponte da secoli non riceve più nessun’acqua, essendosi forse ad arte, alterato il corso del fosso pel quale esso era stato costruito.”

Per approfondimenti maggiori:
www.lavalledelmetauro.it
www.comune.cagli.ps.it

 

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