Ponte della Maddalena detto anche “del Diavolo” – Borgo a Mozzano (LU)

E’ a ridosso della strada statale che conduce nell’alta Garfagnana, ed è una delle più belle opere di ingegneria medievale sulla via Francigena.

 

Cenni Storici

Capolavoro dell’ingegneria medievale.
Il Ponte del Diavolo domina il fiume Serchio con la sua maestosa presenza che da sempre evoca fantasie miti e leggende.
Probabilmente voluto dalla Contessa Matilde di Canossa nell’XI secolo, il ponte fu costruito per consentire ai viandanti e ai pellegrini di raggiungere Lucca per poi congiungersi alla via Francigena e proseguire fino a Roma.
Nel Medioevo infatti la Valle del Serchio e la Garfagnana rappresentavano un passaggio strategico per la circolazione di merci, uomini e idee verso il Nord Italia ed il Nord Europa.
Nel XIII secolo il ponte fu fatto restaurare da Castruccio Castracani.
Del ponte si parla in una novella di Giovanni Sercambi del XIV secolo.
Nel 1500 prese il nome di Ponte della Maddalena da un oratorio dedicato alla santa che si trovava ai piedi del ponte sulla sponda sinistra.
La statua della Maddalena, pregevole opera attribuita ai Della Robbia, si trova attualmente nella chiesa di San Jacopo a Borgo a Mozzano.
Il Consiglio generale della Repubblica di Lucca nel 1670 proibiva con decreto di passarvi sopra con “ceppi” e macine di mulino con l’intento di preservare il ponte nella sua integrità.
Nel 1836 il ponte subì gravi danni per una piena e nei primi anni del 1900 per far posto alla ferrovia fu aperto un nuovo arco sulla parte destra del ponte che modificò notevolmente la sua architettura originale.
Durante la seconda guerra mondiale il Ponte del Diavolo fu minato dai nazisti, ormai pronti ad abbandonare le fortificazioni della linea Gotica costruite su tutto il territorio comunale, ma fortunatamente la sua distruzione fu evitata.
E’ difficile risalire alle motivazioni di questa scelta presa dagli alti comandi tedeschi, probabilmente non venne ritenuto idoneo al transito dei mezzi militari e per questo graziato.
L’aspetto del ponte è quello medievale classico a “schiena d’asino”, con la differenza, che qui diventa caratteristica unica, che le sue arcate sono asimmetriche e quella centrale è talmente alta e ampia che la sua solidità sembra una sfida alla legge di gravità.
Il ponte percorribile a piedi, misura metri 93,10 di lunghezza mentre l’altezza dell’arco maggiore è di 18,50 metri.
 

La Leggenda

Il sinistro nome di Ponte del Diavolo è dovuto a una leggenda di cui esistono varie versioni.
La più nota è quella che ci rimanda alla sua costruzione, si narra che il compito di edificare il ponte sia stato affidato a S. Giuliano l’Ospitaliere.
L’opera si rivelò fin dall’inizio di difficile realizzazione.
Il capomastro incaricato dell’opera, resosi conto che non avrebbe completato il lavoro per la scadenza prevista, era sprofondato nella disperazione ma una sera, mentre sedeva da solo sulla sponda del Serchio, pensando al disonore che gli sarebbe derivato per non aver terminato il ponte in tempo utile, gli apparve il diavolo, che gli propose di stipulare un patto. Il maligno avrebbe terminato il ponte in una sola notte, ma ad una condizione: avrebbe preso l’anima di colui che avesse attraversato il ponte per primo.
Il patto fu siglato: in una sola notte il diavolo con la sua forca sollevò la grande campata del ponte.
Il costruttore, pieno di rimorso, andò a confessarsi da un religioso, che gli disse di rispettare il patto, ma di far attraversare per primo il ponte ad un maiale.

Il giorno successivo il capomastro impedì l’accesso, alle persone e fece attraversare il ponte per primo alla bestia.
La leggenda vuole che il diavolo inferocito per la beffa, si sia gettato giù dal ponte nelle acque del Serchio.
 

La Via Francigena

Tra l’VIII e il XIV secolo la Via Francigena segnò profondamente la storia dei territori della Toscana dando forma e corpo alle aree con le quali si relazionava.
Fin dalla sua origine la Via, voluta dai Longobardi al fine di raccordare il Regno di Pavia ai Ducati di Lucca e Benevento, si strutturò nelle valli della Toscana Centrale, evitando i territori controllati dai Bizantini, determinando una profonda trasformazione dell’assetto territoriale e viario.
In epoca carolingia divenne il principale collegamento viario, economico e culturale tra la penisola e l’Oltralpe e l’asse portante del Sacro Romano Impero.
Da allora fu percorsa da numerosi pellegrini che si dirigevano a Roma, centro della cristianità in Europa, ma anche da Re, principi e Dignitari ecclesiastici che del loro viaggio lasciarono preziose testimonianze.
Di queste la più nota è quella dell’Arcivescovo di Canterbury Sigeric che, di ritorno dal suo viaggio a Roma tra il 990 ed il 994, documenta dettagliatamente i luoghi di sosta lungo la Via.
Attraverso la Via Francigena si diffusero idee, innovazioni, modelli culturali ed influenze artistiche che, entrando in relazione con le realtà delle aree attraversate assunsero specifiche connotazioni locali.
Soprattutto negli edifici religiosi si ritrovano elementi costruttivi e simbolici tipici del pellegrinaggio, come i portali gemini o il labirinto, rappresentazione del cammino verso Dio, e caratteri provenienti dall’architettura romanica d’Oltralpe mediata, nelle forme e nei modelli, dalle espressioni locali come quella pisana, lucchese o ‘volterrana.
La storia della Via rimanda al Medioevo in Toscana non solo come percorso della memoria, ma come chiave interpretativa attraverso la quale rileggere il territorio, la sua organizzazione, le sue peculiarità ed identità.
Il ruolo della Via Francigena è stato quello di esaltare le specificità locali in un quadro europeo; alcune aree, come quelle di confine, per la lunga permanenza del feudalesimo furono caratterizzate dalla presenza di numerose strutture fortificate, di cui rimangono preziose testimonianze; altre si distinsero per lo sviluppo degli scambi economici, delle attività finanziarie e manifatturiere svolgendo un ruolo di assoluto rilievo nei mercati tra Oriente e Occidente, tra Alessandria d’Egitto e le fiere della Champagne.
La nascita della Via valorizzò alcune città di antica fondazione come Lucca e Siena e determinò la fioritura di insediamenti come San Miniato, San Gimignano, Colle Valdelsa o Pescia, piccole realtà urbane protagoniste nel Medioevo dell’economia europea.
 

Bibliografia

Cartellonistica sul posto
 

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