Ponte del Toro – Papigno (TR)

A differenza di quanto si possa immaginare il ponte non serviva per il passaggio di persone, ma consentiva all’acqua di un emissario del Velino proveniente della bonifica delle Marmore di scavalcare il fiume sottostante.

 

Cenni Storici

Il manufatto, chiamato dai residenti anche “Ponte Naturale“, è ubicato sulla sinistra del Nera nelle vicinanze della cascata in prossimità della strada comunale, prima del nucleo abitato di vocabolo Toro, non è un ponte stradale ma un canale scolmatore, con relativi muri laterali di contenimento delle acque.
Il ponte è quindi un’opera idraulica di età romana attribuibile all’età dell’Imperatore Ottaviano Augusto da riconnettersi al sistema di drenaggio delle acque dal pianoro delle Marmore, messo a punto in età romana, qualche secolo dopo i lavori di ingegneria idraulica promossi dal console Curio Dentato, conquistatore della Sabina, nel III sec a.C. connessi alle opere di bonifica del pianoro delle Marmore e all’opera della Cascata, che qui vogliamo ricordare non è un paesaggio naturale ma effetto della deviazione del Velino che attraverso il taglio di Marmore ed il salto si congiunge con il Nera.
La denominazione del monumento deriva dal toponimo del luogo in cui si trova: “Toro” nella toponomastica significa sporgenza, rialzo o terrazzamento coltivato, dal latino torus=collina in riferimento alla geomorfologia del luogo.
Gli studi condotti durante i recenti lavori di restauro dalla Università Sapienza di Roma e dalla Soprintendenza Archeologica dell’Umbria hanno datato il ponte tra I secolo a.C. – I sec. d.C., ma ci sono degli studiosi (Gisa Giani) che affermano che il ponte costruito con grossi blocchi regolari deve considerarsi di epoca molto anteriore al taglio della Cascata, e per questo rappresenta il più antico manufatto della Conca ternana; il ponte, quindi, risulta essere composto da una base molto più antica rispetto alla parte superiore, aggiunta successivamente, probabilmente per operazioni di restauro.
Forse l’opera e riferibile ad antiche popolazioni che si insediarono nella Valle del Nera.
Sotto l’arcata passava un canale emissario del Velino proveniente dal Piano delle Marmore.
Il ponte fu rinvenuto nel 1819 sotto le incrostazioni calcaree del Velino, dall’Ing. Giuseppe Riccardi mentre cercava un nuovo incile sul fiume Nera per il canale Cervino; fu lo stesso che lo riportò in luce dopo averlo liberato dalle tartarazioni.
Sotto il ponte del Toro ci sono resti della presa del Canale Cervino, oggi dismessa, realizzata dallo stesso Riccardi nel 1819, in sostituzione di quella precedente danneggiata da una frana.
L’opera ha subito dei lavori di restauro promossi dall’associazione pubblico-privata “Archeomarmore” tra Comune di Terni – Icsim – Actl Coop. Sociale, con la supervisione e la consulenza della Soprintendenza archeologia dell’Umbria e la collaborazione del dipartimento di Scienze dell’antichità della Sapienza Università di Roma e l’inaugurazione del completamento dell’intervento con la presenza dell’allora Sindaco Leopoldo di Girolamo si è svolta il 17/10/2015.
 

Aspetto

Il ponte è raggiungibile a piedi attraverso un modesto percorso strutturato a ridosso di un parcheggio.
Ha una lunghezza di circa metri 20; l’arcata è composta da 10 cunei regolari.
E’ situato sulla riva sinistra del Nera ma in posizione obliqua rispetto al letto del fiume che in età romana doveva avere un diverso tracciato.
 

Museo diffuso dei Plenaristi

Il ponte del Toro ed in particolare Papigno, i suoi boschi e la stratta valle del Nera sono oggetto del progetto di Museo diffuso, un itinerario articolato in diverse sezioni, che si sviluppa lungo la valle del fiume Nera alla scoperta dei luoghi dove dipinsero i plenaristi; si tratta di artisti francesi, inglesi, tedeschi e scandinavi che tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800 vennero in Italia per completare la propria formazione e conoscere dal vivo i luoghi del mito e della storia: le rovine dell’antica Roma, l’arte dei grandi Maestri.
Giunti nel nostro paese gli artisti, affascinati dalla straordinaria bellezza dei luoghi, dalla varietà della natura e dalla luce mediterranea, uscirono dai loro atelier per dipingere dal vero, “en plein air“, da qui il nome.
Si realizzava così, per la prima volta nella storia della pittura, una nuova maniera di rappresentare il paesaggio.
L’idea fondante del Museo Diffuso dei Plenaristi (MDP) è quella di rievocare e mostrare i dipinti dei pittori en plein air, attraverso riproduzioni fotografiche collocate nei luoghi salienti della valle ternana, esattamente dove gli artisti li realizzarono due secoli fa.
L’intento è ricostituire “in loco“, almeno in parte, il grande patrimonio di opere attualmente disperso in numerose collezioni private e in circa 70 musei di tutto il mondo.
Visitando il ponte del Toro il visitatore potrà rivivere l’emozione provata dagli artisti.
In molti punti infatti il paesaggio è rimasto intatto e mantiene ancora tutta la suggestione e la magia di quell’epoca.
 

Nota di ringraziamento

Ringrazio l’amico Emanuele Pascolini di Papigno che in questo momento difficile ha fatto le foto al posto mio.
 

Fonti documentative

Cartellonistica in loco

http://www.plenaristi.it/itinerario/

http://www.plenaristi.beniculturali.it/index.php?it/23/opere

https://turismo.comune.terni.it/it/content/il-ponte-del-toro#

 

Mappa

Link coordinate: 42.553750 12.705663

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