Polo Museale – Pinacoteca Civica – Montone (PG)

Cenni Storici

Inaugurata nel 1995, al primo piano dell’ex convento ha oggi sede la pinacoteca comunale. Gli annessi spazi conventuali sono stati destinati all’esposizione di dipinti, sculture e suppellettili provenienti dalle diverse chiese del territorio comunale. Tra le opere di maggior pregio vi sono: il gruppo ligneo di Deposizione proveniente dall’antica pieve di San Gregorio Magno fuori le mura, la Madonna della Misericordia dipinta da Bartolomeo Caporali, gli alberi genealogici della famiglia Fortebracci e l’Annunciazione di scuola signorellesca.

Gli alberi genealogici

Albero genealogico
I due alberi genealogici datati inizio del XVIII sec, rappresentano la genealogia della famiglia Fortebracci. Davanti ad un paesaggio che verosimilmente rappresenta il borgo di Montone, si sviluppano i rami dell’albero che ha come capostipite Ugolino con la data 1100. Da costui si dipartono due diramazioni, quella dei Fortebracci e quella dei Giobbi, ramo collaterale della famiglia; ben evidenziato, sul ramo di destra il condottiero e signore Braccio da Montone. I due alberi genealogici identici per contenuto ma non per forma, dimostrano come la discendenza per via della legge salica fosse stabilita solo in linea maschile;

Albero genealogico-particolare
è proprio per questa ragione che sono presenti unicamente nomi maschili ad eccezione di Stella, sorella di Braccio che compare nei due alberi genealogici perché suo figlio, Nicolò riportò dall’Aquila le spoglie del defunto zio Braccio Fortebracci. Gli alberi sono inoltre due in quanto uno era collocato nell’ultima residenza dei Fortebracci e l’altro nella sala consiliare del municipio di Montone.

Caporali Madonna della Misericordia
La tela, opera di Bartolomeo Caporali realizzata su committenza del Convento dei Francescani, è datata 1482, ed era collocata nell’altare di destra della Chiesa di San Francesco. Senza dubbio è l’opera pittorica più rilevante della raccolta e rappresenta la sintesi perfetta tra i canoni pittorici toscani e quelli tipicamente umbri, unendo l’uso del fondo-oro con le rappresentazioni paesaggistiche tipiche dei gonfaloni umbri. Si tratta di un classico gonfalone contro la peste, che rientra nel genere di quelli realizzati nel XV secolo, in Umbria e in particolare in ambito perugino, per invocare il soccorso divino in caso di calamità e malattie. La Vergine della Misericordia protegge infatti i fedeli con il proprio mantello dalle frecce che simboleggiano le sciagure scagliate da Cristo giudice, nella terra; uno scheletro con la falce, immagine della morte, allude agli effetti nefasti della peste. Oltre ai santi Sebastiano(protettore antipeste), Francesco (santo a cui è intitolata la chiesa) e Biagio (protettore della gola e dei cardatori di lana), rappresentati a sinistra, e Nicola (protettore dell’ordine francescano, mercanti e commercianti) Bernardino (santo francescano importante assieme a sant’Antonio da Padova, nonché degli ammalati ai polmoni). Rappresentati a destra, compaiono il Battista, in veste di protettore del comune di Montone, San Gregorio, cui è dedicata la pieve, e Antonio di Padova, il santo taumaturgo dei Francescani. Nella realistica rappresentazione della città in basso, sono evidenti la chiesa di San Francesco e la rocca di Braccio di cui è l’unico documento storico prima della sua distruzione fatta operare da Papa Sisto IV nel 1478.

Annunciazione e i santi Fedele e Lazzaro
Segue l’Annunciazione con i santi Fedele e Lazzaro, opera su tavola datata 1532 che rispecchia una delle varianti della cultura tardo-raffaellesca in Umbria. Il dipinto venne realizzato dal cortonese Tommaso Bernabei detto il Papacello, allievo e discepolo di Luca Signorelli, in collaborazione con Vittore Cirelli, pittore di probabili origini montonesi. L’opera, un dipinto ad olio su tavola, raffigura l’Annunciazione tra i santi Fedele e Lazzaro; il primo soggetto è raffigurato con la mitria e con il pastorale vescovile, mentre san Lazzaro tiene in mano il martelletto usato dai lebbrosi per avvisare della loro presenza. Il santo, infatti, assieme a san Rocco, è il protettore dal terribile flagello della peste. L’opera proviene dalla chiesa di San Fedele.

Altre opere
Vittore Cirelli è l’autore dell’Immacolata Concezione con profeti e sibille, opera attribuita fino a pochi anni fa ad un altro pittore, infatti, solo ultimamente, per mezzo della riflettografia a raggi infrarossi, si è letta con certezza la firma del Cirelli. In successione è invece collocata un’opera di autore umbro ignoto, raffigurante una Vergine Assunta con Bambino tra sante (riconoscibili dai loro attributi iconografici: Maddalena, Margherita di Antiochia e Caterina d’Alessandria) ed un abate benedettino. Sul lato sinistro della sala sono inoltre ubicate due tele; la prima del XVII sec. raffigurante San Carlo Borromeo del XVII sec. circa, la seconda opera a seguire è databile attorno al XVII sec e rappresenta la Deposizione dalla Croce; quest’ultimo dipinto richiama il manierismo, il michelangiolismo e in particolare la scuola veneta di Jacopo Palma il Giovane.

Gruppo ligneo di Deposizione dalla Croce
Al centro della prima sala è possibile ammirare il Gruppo ligneo di Deposizione dalla Croce, proveniente dalla Pieve di San Gregorio, datato 1260-1270; i gruppi lignei di deposizione, costituiscono uno dei soggetti più interessanti del patrimonio artistico tardomedievale di arte sacra. La presenza di tali deposti è peculiare da regione a regione; di essi ne sussiste un numero assai limitato di esemplari, alcuni dei quali di altissima qualità formale, conservati perlopiù nell’Italia centrale o comunque provenienti dall’Umbria, Marche, Toscana e Lazio. Il gruppo di deposizione di Montone può essere considerato la più recente acquisizione scientifica, nel campo della conoscenza dei tali gruppi lignei. Solo il recentissimo restauro ha rivelato la sua vera identità di deposizione, mentre in passato (a partire dalla prima metà del XVI sec.) è stato identificato come rappresentazione della crocifissione. Prima dell’ultimo e chiarificatore restauro, il gruppo era conservato all’interno di un armadio ligneo dorato con sportelli, sull’altare maggiore della pieve di San Gregorio Magno, la chiesa più antica fuori le mura di Montone. Le iscrizioni sull’altare indicano la data 1539, forse proprio a quest’anno è da riferirsi la riduzione del gruppo ligneo dalle originarie cinque figure a tre e la riqualificazione dello stesso da deposizione in crocifissione. L’esposizione di questi gruppi, scenicamente composti, avveniva solitamente il Venerdì Santo; queste figure avevano una funzione drammaturgica nello svolgimento delle Sacre Rappresentazioni della Passione di Cristo. Spesso la drammatizzazione era vivacizzata dalla lettura della Lauda che narrava attraverso il racconto tratto dai Vangeli apocrifi o sinottici, la Passione e morte di Cristo. Il gruppo di deposizione era composto solitamente da cinque figure, il Cristo, la Madonna, San Giovanni apostolo, Nicodemo e San Giuseppe d’Arimatea anche se il numero poteva variare. Tali gruppi ebbero una fortuna iconografico – religiosa limitata nel tempo. Questo fatto fu conseguenza dell’affermazione del Luteranesimo, della Riforma e dei canoni del Concilio di Trento nel 1548 che imposero forme più severe di manifestazione religiosa, a tal punto che i gruppi di deposizione subirono sorti differenti; in alcuni casi furono smembrati, in molti casi bruciati o in altri il Cristo venne mutato in Crocifisso e la Vergine in Addolorata. Spesso le figure di tali deposti vennero persino collocate ciascuna in un proprio personale altare. Forse il gruppo ligneo di Montone si salvò proprio perché venne ricomposto come crocifissione e adattato in questo modo alle nuove esigenze dogmatiche emerse dal Concilio di Trento. Il recente restauro ha inoltre riportato alla luce le originali posture e le parti di cromie, come gli incarnati e la meccatura dell’abito della Vergine, dopo la rimozione di quelle applicate nel Cinquecento; in questo modo è stata restituita autenticità ad un così un alto ed importante esempio di scultura lignea Umbra del XIII sec.

Paramenti sacri
Nella parte del convento che costeggia la parete interna della chiesa e da cui ci si affaccia attraverso monofore al suo interno, vengono conservati i paramenti sacri provenienti dalle chiese del borgo: indumenti liturgici, ornamenti sacerdotali, calici, ostensori di varia foggia.

Nella teca in fondo alla sala è possibile ammirare un Piviale in Gros broccato in seta decorato da galloni, eseguito a telaio in seta gialla nel XVII sec. Il decoro del piviale è costituito da racemi fogliati con tulipani e roselline. Nella teca successiva è conservata una Pianeta in velluto cesellato e laminato in seta ed argento della metà del XVII sec. La particolarità del paramento consiste nella presenza di un frammento databile nel XV sec. di notevolissimo pregio e molto affine ad un altro tessuto conservato a Firenze presso il museo del Bargello. Nella sala successiva, sono esposti tre stupendi esemplari di Telo Umbro databili XV, XVI e XVII sec.

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Per approfondimenti maggiori: www.comunemontone.it

 

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