Poggio Morico e chiesa di San Giovanni Battista – Valfabbrica (PG)
Cenni Storici
Il nome di Morico lo troviamo già nel 1066, quale figlio di Guido, e che fa da testimonio in una donazione fatta da certo Goffredo di Aldebrando alla badia di Campolongo.
Non sappiamo se l’edificazione del Poggio sia opera o proprietà di Morico o dei suoi discendenti, il nome del castello, inizialmente, è stato “Poggio dei figli di Morico” e potrebbe darsi che un suo lontano nipote sia quel cittadino assisano che fosse anche console della Città nel 1212.
Figli di Morico sono: Boninsegna, Bernardo, Offreduccio; un altro Offreduccio col fratello Monaldo ed il padre Boninsegna sono, nel 1233, cavalieri cittadini.
Sembra che i castelli di Poggio Morico e Monte Luciano, fossero stati distrutti dal vicino bellicoso signore di Casacastalda, Monaldo, in contrasto coi figli di Morico, proprietari dei due castelli, sicuramente anche di Poggio Bucajone.
Un certo Vagnolo di Morico è tra i discendenti di Morico ed è sepolto in S. Francesco.
Pare che l’ultimo discendente di Morico sia stato un certo “Francesco di Cristofano del Conte“, abile mercante di drappi e stoffe forse morto nel sec. XV e che con lui si sia estinta la famiglia dei “nobili” Morici.
Nel tredicesimo secolo costituiva una balìa “bailia filiorum Morici” e nel 1232 contava 57 famiglie e questo ci conferma che i colli, una volta, fossero abitati più della pianura; nel sec. XVI conta 30 famiglie.
Il Poggio dei figli di Morico è stato sempre fedele ad Assisi, ed Assisi lo ha difeso come, ad esempio, nel 1380, allorché rinforzò il castello per mezzo di Bartoletto di Techia di Assisi per paura di Carlo di Durazzo, stanziato a Torchiagina al servizio di Perugia.
Questo fu tra i castelli più danneggiati nel 1497 da parte dei Baglioni, contro Assisi.
Nel 1497, il castello è messo a soqquadro dai Perugini vincitori di Assisi e, insieme a questo vengono devastati Santa Tecla, Sterpeto e Poggio Bucajone.
Nello stesso 1497 anche il Poggio, insieme ai castelli di Pieve S. Nicolò, Valfabbrica, Bucajone e Porziano, ha firmato la pace per le fazioni assisane; Assisi lo ha figurato nel suo palazzo comunale e gli fa pagare la tassa del Perdono, per il 1469, in 8 libbre di denari.
Fra gli atti d’archivio si ricorda che nel 1342 Petruccio di Galluria lascia beni al parroco Gennaro, e 20 soldi per la cera alla Confraternita locale dei Disciplinati; nel 1507 risultano a Poggio Morico beni dell’abbazia di Valfabbrica, presi in enfiteusi da certo Matteo di Biagio.
In un atto di legittimazione di due figli del 1514 si scopre che Poggio Morico è anche detto “Poggio di Sopra” o “Superiore” e in altro atto troviamo che il Sacro Convento vi possiede molti beni.
Nel 1616 certo Marcuccio di Belardino da Poggio Morico è detentore di un prestito di 25 fiorini, da parte di don Giorgio Bottani che li assegnerà per testamento, al monastero di S. Lucia in Casacastalda di cui è pievano.
Nel 1730 Poggio Morico è tra i castelli del contado assisano, è restato nella giurisdizione comunale di Assisi fino al 1929, anno in cui è entrato a far parte del territorio di Valfabbrica.
Aspetto
Attualmente dell’antico castello resta ben poco, ma qualche cosa esiste; il mastio trasformato in civile abitazione per la vacanza settimanale dei proprietari, alcuni muri, torri dimezzate, e vestigia della chiesa o monastero di S. Lucia, due abitazioni riattate, poi abbandonate nei pressi della chiesa.
Nel perimetro del castello c’è l’antica chiesa, forse originale fin dal tempo dei Morici, dedicata a S. Giovanni Battista, in buono stato, con qualche affresco.
Nota di curiosità
Secondo le affermazioni di Marcello Betti e Giovanni Zavarella comparse in un servizio del periodico assisate “Il Rubino“, pare che gli ascendenti di San Francesco siano originari di Poggio Morico; infatti il nome completo di Francesco d’Assisi era “Giovanni Francesco di Bernardone de’ Moricone“, cognome della famiglia del padre, almeno, così fu battezzato, per cui, secondo il Betti, gli avi di Francesco d’Assisi potrebbero provenire proprio da Poggio Morico, come sosterrebbe il cognome paterno.
Come precedentemente detto il nome del castello sarebbe “Poggio dei figli di Morico” e da costui sarebbero discesi Boninsegna, Bernardo e Offreduccio.
Un membro della famiglia Morici seguì la predicazione di Francesco: perché non pensare che potesse essere anche un suo parente?
Tra l’altro, l’ultimo discendente di Morico pare sia stato un certo “Francesco di Cristofano del Conte“, abile mercante di drappi e stoffe e che pare sia morto nel sec. XV e che con lui si sia estinta la famiglia dei “nobili” Morici, quindi esercitava l’arte della mercanzia di stoffe come da tradizione di famiglia (ricordiamo che il padre di San Francesco era un ricco mercante di stoffe di Assisi).
Chiesa di San Giovanni Battista
La chiesa sorge nella parte più alta della minuscola cinta muraria dell’antico castello, a questa chiesa Pio VII concesse varie indulgenze nel 1818; negli ultimi anni vi si è compiuta la trasformazione dell’altare e poco altro.
Questa chiesa a metà del secolo XV la ritroviamo fra quelle dipendenti dall’abbazia di San Nicolò di Campolongo posseduta dai francescani su concessione di Sisto IV con una bolla del 25 agosto 1476.
Dagli inventari delle parrocchie di montagna appartenute al Sacro Convento si ha notizia di una statua lignea di una Madonna, che si trovava ancora nel settembre 1705 nella chiesa di San Giovanni Battista del Poggio di Sopra di cui si sono perse le tracce.
Durante la Visita Apostolica di Mons. Camajani nel I573, alla chiesa del Poggio Morico, annota la presenza di 32 famiglie ed una chiesa in pessime condizioni, tanto pessime, che la gente è costretta, per la Messa, a recarsi presso la chiesa del Gualdo, che è lontano e scomoda, vi trova le Confraternite del Sacramento e dell’Immacolata, ma così esigue di numero, che ne auspica l’unione; in tale occasione afferma la dipendenza da Campolongo di questa e delle cure di Paradiso, Porziano e Pieve San Nicolò.
Nella Visita del vescovo Rondanini, nel 1666, si riscontra che esistono nella chiesa parrocchiale obblighi di Messe fin dal 1612 come da Atto del notaio Manni di Casacastalda e le anime presenti sono 89.
Nella Visita del vescovo Palmerini del 1717 si trova vi è il fonte battesimale ma la chiesa e le suppellettili sono in tale disordine che lo stesso vescovo decide, su due piedi, di trasferire in Assisi il Parroco.
Nel 1805 durante la Visita di Mons. Giampè nel paese si contano ben 140 anime.
Come già accadeva negli ultimi anni del sec. XV dove si pagano compensi ai Cappellani delle Cure, nel 1821 i parroci tenutari della chiesa ricevevano un compenso che consisteva in una congrua di scudi 4,41 e per il mese di febbraio comprendente anche la legna; a maggio dello stesso anno, la congrua è pagata pei mesi di marzo, aprile e maggio con scudi 14,49.
Nel 1840 si nota un aumento di congrua che per il parroco di Poggio Morico sale a 70 scudi all’anno, in questo caso l’aumento è determinato dalla posizione delle Cure più remote e scomode (Porziano e Poggio Morico).
A ridosso della data di demaniazione (1862), le chiese di montagna dipendenti dal Sacro Convento erano ancora quattro: San Giovanni Battista di Pieve San Niccolò, San Pietro di Paradiso, San Lorenzo di Porziano e San Giovanni Battista di Poggio Morico.
La chiesa è stata interessata dal terremoto del 1997 ed è rimasta inagibile per diversi anni, durante i lavori di restauro sotto l’altare sono venuti alla luce antichi muri di un edificio romano ora visibili attraverso un vetro alla base dell’altare.
La chiesa consolidata è stata recentemente restituita al culto.
Aspetto esterno
La chiesa è inglobata in un agglomerato edilizio intrinseco all’antica fortificazione; la porta d’ingresso è posizionata sotto un arco che congiunge la chiesa all’antica canonica, il campanile a vela è in asse con quella che doveva essere la facciata.
Interno
L’interno è a navata unica con tetto a capanna; entrando a destra in controfacciata troviamo un’acquasantiera a muro in pietra ed accanto un resto di affresco con Sant’Antonio abate con saio bianco, scalzo e con il fuoco nella mano sinistra.
Nella parete destra un’immagine abbastanza deteriorata di Santa Caterina d’Alessandria con la ruota del martirio che fa da contorno ad una nicchia con la colomba nell’arcata superiore e che doveva contenere il fonte battesimale.
Sopra l’arco sterno della nicchia un angelo e a seguire un San Sebastiano alla colonna con sotto una dedica quasi illeggibile con una data 1520.
Interrompe la parete una finestra e subito dopo due immagine di Santi barbuti con didascalia illeggibile forse San Benedetto e San Gregorio Magno.
Una nicchia con una Madonna precede il presbiterio rialzato di un gradino dove troviamo una mensa d’altare adagiata su un enorme ceppo di olivo e a destra e sinistra di esso troviamo due statue di San Francesco e Santa Chiara; nella parete d’altare due finestre illuminano la navata, in mezzo una grossa tela con San Giovanni Battista titolare della chiesa.
Scendendo nella parete di sinistra c’è una porta che immette nel piazzale esterno e andando verso la controfacciata si trova un’altra serie di affreschi malconci con due Santi intercalati dal committente; il primo è San Giovanni Battista ed il secondo è San Rocco.
In controfacciata a destra un Santo non riconoscibile con un libro nella mano sinistra.
Fonti documentative
Vittorio Falcinelli – Per Ville e Castelli di Assisi – 1982
Vittorio Falcinelli – Badia S. Nicolò di Campolongo – 1973
Accademia Properziana del Subasio – Porziano scoprire terre e Storie – 2018
https://www.perugiatoday.it/cronaca/studio-san-francesco-giovanni-zavarella.html