Pitinum Pisaurense – Macerara Feltria (PU)
Cenni Storici
Su questo colle, alla confluenza ira il fosso Cacciarvello e il torrente Apsa, le cui acque finiscono poi nel Foglia (antico Pisauntm), sorgeva Pilinum Pisaurense, già al tempo di Augusto e probabilmente sin dal 49 a. C. uno dei municipia romani dell’ex ager Gallicus, ma ricordato per la prima volta solo nel 77 d. C. da Plinio il Vecchio, anche se attraverso una variante un po’ insolita del nome dei suoi abitanti (Pilutani Pisueries invece che Pitinates Pisaurenses). Il primo elemento del nome antico del sito significa probabilmente “pineta”; il secondo fa riferimento all’inclusione nel bacino del Foglia. Alla sommità del colle, quasi su una naturale seppur modesta acropoli, sta ora la medievale Chiesa di San Cassiano in Pitino, che con questa significativa denominazione fu sede di un’importante pieve, impiantata prima del mille forse sotto l’influsso della potente chiesa ravennate. Il riconoscimento del sito archeologico, abbandonato dai suoi abitanti attorno al VI-VII secolo e, quindi, riconquistato dal bosco, risale alle soglie dell’età moderna (secolo XV), quando per primo ne trascrisse un’antica iscrizione l’umanista Lorenzo Bevilacqua (Laurentius Abstemius), nativo della vicina Macerara Feltria, ormai il più importante castello della zona.
E’ questa la vera zona archeologica, il luogo dove sono stati posti alla luce resti dell’atica città romana. Mura grandi e robuste, cocci, frammenti di ceramica monocroma rossa, numerosissimi mosaici, monete ecc… fanno pensare alla probabile presenza di antiche Terme con i suoi acquedotti, i suoi tepidari, i suoi scarichi. A fianco alla Pieve, grazie anche al lavoro dei volontari, si è ritrovata e ricostruita un’antica strada romana che è possibile visitare.