Piramide di Bomarzo – Bomarzo (VT)
Cenni Storici
Il monumento è situato nella Valle del Tacchiolo, in prossimità dell’abitato di Bomarzo, nei pressi dei confini con il Comune di Soriano nel Cimino, tra i boschi della Tuscia.
Le prime notizie della piramide risalgono al 1911, ma poi era ricaduto nel dimenticatoio, sommersa da terra e vegetazione.
È stata riscoperta pochi anni fa da Salvatore Fosci, che l’ha ripulita, prima da solo, poi con la collaborazione di archeologi volontari, con l’obiettivo di studiarla e renderla visitabile; infatti, la scoperta è datata quasi un secolo fa, nel 1911, ma l’archeologia ufficiale non ha mai svolto studi approfonditi e il sito era ormai abbandonato, dimenticato e coperto da vegetazione.
Per raggiungere il suggestivo sito sono utilizzabili diversi itinerari; uno di questi inizia da via del Fossatello, una stradina che si distacca dalla strada provinciale Bomarzese, in direzione del cimitero, lo si supera, lasciandolo sulla sinistra e si prosegue sempre su via del Fossatello, in direzione sud-est, per immettersi sulla strada sterrata, detta delle Rocchette, che ricalca lunghi tratti di un’antica viabilità e costeggia il bordo di una forra, sul fondo della quale scorre un torrente. Proseguendo si incontrano ai lati dei grandi blocchi di tufo che delimitano la strada, si prosegue a piedi fino alla località “Macinara” dove si incrocia un sentiero appena visibile sulla destra, indicato da un segno bianco e rosso tracciato in terra sulla roccia.
Questo percorso arriva, in breve, alla “Tagliata delle Rocchette“, un sentiero in discesa all’interno di una via cava, lungo circa 70 metri e largo 3 metri, dove in alcuni tratti l’altezza della parete sfiora i 20 metri.
È realizzata scavando un enorme masso di peperino distaccatosi in epoca remota dalla rupe che costeggia la vallata tra Bomarzo e Chia.
Quasi alla fine della via cava si trova un grosso masso precipitato dall’alto; oltrepassato l’ostacolo e guardando in alto a sinistra, sul bordo superiore della parete, si legge l’iscrizione: ITER PRIVATVM DVORVM DOMITIORVM (CIL XI 3042), cioè “Strada privata dei due Domizi“.
Continuando a scendere si giunge di fronte all’imponente masso scolpito dall’uomo.
Le lavorazioni sono state finalizzate, probabilmente, alla realizzazione di un edificio per funzioni rituali.
La forma ricorda una piramide, vi si accede tramite una scala di ventisei gradini ben levigati, di larghezza molto variabile, interamente scavata nel masso.
È probabile che la scala sia costituita da un maggior numero di gradini, ancora interrati.
A sinistra della scala, si trovano quattro fori, probabilmente utilizzati come alloggiamenti di strutture lignee.
A destra sono ben visibili dei sistemi di canalizzazione, incisi nella roccia, nicchie, vaschette e una grande gradonata orizzontale che attraversa quasi completamente l’intero complesso monumentale.
Più in alto, ai lati di una seconda scala che conduce alla sommità del masso, sono scavati nel tufo due vani privi di copertura.
Sulla parete di fondo dell’ambiente di sinistra, di forma rettangolare, è stata ricavata una banchina. Anche l’ambiente di destra è di forma rettangolare.
Probabilmente sono più tardi rispetto al resto del complesso, la lavorazione appare meno rifinita.
Si raggiunge la sommità del masso con un’altra gradinata di nove scalini, in cima si trova un incasso di forma trapezoidale con la punta rivolta ad est, sul lato opposto si evidenzia una parete.
Difficile dare un’interpretazione certa per questo singolare monumento, ne sono state fornite molte e alcune decisamente fantasiose, probabilmente il complesso era un altare rupestre di epoca etrusco romana dove si svolgevano cerimonie rituali.
Sul retro del masso si scorge incisa una piccola croce.
Un’altra croce potenziata è scolpita su una roccia dietro alla piramide, in una zona impervia, difficile da individuare.
Nei pressi si trovano altri manufatti di difficile interpretazione.
A poche decine di metri dalla piramide e a ridosso della rupe che costeggia il versante ovest della valle, è stata rinvenuta una caverna naturale utilizzata come abitazione fino al secolo scorso, con all’interno la presenza di frammenti fittili di vasellame databili dall’età Villanoviana, prova di una continuità abitativa del sito.
Proseguendo a salire, dopo poche centinaia di metri si trova un piccolo insediamento rupestre a due piani.
La tramezzatura tra i piani è oggi crollata, ma se ne notano i segni sulle pareti.
Al vano inferiore si nota un sedile che corre per tutta la lunghezza della parete di fondo, entrando a destra si scorge una fossa, forse una sepoltura.
Si accedeva al piano superiore tramite una scalinata esterna.
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
Fonti documentative
https://www.piramide-etrusca.it/articoli/news/salvatore-fosci-la-piramide-di-bomarzo-la-scoperta-della-mia-vita-3-2/
https://www.ilgiornale.it/news/ha-fatto-rinascere-piramide-e-adesso-suo-custode-1628931.html
https://www.academia.edu/39587724/La_Piramide_di_Bomarzo
file:///C:/Users/Utente/Downloads/Rivista_dicembre%202012.pdf
https://www.duepassinelmistero2.com/studi-e-ricerche/archeoastronomia/la-piramide-di-bomarzo/
Nota di ringraziamento
Si ringrazia l’amico Pierluigi Capotondi, preziosa guida al sito.
Si ringrazia l’amico Salvatore Fosci, per le preziose informazioni; a lui il grande merito di aver riscoperto il monumento, ripulito e reso fruibile il luogo.
Specifica
Si precisa ad ogni buon conto che le interpretazioni contenute nel testo sono del suo autore e solo sue qualora si rivelassero errate.