Pieve di Sant’Apollinare – Capodacqua di Assisi (PG)

Questa è la vecchia chiesa di Capodacqua, ora che l’abitato si è spostato a valle si è costruita la nuova chiesa di Santa Maria della Speranza.

 

Cenni Storici

Capodacqua è una frazione del comune d’Assisi ed è posta sule pendici meridionali del Monte Subasio.
Ancora in epoca romana l’area sud-occidentale del Subasio era occupata da un lago: il Lacus Umber, che era ciò che restava dell’antico Lago Tiberino.
Il suo definitivo prosciugamento è avvenuto solo nel secolo scorso, con le ultime bonifiche della pianura, in particolare con la realizzazione dei canali Tabito – Ose.
Il nome del paese deriva dal gran numero di sorgenti che si trovano nella zona.
Nel 1232 troviamo che Capodacqua, con i suoi 40 focolari, era una “bailia”, circoscrizione territoriale del contado di Assisi, con a capo un “Baiulus“.
In epoca medievale alle spalle di Capodacqua sorsero due castelli: quello di Sassorosso, così chiamato dal nome di uno scoglio posto sulle pendici del Monte Subasio e quello di Sasso Palombo, anch’esso abbarbicato ad uno scoglio sul quale erano soliti posarsi i colombi.
Sassorosso, inoltre, era posto su luogo di confine e Federico Barbarossa nel 1160 stabilì che chiunque transitasse in questa zona, dovesse pagare un pedaggio.
Da vari documenti assisani (ecclesiastici e civili) risulta che a Capodacqua esisteva, fin dai tempi antichissimi, una chiesa dedicata a S. Apollinare, di cui, però, non si conosce né l’anno, né l’epoca di erezione.
L’intitolazione al santo martire, che fu primo Vescovo di Ravenna (sec. I-III d.C.), festeggiato il 23 luglio, il cui culto si diffuse in tutta l’area bizantina, autorizza a far supporre l’origine della chiesa intorno al VI secolo, quando la dominazione Bizantina in quest’area favorì la diffusione del culto del santo ravennate.
Un’antica tradizione vuole che reliquie del Santo ravennate fossero conservate anche nella Chiesa di Capodacqua a lui intitolata.
La più antica attestazione di questo agiotoponimo parrebbe essere quella reperibile in un “placito” del giugno 1018, relativo ai beni spettanti al vescovo di Assisi, nel cui elenco troviamo anche una “plebem Sancto Apolenare” (Archivio Capitolare di S.Rufino, Assisi), da identificare quasi certamente con la chiesa di S. Apollinare, della quale sono ancora visibili alcune tracce nell’attuale omonima parrocchiale di Capodacqua di Assisi.
Si fa rilevare che nell’elenco delle chiese del “placito“, la “plebem Sancto Apolenare” è citata “cum omnia suam pertinentiam et cum ipsa curte Sancto Avundo“, chiesa, quest’ultima, che sorgeva sulle pendici del Monte Subasio.
In una bolla di papa Innocenzo III del 1198, indirizzata a Guido, vescovo di Assisi in cui si confermano le proprietà, si menziona una pieve di S. Apollinare “plebem sancti Apollinaris” che altro non sarebbe che quella di Capodacqua.
II titolo di “Pieve” risulta anche dall’elenco delle decime riscosse negli anni 1333 e 1334, allorché la chiesa di S. Apollinare effettuava tre versamenti, il primo di tre soldi e sei denari cortonesi e gli altri due entrambi di tredici soldi e sei denari cortonesi, per il pagamento della decima relativa a quell’anno “plebis de Capodaqua o Capedacha, del plebatu de Capodaqua“.
Da un atto del 1345 ci è tramandato il nome di un antico “pievano” Filippo di Consolo “dompnus Phylippus Consoli plebanus Capudacque“.
Al capitolo dei monaci di S. Benedetto al Subasio, che si tenne in Assisi il 22 marzo 1369, era presente anche fr. Giovanni Pante, pievano della chiesa di S. Apollinare di Capodacqua (fr. lohannes Pante plebanus ecclesie s. Apollinaris Capitisacque): il che sta significare che S. Apollinare era ormai diventata una dipendenza della vicina e famosa abbazia benedettina.
In questi primi secoli la chiesa era officiata dai monaci dell’Abbazia di S. Benedetto al Subasio.
Lo stesso Giovanni Pante, che era di Assisi (Iohannes Pante de Assisio) è ricordato come monaco di S. Benedetto (monacus monsterii s. Benedecti de monte Subaxsio et plebanus plebis Capitisacque) in un atto del 1403.
Ancora don Giovanni Pante o Pancie (lohannes Pancie de Assisio) è menzionato quale “rettore” della chiesa della pieve di Capodacqua del contado di Assisi nell’anno 1407, allocche riceveva 200 fiorini, da lui investiti in società nell’arte della lana.
Rettore di Capodacqua nel 1476 risultava il rev. don Domenico Marcellani di Assisi.
Non si hanno notizie sulla chiesa per resto del sec. XV e per i primi decenni del successivo, quasi certamente perché essa era ormai in decadenza.
Sant’Apollinare non risulta, infatti, tra le parrocchie della diocesi di Assisi “visitate” da mons. Pietro Camaiani nel 1573 perché parrocchia non era e per il fatto che oramai esisteva soltanto come semplice beneficio e “membro” dell’abbazia di S. Benedetto al Subasio.
Ormai anche l’antica struttura era ridotta a macerie.
Da un documento del 1673 si apprende, infatti, che in quei tempi in un campo appartenente all’abbazia di S. Paolo e Benedetto di Assisi (erede dell’ex abbazia di S. Benedetto al Monte Subasio) era “situata una muraglia coperta di frutta ove era già anticamente una chiesa chiamata S. Apollinare, quale è tutta scaricata“.
In una “Notizia e Stato della Chiesa parrocchiale di S. Apollinare di Capo d’Acqua Diocesi e Contado della Serafica Città di Asisi” dell’anno 1674 si legge quanto segue: “Nella Costa di S. Sabino Diocesi e Contado di detta Città di Asisi (sic)…si trova la Chiesa di S. Apollinare di Capo d’Acqua, la quale s’accrebbe alla piccola Cappella (ex pieve, n.d.a.), che era, et è, dalla parte Superiore a detta Chiesa verso Oriente, dove è l’Altare Maggiore con l’Icona nella quale sono dipinte l’Immagini della Beat.ma Vergine Maria, di S. Apollinare e di S. Giuseppe …” (Archivio Vescovile di Assisi).
Sul finire dell’Ottocento scomparvero del tutto anche gli ultimi ruderi dell’antica pieve, infatti nella Visita pastorale di mons. Priori effettuata nella parrocchia di Capodacqua il 20 aprile 1891 leggiamo: “…. la primitiva chiesa presentava gli avanzi d’antichissima data fino a vent’anni a questa parte, in cui un tal Pietro Cipolloni si servi di detti ruderi e delle lapidi sepolcrali di detta chiesa per costruire una nuova casa colonica: ond’è che della chiesa primitiva non si ha più vestigio di sorta“.
La bolla di erezione a parrocchia dell’antica “pieve” è di Mons. Giustiniani, vescovo di Assisi, del 27 dicembre 1680.
Tutto ebbe inizio sui primi del 1600, quando avuto il permesso dei Padri di S. Salvatore in Lauro di Roma, cui allora appartenevano l’abbazia di S. Benedetto al Subasio e il beneficio di Capodacqua, il popolo di questa località provvide all’ampliamento della piccola cappella di S. Apollinare, già sede dell’antica omonima pieve, la quale venne, cosi, incorporata in una nuova chiesa all’altezza dell’altar maggiore, dove fu collocata un’icona in cui erano dipinte le immagini di Maria Vergine, di S. Apollinare e di S. Giuseppe.
Poiché in quei tempi gli abitanti di Capodacqua non avevano un loro parroco, per l’amministrazione dei Sacramenti erano costretti a recarsi nella cattedrale di S. Rufino in Assisi, oppure altrove, con grandissimo “incummodo“.
Per cui nell’anno 1611 si provvide a costituire “una certa quantità di grano e vino da somministrare ogni anno da quelle famiglie” al sacerdote, in modo tale che la chiesa di Capodacqua “venisse ad havere forma e titolo di Chiesa parochiale et il sacerdote o paroco si eliggesse dal popolo a suo piacere“.
Questo parroco, eletto dalla popolazione, era, però, “amovibile“, cioè poteva essere esonerato dal suo incarico in qualunque momento il popolo l’avesse voluto.
Tale situazione si protrasse fino all’anno 1680, allorché durante la visita pastorale effettuata alla chiesa di S. Apollinare di Capodacqua, il vescovo di Assisi, mons. Giustiniani, “havendo inteso i dispareri che passavano tra il paroco et il popolo sopra alale amovibilità, con matura considerazione e secondo il prescritto del Sacro Concilio di Trenta stabili perpetuare il paroco di detta chiesa al popolo benché questo repugnasse“.
E così intimato, tenutosi il concorso, fu “instituito paroco perpetuo di detta chiesa il signor don Giuseppe Tanci, al quale furono spedite le bulle li 27 decembre di detto anno 1680, riservando il popolo per morte d’esso sig. don Giuseppe il jus di nominare il paroco protempore ma perpetui e non più ammoibili“.
Nel 1711, col ricavato delle elemosine e col contributo dei benefattori, del parroco e della confraternita del SS.mo Rosario fu edificata anche la sacrestia, “situata verso mezzo giorno coherente alla suddetta cappella, benefitio Bonaccorzi fabricata a volta et (…) ornata di stucchi“.
Nel 1700 all’interno della chiesa si contavano tre altari:
il maggiore aveva “il suo tabernacolo di legno e depinto con serratura di ferro e chiave d’argento, fatto l’anno 1651: prima di questo non vi era tabernacolo, né si teneva il Santissimo e quando accadeva communicare qualche infermo, si chiamava il sacerdote cappellano e prima celebrava la santa Messa per portare il SS.mo all’infermo“.
Il secondo altare era quello del SS.mo Rosario, collocato a sinistra dell’ingresso gestito dalla Compagnia del SS.mo Rosario esistente dall’anno 1608.
Il terzo altare, posto a destra, era sotto l’invocazione di S. Giuseppe, eretto dalla Compagnia omonima nell’anno 1674.
La chiesa di S. Apollinare, “non essendo più sufficiente al cresciuto popolo, fu ampliata e nel 1840 ebbe una totale trasformazione“, tanto da presentarsi con cinque altari.
Venivano, cosi, demolite o riparate le vecchie strutture danneggiate dal terremoto del 1832.
Fu il Parroco Biondi che si adoperò a questo fine, ottenendo elargizioni da più Benefattori e dalla Confraternita di S. Giuseppe che si obbligò ad una certa somma fino alla totale estinzione del debito, estinzione che si ebbe nel 1871“.
Nel 1891 la parrocchia di Capodacqua era ancora “giuspatronato“; cioè spettava al popolo la nomina del parroco.
Alla popolazione, e precisamente a quindici famiglie estratte a sorte, spettava pure il compito di “gratificare” il predicatore della Quaresima.
La chiesa è stata ulteriormente restaurata e trasformata nel secolo scorso.
 

Aspetto esterno

La chiesa si presenta in stile romanico con abside posteriore.
Il portale in pietra presenta una architrave su cui è incisa la data del 1848, forse riferita ad un intervento di ristrutturazione.
Lo stesso è sormontato da una lunetta all’interno della quale c’è una rappresentazione recente del Santo Titolare.
Al disopra un oculo che garantisce l’illuminazione dell’unica navata.
Il campanile a vela è rivolto verso sud ovest in direzione della valle.
Presenta un tetto a capanna molto alto, frutto di una soprelevazione effettuata in seguito al crollo del precedente poco dopo che i fedeli erano usciti dalla messa domenicale.
 

Interno

Al suo interno si conserva una seicentesca Madonna del Rosario, uno stendardo di Girolamo Marinelli e un busto-reliquario d’antica data (forse 1198 quando fu costruita la prima chiesa) raffigurante il S. Patrono.
 

Fonti documentative

http://www.prolococapodacqua.it/

Francesco Santucci – Capodacqua di Assisi – A cura della Pro Loco

http://web.tiscali.it/parr_capodacqua/

 

Mappa

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