Pieve di Santa Tecla – Palazzo di Assisi (PG)

La chiesa ha cambiato destinazione d’uso ed è stata inglobata in una struttura ricettiva a carattere religioso.

 

Cenni Storici

L’antica chiesa, che da il toponimo al luogo, è dedicata alla prima martire donna della storia della chiesa come S. Stefano è il primo martire uomo.
Questa Santa di origine dell’Asia Minore, vissuta intorno al 45 d. C. accusata d’essere cristiana, venne buttata in pasto ai leoni, ma questi divennero mansueti, fu quindi gettata fra le fiamme, ma anche queste non la bruciarono; liberata convertì molte persone alla fede e se ne andò in Sclèucia e benché qui riposasse in pace i Sunti Padri l’hanno qualificata col titolo di Protomartire.
Il primo documento che nomina la chiesa è a caratteri longobardi ed è datato giugno 1018, si tratta di un “Placito” ossia una sentenza emanata da Guiberto “notaro e giudice“, regnando l’Imperatore Enrico II, in virtù del quale il vescovo si vede confermato il possesso di una serie di beni contesi, tra i quali è compresa anche la “plebs sancte Tecle cum terris et vineis et decimationem et mortuorum et omnia suam pertinentiam“.
Nel privilegio innocenziano del 1198 la “plebs Sancte Tecle” appare ancora sotto la giurisdizione del vescovo di Assisi.
La fondazione della chiesa è da datare tra il X e l’XI secolo e fu elevata a Pieve; in quel tempo (1018) nella diocesi di Assisi esistevano, allora, solo altre sette pievi; ciò sta a dimostrare l’importanza di questa chiesa, spettante al vescovo di Assisi con tutti i propri beni.
La qualifica di “pieve” ricorre in altri due atti di donazione del sec. XI, rispettivamente del maggio 1055 e del marzo 1105.
L’importanza della pieve di S. Tecla era tale che ad essa veniva rivolta l’attenzione anche da parte del mondo civile e politico del tempo, come ebbe a verificarsi, in particolare, nel 1497, allorché, insieme con altri paesi e pievi del territorio di Assisi, fu invitata a ratificare la pace tra le fazioni cittadine, tra loro in conflitto.
Un altro riferimento a S. Tecla è contenuto nella “datatio topica” del testamento di Bona di Raniero Gentilis dettato 1’8 marzo 1254 in parrocchia “Sancte Tecle plebis comitatus Asisii in domo Morici Toreiani“, in cui è anche previsto un lascito di cinque soldi “fraternitati plebis predicte“.
Nelle Rationes Decimarum negli anni 1333 e 1334 paga alla Camera apostolica la decima di 3 libbre e 15 soldi (3548 pro plebe S. Tecle, 3688 – 3977 e 3806 pro dompno Leonardo pro medietate Plebis S. Tecle).
Santa Tecla nel Medioevo forse assunse anche il titolo di Abbazia, questa cosa non è del tutto chiara, anche se in vari documenti viene così citata ed i suoi pievani sono spesso definiti “abati“.
In origine doveva far parte della della bailìa di Poggio Bucaione o di quella di Agnano, la “bailìa plebis Sancte Techie” figura invece ufficialmente tra le bailìe del Comune di Assisi negli “Statuti della Città” dell’anno 1469.
Da una “Lista dei castelli di Assisi” del sec. XVI i “fuochi” di questa Pieve risultano essere appena cinque.
Fu anche un fortilizio grazie ai lavori del pievano Nicolucci il quale nel 1401, a sue spese, fortificò per scopo difensivo la struttura dotandola anche di una torre e grazie a questo intervento negli anni a seguire si parlerà anche di “fortilizio di S. Tecla“.
Che divenne anche parrocchia è dato da un atto notarile del 1526 dove si fu riferimento alla bolla di nomina di don Felice Venantius di Spello quale rettore della chiesa “parrocchiale” di S. Tecla; tale nomina dovrebbe star proprio a significare che detta chiesa aveva funzione di “parrocchia“.
Nel 1570, però, a causa del forte calo demografico (ormai si registravano a S. Tecla soltanto trenta anime per un totale di cinque famiglie), il fonte battesimale dell’antica “pieve” veniva trasferito a Mora.
In seguito al trasferimento del “fonte” da S. Tecla, questa veniva ridotta, di fatto, a “beneficio” sotto la guida di un “rettore” stipendiato con l’obbligo di essere stabilmente presente nell’abitazione.
Il Visitatore Apostolico mons. Pietro Camajani, il 16 luglio 1573, definiva ben fornito di beni considerati i redditi di cui godeva: 20 salme di frumento, 50 barili di vino e 50 caldarelli d’olio.
Il trasferimento del fonte battesimale a Mora però scontento non poco i parrocchiani che dopo numerose proteste costrinsero Mons. Camaiani a riportare la pieve nell’antica sede con l’obbligo però di ristrutturare l’edificio che nel frattempo era andato deteriorandosi.
Finalmente nel 1719 l’antica pieve veniva ampliata e tornava alla sua primitiva funzione cioè di cura delle anime.
Da un inventario del 1734 si accerta che i beni della parrocchia erano consistenti tanto che Il “frutto” di queste terre ammontava sempre a circa 8 o 10 rubbie di grano, 50 barili di mosto e 50 caldarelli di olio; vi si raccoglievano frutta varia, uva “moscatello” e ghiande, vi si trovavano poi mori-gelsi (col fogliame dei quali si nutrivano i bachi da seta) e qualche albero per la legna da ardere.
Un altro consistente restauro si ebbe nel 1797, ma solo un secolo dopo, per l’esigua consistenza della sua popolazione, il vescovo di Assisi mons. Nicanore Priori in data 18 giugno 1893 dichiara la soppressione della parrocchia assegnando tutti i beni alla Parrocchia di “S. Maria delle Grazie” di Palazzo.
La Parrocchia di S. Maria delle Grazie di Palazzo, da quel momento assumerà il nuovo titolo di “S. Maria delle Grazie e Santa Tecla“.
 

Aspetto attuale

Attorno all’antica chiesa, negli anni ottanta del ‘900 è stata edificata una imponente struttura su disegno dell’ing. Enrico Marcucci, chiamata Villa Santa Tecla; si tratta di una Casa diocesana gestita dal Seminario Serafico Diocesano di Assisi, situata alle porte di questa città, specializzata nell’accoglienza di gruppi parrocchiali, movimenti ecclesiali, attività giovanili per tutte le Diocesi italiane ed estere.
E’ stata studiata per accoglienza pellegrini e turisti, campi scuola, convegni, congressi, corsi di studio, esercizi spirituali, incontri di formazione e orientamento, incontri di preghiera, ritiri spirituali, vacanze per clero, disabili, famiglie, gruppi, laici, religiose, religiosi, singoli.
La Casa è dotata di una cappella per le celebrazioni liturgiche, collegata alla Villa da un vialetto di pochi metri, si trova all’interno dell’antico edificio colonico, 3 sale riunioni oltre a cucina, 2 sale da pranzo e camere tutte dotate di bagno privato con doccia all’interno per una disponibilità di 70 posti letto.
L’aula dell’antica pieve è stata adibita a refettorio.
La struttura dispone altresì di un vasto ambiente all’aperto costituito da parco, bosco, uliveto, pineta, campi gioco per bambini e ragazzi, ampi spazi per la riflessione e la preghiera in una naturale cornice di sicurezza protetta dal traffico grazie ai 10 ettari di aree verdi che la circondano.
 

Fonti documentative

Francesco Santucci – Santa Tecla di Palazzo d’Assisi dall’antica Pieve alla soppressione della Parrocchia – 2010
Sonia Merli – Pievi, chiese e cappelle di Assisi e territorio tra XII e XIII secolo – in Atti Accademia Properziana del Subasio Serie VI – n. 23 – 1995
A. Fortini – Nova Vita di San Francesco – 1926

https://www.villasantatecla.it/descrizione-struttura/

 

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