Pieve di Santa Maria Assunta – Montesanto di Sellano (PG)

La chiesa attualmente ha subito forti danni dal terremoto del 2016 ed è inagibile.

 

Cenni Storici

La Pieve di Santa Maria Assunta si trova al centro del paese di Montesanto su una piazzetta su cui si affaccia il Comune; fu costruita nel XII secolo, ma è stata profondamente rimaneggiata nel 1545, quando fu ampliata a tre navate a spese della comunità.
I lavori dovevano essere compiuti nel 1574, anno in cui il vescovo riconosceva il patronato sul tempio alla comunità di Montesanto, che aveva finanziato l’impresa.
Della struttura romanica è rimasta solo la piccola abside.
 

Aspetto esterno

La pieve ha facciata a salienti, che riflette la diversa altezza delle tre navate.
Il registro inferiore presenta tre portali in pietra palombina, di cui esistevano cave nei dintorni; quello centrale è sormontato da un timpano e da un architrave con iscrizione dedicatoria.
Nel registro superiore si aprono due finestre con mostre in pietra di gusto classicheggiante, simili a quelle visibili un tempo nel diruto palazzo Collicola.
A lato della finestra sinistra si nota una piccola monofora, unica testimonianza della chiesa duecentesca insieme al robusto campanile in pietra a tre ordini.
Nel registro inferiore della torre campanaria sono murati, a sinistra, lo stemma di Spoleto (a sinistra) e, a destra, lo stemma di Montesanto.
 

Interno

L’interno del tempio, un tempo ricco di arredi e opere d’arte, è oggi completamente spoglio; i suoi preziosi ornamenti sono, per la maggior parte, ora conservati al museo diocesano di Spoleto.
Il tetto a capriate è stato rifatto ad imitazione dell’originale, distrutto dal terremoto del 1979.
Lo spazio interno è scandito da arcate centinate sorrette da pilastri in pietra con capitelli ionici.
Ai primi due sono addossate acquasantiere in pietra del XVI secolo con base triangolare, che recano sul fondo della vasca un’incisione raffigurante il trigramma del nome di Cristo (IHS) tra motivi vegetali.
La loro fattura è del tutto simile a quella del fonte battesimale addossato alla controfacciata destra, che venne realizzato verosimilmente dalle stesse maestranze.
Il manufatto, di forma cilindrica, reca traccia di volute policrome ed ha al centro uno sportellino in legno ornato da motivi vegetali.
La navata centrale termina in un’abside quadrangolare abbellita da decorazioni in stucco e tracce di pittura di epoca settecentesca, eseguite verosimilmente nel contesto degli interventi che interessarono il tempio dopo il terremoto del 1703.
Nella parete di fondo restano modanature ovali entro cui erano sistemate tele con figure di Santi, oggi perdute, e le mostre che inquadravano la finestra, gli armadi delle reliquie, il tabernacolo e la nicchia del Crocifisso, ai lati della quale si librano in volo due puttini.
Le due finestre cinquecentesche sulle pareti laterali hanno invece mostre in pietra identiche a quelle della facciata.
Nella calottina a sesto ribassato di copertura è affrescata la Colomba dello Spirito Santo che irradia luce.
Oltre all’altare maggiore, che aveva sul fronte un prezioso paliotto cinque-seicentesco in legno dipinto e dorato, ora conservato al Museo Diocesano di Spoleto, si ergevano nella pieve altri tredici altari.
Due si trovavano in fondo alle navate laterali, due sulla controfacciata, gli altri lungo le pareti.
La loro posizione è indicata da nicchie centinate di scarsa profondità.
Sulla navata destra si apre una cappellina di pianta quadrangolare, dove restano malconce tracce di affreschi databili tra gli ultimi decenni del XVI secolo ed i primi decenni del secolo successivo (vi si distinguono un sole raggiante e lo stemma di Montesanto).
In questa cappella era stato provvisoriamente collocato, prima del terremoto del 2016, il tabernacolo in legno dipinto e dorato, ornato ai lati dello sportellino del Santissimo da figure di Angeli adoranti, opera databile alla seconda metà del XVI secolo e riferibile alla bottega degli Angelucci da Mevale.
Allo stesso ambito si devono gli unici altri elementi superstiti della decorazione pittorica della pieve, che si possono ammirare nel pilastro in fondo alla navata sinistra: un Eterno benedicente e angeli nella lunetta della nicchia d’altare e, a destra, un affresco mutilo raffigurante una cornice decorata a conchiglie, all’interno della quale si distinguono un drappo ed un putto seduto su un’edicola architettonica.
Nei dipinti si riconosce la mano di Camillo Angelucci da Mevale (attivo tra il 1540 e il 1585), che per la pieve di Santa Maria aveva anche realizzato una tavola con la Sacra Famiglia e i santi Giovannino, Elisabetta e Zaccaria, oggi nel Museo Diocesano di Spoleto.
È probabile, pertanto, che anche gli affreschi siano stati eseguiti alla fine degli anni settanta del Cinquecento, quando la chiesa riceveva la sua decorazione dopo la conclusione dei lavori di ampliamento.
Una porta nella parete sinistra della pieve permette di accedere ad un ambiente ora spoglio, descritto agli inizi del XVIII secolo come l’oratorio della confraternita del Sacramento.
Dal fondo della navata destra si accede invece ad un piccolo spazio lungo e stretto: un inventario del 1711 vi riconosce la sacrestia.
Nel 1637 l’ambiente fu interamente affrescato con dipinti scialbati in epoca imprecisata e riscoperti durante i lavori seguiti al sisma del 1997.
Nella parete di fondo è raffigurato un Compianto sul Cristo morto, sotto al quale si legge l’iscrizione con la data e un’invocazione tratta dai Salmi.
Nelle altre pareti sono raffigurati i dodici Apostoli, resi come statue in finto bronzo e dotati degli attributi di riconoscimento: sotto a ciascuna effige è dipinto uno stemma.
L’autore degli affreschi non sembra distante dai modi di Calisto Calisti, pittore attivo in Valnerina (specialmente a Calvi e a Narni) tra il 1629 e il 1650.
Queste poche testimonianze sono tutto quel che rimane in loco di un apparato ornamentale ricchissimo, testimonianza della potenza e della ricchezza del castello.
Le fonti descrivono infatti una moltitudine di arredi sacri e di opere d’arte, spesso di sorprendente valore e qualità.
Il sisma del 1979, causando il crollo del tetto, portò alla distruzione di alcuni dei preziosi manufatti che la chiesa custodiva, tra i quali un pulpito in noce intagliato.
Per evitare ulteriori perdite, le opere e gli arredi superstiti furono trasferiti in altra sede, o in musei.
Si andarono pertanto ad aggiungere ad altri capolavori che avevano già lasciato la pieve di Montesanto, per evitare che fossero vittime di furti o danneggiamenti.
Nel pavimento, ancora quello originario a litostrato, si aprono molteplici botole, che indicano la presenza di sepolture.
Su una di esse, di fronte all’ingresso laterale destro, si distingue lo stemma della famiglia Montioni.
Altre opere pregevoli, un tempo conservate nella chiesa e oggi visibili nel museo diocesano di Spoleto: un trittico di un Anonimo umbro del XV secolo raffigurante Crocifissione di Cristo, San Giovanni Battista, Santa Lucia, Veronica sostenuta dagli angeli, Annunciazione; Annunciazione di Maria Vergine e Madonna con Gesù Bambino e santi nella cimasa (1543) di Giovanni Andrea De Magistris in cui si riscontrano reminiscenze botticelliane e lippesche.
Adorazione di Gesù Bambino (1540 – 1541), olio su tavola, di Domenico Beccafumi, proveniente dall’’altare di San Giuseppe.
La Madonna in Trono col Bambino, nella lunetta Dio Padre benedicente, tavola di Antonello da Saliba, nipote e discepolo del più famoso Antonello, è conservata al Museo del Ducato, presso la Rocca Albornoziana di Spoleto, nel gradino del trono entro un piccolo cartello il Guardabassi ha letto “Antonellus Mesaneus pinsit“.
Il recente ritrovamento ha consentito di collegare al testamento dettato il 3 aprile 1497 da un Gentile di Battista da Montesanto, cittadino ed abitante di Fabriano (Stefano Felicetti, 1998, p. 226, doc. 368), in cui il testante si propone di costruire una cappella accanto alla tomba dei suoi figli nella chiesa di Montesanto e di collocarvi la “cona” acquistata a Venezia e nel frattempo collocata nella sua casa di Montesanto.
Al momento (2018) la chiesa è inagibile per il terremoto del 2016.
 

Fonti documentative

FABBI A. Guida della Valnerina: storia e arte / Abeto (PG), presso l’autore, 1977
FABBI A. Storia dei comuni della Valnerina / Abeto (PG), presso l’autore, 1976
FAUSTI L., I Castelli e le ville dell’antico contado e distretto della città di Spoleto, Editoriale Umbra, Perugia, 1990
GENTILI, GIACCHÈ, RAGNI, TOSCANO, L’Umbria – Manuali per il territorio – La Valnerina, Il Nursino, Il Casciano – Edindustria Roma, 1977
PALMIERI A Statistica dello Stato Pontificio, tipografia Forense, Roma 1859
SANSI A., Storia del Comune di Spoleto, Accademia Spoletina, Spoleto, 1876
www.prolocosellano.com

http://www7.tau.ac.il/omeka/italjuda/items/show/1171

ftp://ftp.ingv.it/pro/gndt/Att_scient/Pe2000_RelAnn/Marchetti/RelAnn_PE2000_Marchetti.pdf

http://www.ati3umbria.it/ati3/wp-content/uploads/Archeologia_acqua.pdf

http://www.montideltezio.it/Documenti/In…Cammino%20n.17.pdf

http://www.montesantoperlascienza.it/la-pieve-di-santa-maria-assunta/

http://www.treccani.it/enciclopedia/antonello-e-pietro-de-saliba_%28Dizionario-Biografico%29/

 

Nota

La galleria fotografica è stata realizzata in parte da Alberto Monti il testo è di Silvio Sorcini.
 

Da vedere nella zona

Cappella di Sant’Anna – Montesanto di Sellano (PG)
Chiesa di Santa Lucia e Cappella della Madonna della Porta – Montesanto di Sellano (PG)
Abbazia di San Nicolò di Acquapremula – Sellano
Castello di Sellano (PG)
 

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