Pieve di Santa Firmina o “Pievuccia” – Cenerente (PG)

La chiesa versa in uno stato di completo abbandono come del resto anche gran parte dell’abitato.

 

Cenni Storici

Uno dei primi documenti in cui viene nominata questa Pieve risale al 1163, quando in un diploma di Federico I la conferma dipendente dal vescovo di Perugia; in tale documento, nominando tutte le rispettive chiese, viene citata anche questa pieve.
Il Papa Alessandro III nel 1169 conferma la dipendenza a questa pieve della chiesa di S.Lorenzo di Capocavallo.
A questa chiesa era aggregato un nucleo urbano appartenente al Contado di Porta Sant’Angelo chiamato “villa Plebs S. Firmine” nominato nei primi elenchi delle Ville e Castelli del contado perugino del 1252 e nel 1258, nel 1282 vi furono censiti 12 fuochi nel mese di dicembre e 15 a giugno.
Fra le Ville i castelli ed enti religiosi del contado perugino elencati nella “impositio bladi” del 1260 “In Porta Sancti Angelli” ritroviamo “villa Plebis Sancte Fermine” che “quibus impositum est bladum XVI corbes“.
Ricordiamo che Porta Sant’Angelo nel 1282 contava il numero più alto di Ville, ben 75 su 237 totali della città e 15 castelli su un totale di 46; sempre in quell’anno Santa Firmina costituiva un toponimo territoriale ben definito.
Questa villa dal sec. XIV dipendeva da “villa S. Marie Rivi Cenerentis“, ma nel secolo successivo fa parte del distretto di “villa Collis S. Christoforis” infatti dal 1370 scompare dai registri censuari.
Forse questo fatto è associabile al sensibile calo demografico conseguente alle terribili carestie del 1318/19 e del 1328/29 oltreché il violento terremoto che sconvolse l’area umbra nel 1328 causando oltre 2000 vittime tanto che nel 1347 il comune di Perugia lamenta l’abbandono totale in cui giacciono le fertili terre del Chiugi, a causa dell’assenza di braccia.
Come se non bastasse questa massa di umanità indebolita dalle carestie e dalle malattie viene falcidiata dalla peste nera e il Pellini scrive che il contado “restò quasi deserto” e questo è confermato nelle Riformanze del comune perugino agli inizi del sec. XV, che fanno continui riferimenti alla flessione demografica e all’abbandono delle terre del contado.
Che Santa Firmina non sia più una villa e sia entrata nella sfera di qualche altro agglomerato più importante lo si evince dal registro della cancelleria comunale, che abbraccia il periodo 1415-1449 relativo alle delibere dei priori in merito alle istanze di individui che chiedono di ritornare nel contado perugino e di goder dei privilegi previsti per il ripopolamento; infatti troviamo che il 24 aprile del 1417 un certo Luca Andreoli della detta villa di Pantano dichiara di aver lasciato il contado da l anno, a causa della guerra, e di essere andato nel territorio di Gubbio; chiede di tornare con la moglie e 2 figli e di poter andare ad abitare nella villa di Colle S. Cristoforo, “in loco dicto Sancta Firmina“.
Il valore della stima catastale dell’ente riguardo la chiesa di Santa Firmina compare nel 1489 e appare iscritta per 46 libre mentre la Plebs risulta scomparsa.
La pieve era una delle più importanti del territorio tanto che alcune chiese circostanti le pagavano il pleberium fra cui le vicine parrocchie di Canneto, Capocavallo, Rabatta e S. Maria Maddalena in Cenerente; quest’ultima che aveva un fonte battesimale in auxilium nel 1577 divenne la chiesa principale e la Pieve di Santa Firmina venne assorbita da questa e vi venne trasferito il Fonte battesimale; nella Visita pastorale del 1577 del Vescovo Bossio infatti fu ordinato che i parrocchiani delle parrocchie vicine si battezzassero nella chiesa di S. Maria Maddalena invece che in quella di S. Firmina.
Da qui inizia il periodo di decadenza e a nulla sono valsi i tentativi dal 1645 in poi di far rifiorire la devozione trasferendovi alcune reliquie della Santa custodite nel Duomo di Perugia, ma questo non accadde e le stesse sono oggi custodite nella chiesa di Santa Maria Maddalena di Cenerente.
Fino agli anni 80 del XX secolo si svolgeva la bellissima processione dell’Ascensione che partiva alle sette del mattino da Cenerente, arrivava alla Pievuccia (dove c’era la messa e il pranzo), rientrava a Cenerente passando e sostando al “Castellaccio“; in tutto 10 chilometri tra i boschi e una intera giornata di festa, ora si è persa anche questa tradizione.
 

Aspetto esterno

La minuscola chiesa è addossata ad un fabbricato ben più alto che si eleva sulla parete sinistra per cui il tetto è ad un solo spiovente.
Il campanile a vela a due fornici è inserito nell’edificio più alto.
La facciata in pietra ha un portale ad arco a tutto sesto a cui si sovrappone a mò di lunetta un altro arco aperto che garantisce l’illuminazione interna; nella parte superiore la facciata presenta una manomissione che probabilmente ha sopraelevato l’edificio, in origine a due spioventi, ad unica pendenza per aderirlo all’edificio adiacente.
 

Interno

L’interno è ad unica navata e fortemente malridotto causa l’abbandono che ha subito da anni; è privo di decorazioni e presenta il presbiterio rialzato di un gradino con due porte a fianco dell’altare che probabilmente introducevano alla sacrestia retrostante, nella parete una nicchia vuota doveva contenere una statua della Santa Titolare.
Un’altra nicchia vuota si apre nella parete sinistra mentre in quella destra si aprono altre porte che immettono nell’edificio adiacente.
 

Santa Firmina

Secondo la sua passio, che non è anteriore al sec. VI, Firmina era una vergine romana figlia dello stesso praefectus urbis, Calpurnio.
Un consularis Olimpiade, che aveva tentato di sedurla, fu da lei convertito e diede poi la vita per la fede.
Firmina seppellì il martire in un suo fondo detto Agulianus a circa otto miglia da Amelia il 1° dicembre; più tardi anche lei subì il martirio sotto Diocleziano e venne sepolta il 24 novembre nello stesso luogo.
Venti giorni dopo anche il suo carnefice Ursiano (Ursicinus) si convertì, andò a Ravenna, dove fu battezzato dal prete Valentino e subì il martirio il 13 dicembre, giorno infatti in cui il Martirologio Geronimiano ha la nota a Ravenna “Ursicini martyris et Valentini“.
Un altro documento più recente, pur riportando gli stessi elementi della leggenda, suppone invece che Firmina sia stata sepolta non ad Amelia ma a Civitavecchia il 20 dicembre, mentre in un terzo testo è descritta l’invenzione delle sue reliquie in Amelia verso la fine del IX sec., sebbene da cinquecento anni se ne ignorasse completamente l’ubicazione.
Santa Fermina è celebrata il 24 novembre di ogni anno ad Amelia (Terni) e il 28 aprile a Civitavecchia (Roma), in quanto patrona delle due città.
 

Fonti documentative

Giuseppe Leti Luigi Tittarelli – Le Fonti per lo studio della popolazione della Diocesi di Perugia dalla metà del XVI secolo al 1860 – 1976
Alberto Grohmann – Città e territorio tra Medioevo ed età Moderna (Perugia secc. XIII-XVI) – 1981

https://www.cenerente.altervista.org/monte_tezio_pievuccia.html

https://www.stradeeposti.it/stradeeposti/Italy/Umbria/Perugia/Canneto/Perugia_Canneto_Pievuccia.html

http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedaca.jsp?sercd=3540

http://www.santiebeati.it/dettaglio/78900

https://it.wikipedia.org/wiki/Firmina_di_Amelia

 

Mappa

Link coordinate: 43.167767 12.354969

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