Pieve di San Giovanni Battista – Castelvieto di Corciano (PG)

La Pieve è identificabile con un antico abitato identificato come “Villa Plebis Tivane” di cui costituiva il fulcro esistenziale ed ora è rimasta solo la chiesa.

 

Cenni Storici

La pieve dovette sorgere sulle rovine o nelle vicinanze di un sacello preesistente forse un pagus romano se non precedente.
I documenti attestanti l’esistenza della chiesa arrivano da molto lontano nel tempo.
Il 13 dicembre 1136 Innocenzo II confermava al vescovo di Perugia, Rodolfo, le proprietà spettanti all’episcopato.
Tra queste compare anche la “plebs Sancti Johannis de Triviano o Triniano”.
Successivamente viene confermata nei beni episcopali da Federico I il 13 novembre 1163 ed è indicata come “Plebs Tiviani”.
Di quasi un secolo e mezzo precedente è invece la menzione di una “Curticella di Tiviano“, questa è nominata in un documento datato 13 dicembre 997 dove Ottone III confermava le proprietà spettanti al monastero di S. Gennaro di Campoleone, attuale Capolona vicino ad Arezzo, e fra le proprietà ce n’è una “cum curticella quae dicitur Tiviano”.
Nel 1026 Corrado II operava una nuova conferma dei beni che spettavano all’ente monastico aretino; in questa non si ha più menzione della curticella, me di una “villa di Tiviano“.
In un documento del 25 maggio 1254, relativo alla vendita di alcuni terreni ubicati tra Corciano e Monte Melino da parte di Giacomino e di sua moglie Clorinda alla badessa del monastero di S. Giuliana di Perugia, Oliva, si ha la menzione di un luogo denominato Castrum Veterum, attuale Castelvieto.
La pieve di S. Giovanni Battista di Castelvieto, doveva essere una struttura curtense presente in questo territorio, in seguito sviluppatasi come comunità e, nei secoli XIII-XIV, compresa nell’insediamento di “villa Plebis Tivane”.
Nel 1361 nella “villa Plebis Tivane” si censirono 22 focolari per una popolazione ipotetica compresa fra le 88 e le 110 unità.
Questa plebs estendeva la propria sfera d’influenza su un ambito territoriale molto più vasto del territorio parrocchiale attuale.
Esso, ad occidente, giungeva a comprendere gli insediamenti di Monte Melino e Monte Sperello, oltre il torrente Caina, sul versante orientale e settentrionale del Monte Penna.
Infatti, ancora nel XVI secolo, le ormai costituite parrocchie di questi due insediamenti erano soggette alla chiesa di S. Giovanni Battista di Castelvieto.
In quei tempi il ruolo della Pieve era basilare e non soltanto in materia di culto; infatti era il punto di riferimento politico e amministrativo per i propri fedeli, provvedeva alle funzioni religiose, battezzava, e seppelliva i morti.
La pieve oltre che e mantenere l’unirà religiosa della comunità assicurava anche al mantenimento di quella civile, impedendo al potere signorile di annientare completamente i diritti dei rustici.
Era nelle chiese, infatti, che si radunavano gli abitanti della campagna, e qui, oltre ad assistere alle funzioni religiose, parlavano anche di problemi comuni inerenti ai loro interessi.
Tra il 1361 e il 1370 probabilmente avvenne l’unione della villa di Collezzano con quella dl Pieve Tiviana.
Questo insediamento, in precedenza doveva far parte delle pertinenze territoriali del castello di Corciano, e doveva trovarsi sul fianco settentrionale del Monte Rentella.
È probabilmente in ragione dl questa unione che gli abitanti di Pieve Tiviana, nel 1410, salirono a 143 in luogo degli 88-110 di mezzo secolo prima.
Ma oramai la villa Plebis Tivane era prossima alla scomparsa nonostante l’incremento demografico possa far pensare il contrario.
In concomitanza con questa unione, o poco dopo, dovette in qualche modo aversi l’idea di tornare ad abitare al riparo di una cinta muraria e, probabilmente, si decise di provvedere alla fortificazione di Castelvieto.
Questo portò al declino della villa e durante il secolo XVI Pieve Tiviana tornò ad indicare soltanto l’edificio religioso.
Nel maggio 1593, in occasione della prima visita pastorale dell’ arcivescovo Gomitoli (1591-1624) si registra: “visitai la pieve chiamata di San Giovanni Battista di Cestelvieto che è posta ai piedi della collina sulla quale si trova il castello stesso… il corpo della chiesa è ben tenuto, la chiesa infatti ha il titolo sopra alla porta, il pavimento fatto di mattoni, le pareti imbiancate ed il tetto ben sistemato, il campanile con una campana e sopra il campanile una croce”.
Il campanile di cui si parla non è quello attualmente visibile, che risale al 1871, ma un campanile molto più modesto che doveva essere collocato probabilmente a sinistra della attuale facciata della chiesa.
La chiesa fu ripavimentata nel 1922 e nel 1929 fu interamente dipinta dal Prof. Guglielmo Ascanio di Perugia.
Nel 1703 nella chiesa erano presenti ben 5 altari, il maggiore dedicato al SS. Crocefisso e a seguire San Giovanni Battista, Sant’Antonio Abate, San Michele Arcangelo e al SS. Suffragio.
Durante la recente ristrutturazione della stessa sono stati tolti gli altari laterali per lasciare maggiore spazio per i fedeli, dal momento che comunque dalla fine del Concilio Vaticano II non vi veniva più celebrata la messa e che il loro valore artistico era modesto.
 

Aspetto esterno

La chiesa ha un aspetto particolare, si presenta con un avancorpo abitativo con un ingresso che immette in un’ampia corte lastricata in pietra su cui si affaccia la chiesa; nell’ambiente del sottopasso che immette nella corte sono murate due pietre reperti di scavi.
L’ingresso è sovrastato da una nicchia su cui è affrescato il Battesimo di Gesù.
La facciata, con tetto a capanna, presenta un portale squadrato in mattoni sovrastato da due finestre ad arco posizionate in alto a destra e a sinistra dello stesso e sopra l’architrave è presente una lapide.
Il campanile è nel fondo della parete di sinistra a torre di tre piani evidenziati da lesene.
 

Interno

L’interno è ad unica navata voltata a botte con paraste che la dividono in diverse campate un tempo contenenti quattro altari che sono stati rimossi nel 1922 per fare spazio ai fedeli; il soffitto è stato dipinto nel 1929 dal prof. Guglielmo Ascanio di Perugia e vi sono rappresentati i quattro evangelisti.
Entrando nella parete sinistra in una nicchia è posizionato un confessionale e nella prima campata, dove in origine era un altare troviamo la statua di Sant’Antonio abate inserita in un contesto a forma di tempio con colonne come compare anche nelle altre campate.
Nello specchio successivo c’è la tela con San Giovanni Battista titolare della chiesa.
Il presbiterio è rialzato di un gradino e l’altare è posizionato in una piattaforma rialzata di un altro gradino; alle spalle dell’altare nell’abside un Crocefisso molto venerato dalla popolazione.
Nella parte destra del presbiterio c’è il Fonte battesimale in pietra e scendendo nella parete destra nella campata troviamo l’organo con sopra la tela con la Madonna ed il Bambino in trono affiancata da due Santi Vescovi, sopra le anime del Purgatorio.
Nella campata prossima alla controfacciata si trova una tela con San Michele Arcangelo che esercita la psicostasi.
Adiacente alla porta un’altra nicchia con il confessionale.
In controfacciata sopra la porta una cantoria, a sinistra un’acquasantiera ed una lapide che ricorda la riapertura al culto della chiesa nel 1985 dopo i danni che aveva subito in seguito ad un terremoto; nella parte destra della controfacciata un’altra lapide ricorda l’anno ed il giorno della consacrazione della chiesa da parte del Vescovo Riccardo Ferniani avvenuta il giorno 23 settembre dell’anno 1744.
 

Leggenda del Crocefisso

All’interno della chiesa viene conservato nell’altare maggiore un Crocefisso molto venerato dalla popolazione perché dispensatore di molti miracoli che viene portato in processione durante una solenne festa fin dal 1662.
La leggenda popolare narra come il simulacro giunse alla chiesa di S. Giovanni Battista di Castelvieto. Stando ad essa due carrettieri di Agello, trovato il Crocifisso nei pressi di S. Maria in Via, lungo la strada tra Perugia e Cortona, nella zona in cui si dipanino la strada per Agello e per Chiusi, lo caricarono sul carro con l’intenzione di portarlo al loro paese.
Giunti in prossimità di Ponte Forcione, il ponte che consente alla strada per Chiusi di superare il torrente Caino, nei pressi del quale si dipana un tracciato minore per Castelvieto, i cavalli,o buoi, stando ad alcune versioni che trainavano il carro si fermarono e non volevano più saperne di proseguire.
Intanto calò una densa nebbia e i due carrettieri, presi dallo sconforto per non essere riusciti a far riprendere il cammino agli animali, decisero di lasciarli andare dove essi avessero voluto.
I cavalli, o buoi, si incamminarono allora verso Castelvieto.
Quando vi giunsero la nebbia’attorno alla chiesa si diradò e un raggio di sole illuminò l’edificio mentre le campane presero a suonare da sole.
 

fonti documentative

P. Bruschetti A. Trombetta – Una Pieve un Castello profilo storico di Castelvieto – 1997
 

Mappa

Link alle coordinate

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>