Pieve dei Santi Pietro e Paolo – Mercatello sul Metauro (PU)
Cenni storici
Le fonti ne attestano l’esistenza sin dall’inizio del secolo XII con il nome di Pieve di San Pietro d’Ico.
Come è noto le pievi che portano il titolo del principe degli apostoli, avevano un particolare legame con la sede apostolica ed erano ritenute ortodosse, baluardo contro il diffondersi dell’eresia ariana, che da Ravenna si diffondeva nelle zone limitrofe della Romagna e delle Marche.
Godette di ampi privilegi e di una autonomia che la sottraeva alla giurisdizione di ogni vescovo (Nullius Dioecesis), e la poneva sotto la diretta tutela e dipendenza della Santa Sede; il documento più solenne ed esplicito che conferma gli antichi diritti e aggiunge nuovi privilegi, è la bolla di Papa Alessandro III, datata da Velletri il 14 aprile 1180, che pone ben 47 chiese e cappelle sono la giurisdizione di questa pieve, costituendo una vera e propria diocesi a sé stante, che ebbe vita fino al 1636, quando Mercatello venne incamerata dalla Diocesi di Urbania.
A questo primato ecclesiastico se ne aggiunse un altro di ben più atto spessore, quello spirituale: infatti in questa chiesa furono battezzate le più grandi sante che questa Arcidiocesi abbia avuto: Margherita della Metola (1287-1320) e Veronica Giuliani (1660–1320).
Nel secolo XV alla titolazione dedicata a San Pietro si aggiunse l’apostolo delle genti S. Paolo per cui oggi ha entrambe le titolazioni.
Aspetto esterno
L’edificio conserva sulle pareti esterne le testimonianze della primitiva costruzione romanica (sec. X) e della successiva ricostruzione gotica (1363) con le tipiche finestre trilobate sui fianchi.
La facciata, rimasta incompiuta fu definitivamente completata nei 1927 dall’architetto mercatellese Mario Egidi de Angelis che riprese linee e motivi romanici per richiamarsi alla vetustà dell’edificio.
Il portale è sovrastato da una lunetta affrescata nel 1927 da Gualtiero De Bacci Venuti con l’immagine dei SS. Pietro e Paolo che ripete nella sua parte centrale la tavola della Madonna delle Grazie venerata nella Pieve.
Il rosone e le due finestre strombate sono chiuse da vetrate del 1997 raffiguranti la Croce che salva l’universo, la beata Margherita dalla Metola e santa Veronica Giuliani, sono opera dell’artista Rita Rivelli.
Sulla parete esterna destra, prima delle due finestre trilobe del sec. XIV, è posto dal 1927 il Monumento ai Caduti in guerra, in una edicola pensile decorata da tre clipei romani e chiusa superiormente da un arco impostato su due mensoloni.
Nella parete esterna di sinistra si trova la Casa arcipretale, costruita nel 1517, che raccoglie nel cortile ruderi in pietra di varie epoche e la “colombaia” a torre quadrata eretta nel 1641 dall’arciprete Daniele Agostino Danielli.
L’antico campanile subì seri danni durante il terremoto del 1389 e venne abbattuto nel 1682 e ricostruito ma anche questo ebbe danni con il terremoto del 1781 quindi fu di nuovo ricostruito in forme eleganti che ben armonizzano con il complesso architettonico.
Fu definitivamente arredato nel 1927 con quattro campane fuse dalla fonderia di Luigi Gavadini di Verona, purtroppo con il bronzo delle vecchie, una delle quali, detta “la fondaccina“, portava lo stemma e l’iscrizione dell’arciprete Paolo Anglario del 1484.
Sulla torre campanaria spicca l’orologio comunale li posizionato per diritto antecedente al sec. XVI.
Interno
L’interno, solenne e ampio a struttura basilicale, è composto da tre navate, transetto e spazioso presbiterio sormontato dalla cupola, con due cappelle laterali, a destra quella del SS.mo Sacramento, a sinistra quella della Madonna.
Ha assunto l’attuale aspetto dopo radicali ristrutturazioni tra la fine del sec. XVII ed il 1730, che le hanno conferito evidenti motivi barocchi ed elementi di chiara derivazione vanvitelliana, elegantemente ed armoniosamente uniti.
Fu consacrata il 17 luglio del 1730 dall’arcivescovo diocesano Giovanvincenzo Castelli come ricorda la lapide della parete di fondo e le dodici formelle in maiolica recanti la croce fiammante.
Nella navata di destra, al primo altare, Immacolata Concezione, olio su tavola di Raffaellino del Colle (1530-32) fortemente influenzato da Raffaello tanto che fu lui a diffondere l’arte del Sanzio nel Ducato di Urbino e oltre.
Raffaellino subì anche l’influsso di Michelangelo che conobbe nella sua permanenza a Roma.
Al secondo altare della navata destra Gloria di San Carlo Borromeo, tela di Giovan Francesco Guerrieri (1630-1635) che portò a Mercatello la maniera pittorica del Caravaggio; nella cimasa piccola tela raffigurante San Filippo Neri, posizionata nel 1784 a ricordare l’unione della Compagnia del Santo con quella del SS. Sacramento.
Segue l’altare di Santa Veronica Giuliani con la statua della patrona in gesso e l’apparato in stucco con San Cristoforo e San Giuseppe; nella cimasa i Santi Gioacchino e Anna con Maria bambina, tela di anonimo locale (sec. XVIII)e, sul timpano, i santi fondatori dei gesuiti, Ignazio da Loyola e dei minimi Francesco di Paola (fine sec. XVII).
La Cappella del SS. Sacramento, fatta erigere dalle famiglie Giannini e Fadossi (1729), conserva tele con soggetti e simbologie vetero-testamentarie della seconda metà del 700, fra cui a destra troviamo il Sacrificio di Isacco, Mosè e il serpente, Sacrificio dell’Agnello sull’altare; nella parete di sinistra la Manna del deserto ed Episodi biblici, tele di anonimo locale (seconda metà del sec. XVIII), probabilmente Carlo Bani; sopra l’altare Sacro Cuore, tela di anonimo (sec. XIX) su dipinto precedente.
Nella volta, in un ovale c’è un bassorilievo a stucco del Pio pellicano, e a tempera l’Agnello sul libro dai sette sigilli e Leone sulla roccia (sec. XVIII).
Il presbiterio, con abside e calotta, racchiude nel grande ornato in stucco la tela raffigurante i Santi titolari ai quali il tempio è dedicato: San Pietro in carcere visitato da San Paolo, attribuito a Gaetano Lapis o alla sua scuola (seconda metà del sec. XVIII).
Nella parete destra del presbiterio una modesta tela con S. Pellegrino Laziosi guarito dal Crocifisso, e in quella sinistra un’altra tela con S. Fabio Martire le cui reliquie prelevate dal cimitero romano nel 1662 sono custodite sotto l’altare maggiore.
Gli Stalli canonicali sono in noce massiccio e risalgono al 1729.
La cappella della Madonna delle grazie, conserva entro una raffinata teca di legno dorato del sec. XVII, una preziosa icona raffigurante la Madonna con il Bambino, databile tra XII e XIII sec. rarissima testimonianza dell’arte ravennate; altri storici vi hanno visto l’influenza di Margaritone d’Arezzo.
Nella navata di sinistra il grande complesso in stucco con l’altare della beata Margherita, con la statua in cartapesta leccese coperta dall’immagine dell’Assunzione della Vergine, ai lati le statue di Sant’Agostino e San Francesco d’Assisi e, nel timpano, le due Sante di Mercatello con le singolari simbologie: Margherita e Veronica, la prima con la Natività nel cuore, e la seconda con i segni della Passione impressi nel cuore.
All’ottavo altare, dedicato alla Madonna del Carmine, vi è una tela della scuola del Guerrieri, Madonna del Carmine che offre lo scapolare a S. Sisto V e a Santa Caterina da Siena nello sfondo del Purgatorio; con i Santi Simone Stock e Michele Arcangelo sec. XVII.
L’ultimo altare dedicato al Crocefisso, venne eretto dalla nobile famiglia Draghi; il dipinto raffigurante la Crocifissione, databile alla prima decade del 600, è assegnato alla scuola romana; accanto al Crocefisso si trovano l’Addolorata, San Giovanni apostolo e Santa Maria Maddalena.
Ai lati le statue di San Benedetto da Norcia e Sant’Enrico imperatore; nella cimasa il Volto Santo o “Veronica” che riprende nell’immagine il volto di Cristo impresso nella Sindone.
In controfacciata ai lati della porta d’ingresso, si trovano due nicchioni occupati a sinistra, dalla statua in scajola di S. Pietro in Cattedra (sec. XVII) e a destra dal Battistero (sec. XVIII).
In origine l’antico battistero era posto sul 1° pilastro di sinistra ed in esso ricevettero il battesimo la Beata Margherita della Metola e Orsola Giuliani, ossia S. Veronica.
Sopra la porta è posizionata l’elegante Cantoria fatta costruire dall’arciprete Francesco Maria Fadossi nel 1727 assieme all’Organo di Saverio Vici, ampliato nel 1866 dai fratelli Antonio e Francesco Martinelli da Umbertide.
Le 14 stazioni della via Crucis sono state dipinte su tela nel 1795 e furono realizzate dall’urbinate Giuseppe del Monte.
All’interno della chiesa, di fianco all’altare della Beata Margherita, c’è l’ingresso al Museo della Collegiata, che conserva frammenti di scultura in arenaria, lapidi e nelle due sale, oggettistica varia: vasi sacri, argenti, reliquari, antifonari, parati sacri, maioliche.
Oltre a ciò conserva le Croci astili di bronzo e di rame dei secoli XIV XV, un Incensiere gotico, le statuette lignee dorate di San Pietro e di San Paolo della bottega mercatellese dei Bencivenni (inizio sec. XVI) e provenienti dal grande tabernacolo intagliato e dorato della vecchia Pieve, nonché abiti religiosi finemente decorati.
Fonti documentative
Cartellonistica sul posto a cura del Rotary Club di Urbino
Note pittoriche esplicative posizionate sugli altari
C. Leonardi e G. Muccioli – Guida per Mercatello sul Metauro – 1997