Palazzo Mancia Salvini – Foligno (PG)
Cenni Storici
Come è noto Foligno è una città nella quale sono ancora presenti grandi e pregevoli palazzi, il motivo di tale ricchezza è facilmente spiegabile considerando la diffusione del commercio e le grandi fortune che un folto gruppo di mercanti seppero accumulare soprattutto ad iniziare dalla seconda metà del XVII secolo.
Le famiglie locali e quelle inurbate dai territori vicini gareggiarono quindi per realizzare un proprio palazzo, magari più bello di quello del vicino, perché lo stesso rappresenti il simbolo, anche esteriore, del loro potere e del prestigio al quale ambivano e che ricercavano con un processo che passava dal potere economico al politico e doveva concludersi con l’ingresso nella nobiltà locale o magari romana.
All’interno delle mura pertanto si assiste ad una trasformazione della città con sovrapposizione ed accorpamenti che modificano l’unità edilizia medievale, costituita per lo più dai tradizionali “casalini“, in grandi fabbriche che si ispirano per lo più a quelle delle coeve nobili famiglie romane.
L’edilizia gentilizia folignate si ispira alle dimore romane poiché la nobiltà folignate aveva stretti legami con le contemporanee grandi famiglie nobili della capitale.
Pertanto segue le regole auree dettate a Roma che prevedono l’isolamento del palazzo per ottenere quella “dignitas” che si addice al prestigio del proprietario.
Naturalmente anche gli elementi stilistici e le proporzioni sono ispirate a Vitruvio e all’architettura classica per cui si ritrovano regole che modulano il palazzo in equilibrate giustapposizioni di quadrati, cerchi e semicerchi o al massimo rettangoli aurei.
Anche il palazzo in questione non fa eccezione e si costituisce tra Seicento e Settecento nelle forme tipiche del palazzo gentilizio.
Gli altri cardini dell’edilizia nobiliare erano la struttura assiale che dal portone di ingresso conduce all’atrio e allo scalone (purtroppo oggi distrutto) e al cortile con pozzo e l’unico ingresso sulla strada principale fiancheggiato da aperture (anche queste oggi rimodernate) che conducono ai vani a pianterreno un tempo destinati a magazzini, una stalla e una rimessa.
Il primo piano doveva essere destinato alla famiglia mentre i piani superiori destinati ai servizi e servitù.
Il Palazzo Mancia Salvini sorge, con la sua mole quadrata, all’incrocio tra Via Mazzini, Via dei Franceschi e Via Del Palazzaccio, mentre la parte posteriore confina con altri edifici.
Costruito inizialmente da Feliciano Gerardi negli anni Sessanta del Seicento, venne ampliato e interamente ristrutturato tra il 1725 e il 1732 da Antonio Francesco Morotti Gerardi, genero e figlio adottivo di Feliciano.
Egli affida i lavori al maestro muratore Nicolò Cesari sotto la direzione del maestro Felice Tucci, entrambi di Foligno.
Nel 1795 venne acquisito da un ramo della famiglia Benedetti Roncalli che fa capo a Domenico.
Nel 1858 passò in permuta alla famiglia di Gioacchino Mancia (poi Mancia Salvini).
Si deve ai nuovi proprietari la decorazione interna del palazzo e in particolare la realizzazione della cappella (oggi non più esistente).
Di questa famiglia non si hanno molte notizie, si conosce il capostipite Galeazzo Mancia, nato intorno al 1709 e Giuseppe Mancia, citato nello stemma dipinto nella Sala delle Armi del palazzo Comunale.
Gioacchino di Giuseppe Mancia, è colui che acquista in permuta il palazzo da Benedetto Roncalli Benedetti, sposa una Salvini (figlia di Michelangelo Salvini) assumendone quindi il cognome.
Il palazzo è di proprietà anche di monsignor Felicissimo Salvini che commissionerà la costruzione della cappella e la sua decorazione.
Aspetto esterno
Il palazzo si articola su quattro piani: un pianterreno, il piano nobile e due piani superiori destinati ai servizi e alla servitù.
L’ingresso principale è su Via Mazzini; il portale è in bugnato come anche gli angoli del palazzo verso Via dei Franceschi, presenta caratteri simili al prospiciente Palazzo Barugi.
E’ sormontato da una bella decorazione che mostra il monogramma Cristologico inserito in sole raggiato collegato al sottostante monogramma Mariano: i due monogrammi sono molto utilizzati nel periodo barocco quando si diffonde una particolare devozione popolare ai nomi di Gesù e Maria.
Al di sopra 7 finestre del piano nobile ornate da eleganti cornici in pietra, così come quelle più piccole dei piani superiori.
Un ingresso secondario dà su Via dei Franceschi.
La imponente facciata è regolata dalle norme vitruviane della simmetria e della proporzione.
Visti i legami che intercorrevano tra Antonio Francesco Morotti e l’architetto Paolo Soratini di Lonato (Brescia), e sulla base di documentazione d’archivio, si ritiene che spetti a Soratini almeno il progetto della facciata.
Di questo architetto si sa che nasce a Lonato (Brescia) nel 1682, muore a Ravenna nel 1762. Monaco camaldolese con il nome di frate Giuseppe Antonio, si forma presso l’architetto Giuseppe Sardi.
Affermatissimo architetto fu attivo prevalentemente nelle Marche e in Romagna ma viaggiò in tutta Italia, avendo così modo di conoscere l’opera di Bernini e dei maggiori architetti barocchi come anche quella di Filippo Juvarra.
Lavora a Foligno negli anni 1719-1728 dove interviene in numerosi edifici religiosi: tra tutti la facciata della Chiesa del Suffragio.
Interno
In un atto notarile redatto per dividere i beni della famiglia Benedetti Roncalli si trova una accurata descrizione del palazzo.
Il piano terra è costruito sull’asse ingresso-androne-cortile con pozzo, tipico dei palazzi signorili rinascimentali e barocchi.
Lo scalone oggi distrutto per fare posto ad una scala moderna e all’ascensore è ricordato come molto bello in origine.
I vani terreni erano ad uso di magazzini, due stalle e una rimessa.
Al primo piano le sale erano adibite a residenza della famiglia: l’atto notarile sopra citato testimonia la presenza di una cucina, una camera per mangiare, quattro camere da letto, due anticamere, un salotto, due spogliatoi, un terrazzo attiguo alla cucina.
Le attuali decorazioni risalgono all’Ottocento e si devono ai nuovi proprietari Mancia Salvini.
Non esistono studi su queste decorazioni né attribuzioni.
In questo piano si incontra la Stanza della Musica con al centro della volta allegoria della Musica.
La figura femminile, coronata d’alloro, siede su un masso; tiene in mano una lira mentre alla sua destra compare uno spartito musicale sotto al quale si intravede un oboe.
Ai quattro lati, entro cornici modanate sono dipinti quattro piccoli paesaggi in clipei rotondi, decorati con girali d’acanto in monocromo.
Agli angoli due profili d’uomo in vesti imperiali ritratti entro clipei ovali circondati d’alloro.
Nella stanza a fianco al centro della volta troviamo una elegante decorazione in blu e ocra che caratterizza il medaglione centrale iscritto in una elaborata cornice liberty concepita come un nastro intrecciato e decorato dal nappi.
La volta, di colore celeste, è decorata da fiori bianchi.
Ai quattro angoli un elegante motivo vegetale stilizzato, intrecciato a nastri nei colori verde, azzurro, ocra e rosso inquadra dei tondi a fondo blu con allegorie non ancora spiegate.
Una doppia cornice a fondo blu e a fondo grezzo circonda la volta e segna il passaggio alle pareti.
Da notare i bei mazzi di fiori che si alternano a complessi nodi elegantemente intrecciati dai nastri.
Sempre su questo piano troviamo la Stanza dei ritratti la cui decorazione della volta finge una copertura costolonata che culmina al centro in un medaglione a fondo blu.
All’interno dei quattro riquadri che ne risultano si collocano i consueti tondi che incorniciano i ritratti di due fanciulle, forse figlie della famiglia Mancia Salvini.
Ai quattro angoli la finta architettura si apre in archi che lasciano vedere il cielo azzurro.
Dagli archi pendono eleganti festoni vegetali e una bella tenda di tulle pende dagli archi, annodata al centro.
In un’altra sala compare una decorazione del Novecento con al centro stemma di Foligno e ai lati vedute di monumenti cittadini fra cui la facciata maggiore e minore della cattedrale, il palazzo comunale, la chiesa di San Lorenzo (non più esistente).
Purtroppo la bella decorazione del soffitto non è completamente visibile per una divisione in cartongesso della stanza per adeguarla alle nuove esigenze.
Al Terzo Piano c’era la Cappella che venne distrutta negli anni Sessanta, nel corso di lavori di restauro che hanno interessato anche la scala di ingresso.
La cappella aveva la decorazione più interessante del palazzo, era stata realizzata nell’Ottocento per volontà di Mons. Felicissimo Salvini su progetto dell’architetto Vincenzo Vitali e decorata nel 1877-1878 da Canzio Cangi di Assisi e Domenico Bellini di Spello, il quale ha lasciato la descrizione della volta della Cappella, che prevedeva 120 figure su fondo celeste stellato; il tema trattato era il Trionfo di Cristo attraverso episodi e personaggi tratti dall’Antico e dal Nuovo Testamento.
Vi era poi trattata la Storia della Chiesa attraverso le figure degli Apostoli, Dottori della Chiesa, Martiri, Santi e Sante (descrizione data alle stampe nel 1909).
Gli artisti
DOMENICO BELLINI pittore, nasce a Perugia (Spello???) il 26 gennaio 184, muore a Napoli nel 1925.
Studia nell’Accademia di Perugia dal 1857 e si licenzia nel 1868-1869 avendo frequentato i corsi di Architettura, Ornato,Pittura e Prospettiva.
E’ allievo insieme a Domenico Bruschi del maestro romano Silvestro Valeri con il quale comincia a dipingere tele e acquerelli a soggetto sacro per poi passare alla decorazione di interni, all’affresco agiografico, alla scena di genere al paesaggio.
Nel 1869 viene premiato per il dipinto Raffaello giovane che dipinge l’affresco di San Severo, una delle poche opere note.
Nel 1870 partecipa ad una mostra romana bandita dal papa con quattro acquerelli titolati “I miracoli di San Bernardino da Siena“, acquistati dal signor Elin Wedder di New York.
Nel 1870 partecipa alla esposizione annuale della città di Parma con due opere: l’interno della chiesa di Sant’Antonio in Perugia, l’interno della loggia a palazzo Altemps a Roma entrambi premiati.
Nel 1874 dipinse nella cappella della chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore di Spello e affresca il soffitto di una sala nel palazzo Benedetti, ora Cianetti, a Spello.
Nel 1883 espone a Roma Ricordo di Napoli e Corteo nuziale umbro.
Viene insignito del titolo di Accademico di merito.
Fu insegnante all’istituto di Belle arti Istituto Tecnico Reale di Napoli dove educò le giovani menti al buon gusta dell’ornato e all’armonia del disegno.
CANZIO CANGI pittore, esegue nel 1877 la decorazione della parete di fondo e dell’altare della Cappella.
VINCENZO VITALI architetto attivo a Foligno nella metà dell’800; a lui si devono la facciata della chiesa del Suffragio, la facciata del Palazzo Comunale e la sistemazione del Palazzo apostolico.
Contesto territoriale
Il palazzo sorge nel centro storico di Foligno e nell’ambito territoriale in cui sorge dobbiamo citare altre curiosità storiche di rilievo.
A poche decine di metri dallo stesso palazzo una lapide commemorativa ci ricorda la casa natale di Mons. Michele Faloci Pulignani uno dei più grandi personaggi della storia di Foligno, archeologo, storico, autore di numerosi saggi, appassionato cultore di storia ecclesiastica e storia locale nonché bibliotecario del Seminario vescovile e canonico della Cattedrale.
Poco più avanti all’incrocio con via Benedetto Cairoli sotto un arco di un terrazzo al cui apice campeggia uno stemma della città di Foligno con una croce ed il giglio, una pietra scolpita ci ricorda che un tempo in questo spazio esisteva una fonte, ora sostituita da una fontanella, dove per ordine dei Magistrati era proibito lavare i panni pena di uno scudo.
Adiacente il Palazzo Mancia Salvini insiste un brandello di un casa quattrocentesca con una bellissima edicola decorata da una bifora trilobata in pietra con colonnina dove all’interno è dipinta un’Annunciazione che conserva solo l’Angelo Annunziante in quanto l’immagine della Vergine Annunziata si è completamente persa.
Sulla spalla sinistra dell’edicola si è conservata la figura di San Pietro.
Non si conosce l’autore e a giudicare dalle figure dovrebbe essere coeva alla casa.
Fonti documentative
B. MARINELLI, L’architetto Paolo Soratini a Foligno (1719-1728): documenti e note, in “Bollettino storico della città di Foligno“, XXV-XXVI 2001-2001 pp. 73-135
F. BOCO, A.C. PONTI, Pittori umbri dell’Ottocento. Dizionario e atlante, Editrice La Rocca, Roma 2006, p. 101
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F. BOCO, A.C.PONTI, Pittori umbri dell’Ottocento. Dizionario e atlante, Editrice La Rocca, Roma 2006, pp. 49-50, da cui si può ricavare la bibliografia completa
Nota
Si ringrazia l’Avvocato Pietro Magrini proprietario della parte del palazzo descritta per la sua disponibilità all’accesso durante le giornate FAI di Primavera.
Si ringraziano gli insegnanti Dario Barababella Marta Gaburri Carla Oliva che hanno redatto il testo e coordinato i ragazzi del Liceo Classico Federico Frezzi Beata Angela di Foligno durante le giornate di apertura.