Palazzo Chiappini e Sala del Palio – Acquaviva Picena (AP)



 

Sala del Palio

Cenni Storici

Da recenti studi, possiamo affermare con buona approssimazione, che il palazzo in questione, ha una storia di oltre due secoli e mezzo. E’ stato fatto costruire da Francesco figlio di Paolo Emidio Cancelli ( benestante famiglia Sanbenedettese) durante la seconda metà del settecento sulle fondamenta di fabbricati preesistiti, a confine (se non addirittura sopra) su di un lato con quelle che un tempo furono le mura castellane inglobando una piccola torre. Il 23 gennaio 1806, Pacifica figlia di Francesco Cancelli di Acquaviva e della marchesa Teresa Lamponi di Santa Vittoria in Matenano, sposa il nobile Giuseppe figlio del Nobile Pietro Paolo Neroni di Ripatransone e della nobildonna marchesa Tecla Mucciarelli di Ascoli Piceno. Dalla loro unione nasceranno Emidio, Guglielmo, Chiara e Marianna, il cognome cambierà in Neroni Cancelli, forse clausola imposta dal Cancelli per permettere il proseguo della propria dinastia. Il 30 dicembrel861 con atto del Notaio Cantalamessa di Ascoli Piceno i Conti Emidio e Guglielmo fratelli Neroni, vendono la casa a Domenico del fu Zenobio Chiappini, primo Sindaco di Acquaviva dopo l’unità d’Italia, che purtroppo non avrà modo di godersi l’acquisto in quanto morirà poco dopo (1862). Alla morte di Domenico la casa passerà alle figlie Chiara e Nicolina le quali presumibilmente la abitarono per un lungo periodo. Chiara, unica erede rimasta, subito dopo la morte della sorella Nicolina avvenuta nel 1883 essendo già rimasta vedova per la perdita del marito Filippo Rossi Panelli (1881), decide di vendere la casa che sicuramente era diventata troppo grande da vivere e gestire da sola. Il 29 Ottobre 1883 a San Benedetto del Tronto in Via Gigante presso la casa Chiappini, dove presumibilmente Chiara si era ritirata a vivere, di fronte al Notaio Serafino Balestra di Ascoli assistito dai testimoni, viene stilato l’atto di vendita a favore dei Fratelli Don Tito, Vincenzo e Tiberio Piattelli di Acquaviva Picena, i quali accettano di acquistare il palazzo posto in via San Rocco al civico 14, numero di Mappa 49. Sono trascorsi appena dieciassette anni dall’acquisto, e nel frattempo i fratelli Piattelli sono morti, lasciando eredi i figli minorenni di Vincenzo, Giovanni e Giuseppe, mentre la madre Costanza Mannocchi vedova di Vincenzo Piattelli diventerà usufruttuaria prima della parte maritale poi, di quella del cognato Don Tito che morirà poco dopo. Nonostante i numerosi capitali, la famiglia non aveva disponibilità finanziarie, era già stato affittato il terzo piano del palazzo all’Amministrazione Comunale, la signora Costanza si ritrova a dover gestire da sola il palazzo oltre a diverse piccole case in affitto e alcuni fondi rustici, con due figli minori e con qualche debito di troppo. Si decide di comune accordo con il curatore dei beni dei minori nominato dal Tribunale, Avv. Emidio De Santis, di procedere prima alla vendita di un terreno con casa colonica posto in Contrada Fontemartora di ettari 21,94.10 al prezzo di Lire 30000, contemporaneamente di dividere le proprietà residue, in particolar modo il palazzo di Acquaviva, tra i due minori, nel modo e nei tempi descritti nella relazione del Perito “Agrimentore” Francesco Campanelli incaricato dalla Signora Mannocchi. Il terreno oggetto di vendita, già gravato da due mutui e interessi non pagati sarà comprato dalla Signora Costanza Mannocchi-Piattelli con soldi “stradotali”, in questo modo libera i figli da ogni debito, oltre che “inconsapevolmente” mettere al sicuro una grossa fetta di capitale dalla bufera giudiziaria che qualche anno più avanti, investirà la famiglia. Il 01 luglio 1912 il paese viene sconvolto da un duplice omicidio, che coinvolgerà due importanti famiglie del luogo: Giovanni Piattelli del fu Vincenzo, uccide Antonio Campanelli Segretario Comunale e Giulio Campanelli medico veterinario, rispettivamente padre e figlio, Giovanni fuggito a Piacenza si suiciderà a sua volta tre giorni dopo, precisamente il 4 luglio. Sarà proprio questo tragico evento che porterà la signora Costanza Mannocchi vedova di Vincenzo Piattelli unitamente al figlio Giovanni, a decidere di vendere il palazzo all’Amministrazione Comunale che come abbiamo visto ne occupava già un piano, così che con la quota spettante “all’eredità giacente” amministrata da Federico Sciarra, si potesse risarcire Maddalena Compagnoni ved. Campanelli del danno ricevuto in seguito alla morte di Antonio suo marito e del figlio Giulio. Per quanto riguarda i dipinti, possiamo affermare con certezza che essi ornavano le stanze del palazzo già dalla vendita Neroni-Cancelli Chiappini, dato che furono i Chiappini i primi a restaurarli. Il Palazzo Municipale si affaccia su Via S. Rocco al numero civico 7. Ha un imponente portale arricchito dal sovrastante balconcino con ringhiera in ferro battuto. Dall’ampia scala interna si accede al, Piano nobile, nella sala di Venere, che prende il nome dalle decorazioni sul soffitto: il trionfo di Venere attorniato da quattro miti della dea (il giudizio di Paride, la toeletta di Venere, Venere e Adone, Venere e Amore). Da questa sala si accede alla Sala della Genesi, per molti anni è stato l’ufficio del sindaco, così detta dal tema delle pitture a tempera su grandi tele, che rivestono completamente le pareti, completate da dipinti a tempera sul soffitto. Dalla Sala di Venere si può accede anche alla Sala di Psiche che prende il nome dalle nozze di Amore e Psiche, dipinto al centro del soffitto, attorniate da scene relative a quel poetico mito. Questo piano si compone di otto stanze, tutte decorate, e costituisce la parte di palazzo utilizzata in epoca passata dalla famiglia durante il giorno, probabilmente vi era uno studio, una biblioteca e dei saloni per le cerimonie e gli incontri importanti.

Per approfondimenti maggiori: www.comuneacquavivapicena.it

 

Mappa

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