Oratorio “Le Bare” – Esanatoglia (MC)
Cenni Storici
Nella parte alta del paese, a confine tra il quartiere della Pieve e il quartiere di Mezzo, si trova un edificio a due piani, del XIII secolo, denominato “Le Bare”, con una piccola abside a volta affrescata. La parte inferiore fu adoperata come oratorio, e il suo appellativo “le Bare” fu legato al suo utilizzo come deposito di bare e camera mortuaria, nell’attesa di seppellire i defunti nelle chiese, secondo l’uso corrente fino al XVIII secolo. La cappella fu chiamata cappella degli Innocenti perché secondo la tradizione popolare accoglieva i corpicini dei bambini, “li morticini”, prima che venissero sepolti nella vicina chiesetta degli Innocenti.
Stefano Pedica scriveva nel 1972:
“[…] qui ancora si possono vedere un numero di bare diverse per misura e per stile, come quelle pei ricchi e pei poveri, per i grandi e per i piccoli. Ve n’è una di modesta misura che serviva assolutamente da scarico, ossia in tempo di pestilenze e di calamità veniva usata per scaricare il cadaverino sul luogo della sepoltura e poi servirsene ancora!” Nel ‘500 la Confraternita del SS. Sacramento entrò in possesso dell’oratorio e commissionò ai fratelli De Magistris gli affreschi della cappella, dedicati al tema della Natività, pie raffigurazioni di conforto ai cuori affranti dei genitori: la Natività, l’Adorazione dei Magi e la Strage degli Innocenti. Il restauro da poco ultimato ci ha restituito purtroppo solo una parte della Natività e gran parte del riquadro centrale dell’ Adorazione dei Magi. Nella fase di distaccamento degli affreschi demagistriani è affiorato l’affresco sottostante di epoca precedente, di autore ignoto, che raffigura la Madonna con il Bambino, Santa Lucia e San Giovanni Battista.
Stefano Pedica descriveva l’Adorazione dei Magi:
“in primo piano siede la Vergine che sorregge, a cavalcioni sulle sue ginocchia, il Bambino nudo e paffuto, nell’atto di prendere con le manine il turibolo, simbolico dono offertogli dal Re mago giunto all’interno della capanna. Giuseppe lo vediamo dritto, dietro la Madonna, leggermente appoggiato al bastone, che guarda quanto sta accadendo. [..] Tanti ve ne sono che è impossibile numerarli. Sfilano in marcia trionfale, con armi e vessilli. In groppa a cavalli e dromedari, bardati a festa, soldati e scudieri, in un interminabile corteo, al di là delle tre arcate impostate architettonicamente, dalla grandiosità dell’evento. Una musica cosmica; tutto un mondo che si muove all’apparir della stella cometa, la cui luminosità appena si scorge nel punto destro, ove l’intonaco è stato scalfito”.