Oratorio di Sant’Andrea – Bettona (PG)
Cenni Storici
L’oratorio di Sant’Andrea si affaccia sulla piazza antistante la collegiata di Santa Maria Maggiore, accanto a un ospedale già gestito dalla Confraternita e ora trasformato in albergo.
L’edificio originale, del XII – XIII secolo, aveva dimensioni più modeste e era coperto da una volta a crociera, della quale restano i pilastri e gli arconi d’imposta; più volte rimaneggiato, ha assunto l’attuale struttura in epoca barocca.
La piazza antistante l’oratorio era un tempo chiusa da un portico in dotazione dell’Arciprete e durante i lavori di costruzione della antistante chiesa di Santa Maria fu abbattuto il cortile che arrivava fino alla strada per creare una piccola piazza tra le due chiese.
L’Arciprete conservava il diritto di uso di questo cortile a scopo cimiteriale, infatti vi seppelliva gli ospiti deceduti nell’ospedale gestito dalla fraternità, gli affogati o morti ammazzati.
La Confraternita aveva numerosi possedimenti di terreni dovuti probabilmente a lasciti ed aveva una rendita di 300 scudi all’anno; molti di questi terreni oltreché il granaio, la cantina, il molino a olio l’ospedale e le case annesse furono ceduti ai Canonici e contribuirono in larga misura alla realizzazione della Collegiata.
Questo gesto di generosità comportò alla Confraternita il diritto di nomina di due Canonici.
Di fatto la Confraternita si riservò delle stanze che affittò a botteghe e questo gli consentì una rendita di 30 scudi l’anno sufficienti per la manutenzione della chiesa e della cera per le processioni.
L’ospedale affidato alla Collegiata piano piano si trasformò da luogo per infermi, a dormitorio per vagabondi e sbandati e rimase con dei soli tavolacci.
La “Venerabile Confraternita di Sant’Andrea Apostolo“, nota come “Confraternita dei Nobili“, costituitasi fin dal XIII secolo ha ancora sede in questo sacro edificio.
Curioso è come un confratello poteva essere aggregato alla Compagnia: si indiceva una riunione con tutti i confratelli dopodiché recitate le orazioni simboliche iniziali venivano distribuiti un fagiolo bianco ed una fava per ognuno dei presenti poi si procedeva alla votazione che consisteva nel depositare uno dei due legumi in un bussolotto di legno, il fagiolo bianco se si accettava l’ingresso o una fava se si respingeva.
Una volta entrato se confessato e comunicato guadagnava Indulgenza Plenaria e doveva dare una libbra di cera per la chiesa.
Nei lavori di consolidamento della chiesa seguiti al terremoto del 1984, le pareti laterali hanno restituito ampi brani dell’originaria decorazione a fresco.
Aspetto esterno
Sulla facciata esterna di Sant’Andrea era dipinto un Giudizio Finale, di cui resta un frammento in un ambiente sotto il campanile a vela che confina con l’ospedale della Confraternita.
L’attuale facciata è caratterizzata da un originale oculo posto sopra il semplice e lineare portale.
Il campanile, posto sulla sinistra, in posizione leggermente arretrata, probabilmente in linea con l’antica facciata, è a vela a doppio fornice.
Interno
L’interno, ad aula unica, ha una pianta trapezioidale ed è coperto da un soffitto ligneo a cassettoni, risalente al XVI secolo, ornato di rosoni di buon intaglio, opera di Benedetto da Montepulciano.
La decorazione a fresco della parete sinistra è perfettamente conservata, per essere stata protetta da una intercapedine del muro.
Nella lunetta è la Lavanda dei piedi, sotto l’Andata al Calvario; il ciclo pittorico di affreschi tardo-giotteschi, datato 1394, è opera dell’artista convenzionalmente chiamato Maestro della santa Giuliana.
In basso si legge la scritta: IACOBI CUIUS A(n)I(m)A RHQUIESCAT IN PACE ET DEUS PARVAT A(n)I(m)E ILEI ET QUI EXIIT CUppelDA Q(uam) IIUIUS OPUS ERRICET(ur) A(nno) D(omini) MCCCLXXXXIV.
La decorazione della parete di fondo, quasi del tutto perduta il suo posto è stato preso dall’altare, è probabile che vi fosse affrescata una grande Crocifissione.
L’altare maggiore conserva la pregevole opera del 1700 con la particolare mostra a stucco, a sembianze di fine drappeggio, che contorna una tela raffigurante il Martirio di Sant’Andrea.
In seguito ai lavori conseguenti al terremoto del 1984, sulla parete destra è stata tolta la tamponatura ad una monofora e sono state ritrovate due storie frammentarie.
La lunetta in alto rappresenta un interno domestico con cinque figure conservate nelle sole teste nimbate.
La prima a sinistra ritraeva un uomo con barba e capelli lunghi, rivolto verso tre figure femminili e una maschile imberbe.
La figura femminile in prima fila è vestita di rosso ed è più bassa rispetto alle altre; è probabile che si tratti di Maria Maddalena che ascolta le parole di Cristo stando in ginocchio o seduta in terra.
Di conseguenza le tre figure alle sue spalle sono verosimilmente i fratelli Marta e Lazzaro e una terza pia donna, forse la madre di Gesù, Maria.
È questo un celebre episodio del Vangelo di Luca, che racconta della visita fatta da Gesù in casa di una donna di nome Marta, e di come questa rimproverasse la sorella Maria perché invece di aiutarla nelle faccende domestiche si era fermata ad ascoltare le parole di Gesù.
La storia sottostante rappresenta l’Orazione nell’orto: vi compare un angelo che porge a Gesù un calice alla presenza degli apostoli addormentati.
Sotto il davanzale della finestra sono due figure femminili molto frammentarie.
Sotto il pavimento dell’oratorio sono state trovate grandi quantità di ossa umane.
Diverse opere provenienti dall’oratorio arricchiscono oggi il Museo della Città di Bettona.
Fonti documentative
LUNGHI ELVIO Arte a Bettona nel medioevo e in età moderna
Lunghi Elvio – Memorie di Bettona di Pietro Onofri: Vita civile e religiosa di una città dell’Umbria al tempo dell’Impero napoleonico – 2016
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.