Oratorio di San Giovanni Decollato detto della Misericordia – Foligno (PG)
Cenni Storici
L’Oratorio della Misericordia, nasce per accogliere la Confraternita della Misericordia, una confraternita la cui istituzione risale al 1428.
Prima dell’edificazione di questo oratorio la Compagnia di San Giovanni Decollato, detta della Misericordia, faceva capo ad una primitiva chiesa oggi non più esistente, che si trovava nel rione Puelle, tra la chiesa di San Giacomo e la Torre dei Cinque Cantoni.
La confraternita della Misericordia, nota anche con il titolo di Giovanni degli Impiccati (con riferimento all’attività caritativa a cui si dedicava, ovvero l’assistenza ai condannati a morte), si estinse nel 1469, ma venne istituita di nuovo il 25 marzo 1565 su iniziativa di Giovanni Battista Orfini e Vincenzo Cantagalli, seguiti da centoventi cittadini folignati, con la specificazione che i membri si sarebbero occupati dei poveri carcerati e della sepoltura dei condannati a morte, vestendo con sacchi neri durante le processioni.
La sede in via delle Puelle fu giudicata, a quel punto, troppo piccola dato il gran numero di adesioni alla confraternita.
I confratelli fecero richiesta al Comune ed al vescovo di Foligno per ottenere una nuova sede: gli fu concesso l’uso di una struttura che fino al 1510 era stata sede della fraternità di Santa Maria e San Francesco, e che nel 1553 diverrà l’Oratorio del Gonfalone.
Non è noto l’atto di fondazione dell’oratorio della Misericordia, ma monsignor Bernardino Bartoloni Bocci, in un manoscritto che si basa sui testi di Ludovico Jacobilli, afferma che esso fu eretto nel 1591 presso il convento di San Carlo, e che originariamente possedeva otto cappelle interne.
L’oratorio viene completato tra il 1649 ed il 1658, come attestano i documenti di quietanza alle maestranze Antonio Salvi e Marco Giustiniani.
L’Oratorio nasce come luogo di culto privato della confraternita della Misericordia.
A Foligno infatti ne esistevano diverse.
Le confraternite, o fratellanze religiose, erano delle associazioni di laici che si riunivano sotto la guida di precise regole, e che avevano come scopo principale quello di preparare i confratelli all’aldilà attraverso pratiche e opere.
Si occupavano di organizzare le scuole domenicali, i funerali, e la sepoltura; gestivano inoltre ospedali e orfanotrofi, davano asilo ai bisognosi, perseguitavano gli eretici, assegnavano la dote alle ragazze indigenti, accompagnavano i condannati a morte al patibolo e infine promuovevano l’arte e la musica.
Organizzavano inoltre le processioni, che rappresentavano una parte consistente della vita religiosa cittadina.
Non tutti sanno che in questo oratorio, la notte del 13 dicembre 1846, si sposarono in gran segreto, all’una di notte, Colomba Antonietti e il conte Luigi Porzi.
Colomba è una donna alla quale Foligno ha intitolato anche una via: fu infatti una patriota italiana che, seguendo il marito che aveva aderito alla Repubblica Romana, per combattere al suo fianco si tagliò i capelli e vestì l’uniforme da bersagliere (meritandosi anche l’elogio di Giuseppe Garibaldi). Morì combattendo, sotto il fuoco dell’artiglieria francese nell’assedio di Porta San Pancrazio, episodio raccontato sulle pareti del Palazzo comunale dal pittore Mariano Piervittori, nella Sala del Consiglio.
L’oratorio come detto viene completato tra il 1649 ed il 1658.
Aspetto esterno
La semplice facciata esterna (che prosegue il prospetto laterale del convento di San Carlo) in pietra e in mattoni, contrasta con la ricca decorazione in stile barocco che decora l’interno.
Interno
L’interno si presenta come un grande ambiente a pianta rettangolare coperto da volta a botte.
A destra e sinistra si possono notare i quattro altari laterali intervallati dalle graziose cantorie poste nella parte superiore, a ridosso del cornicione di imposta della volta.
Nel 1663 vengono elencati quattro altari (altare maggiore, di Sant’Eligio, di San Francesco Saverio, della Madonna di Loreto, oggi altare di santo Stefano, dell’Immacolata Concezione); nel 1728 se ne contano altri tre, oggi non più esistenti.
Non è escluso che la oro perdita sia dovuta agli smantellamenti degli apparati decorativi barocchi operati nelle chiese tra il XIX e il XX secolo.
ALTARE MAGGIORE
dedicato a San Giovanni Battista, presenta una splendida macchina d’altare tripartita da due colonne corinzie, con ai lati due nicchie centinate ospitanti le statue di San Feliciano e di San Sebastiano; realizzata nel 1657 a spese di Giovanni Battista Gerardini, che finanziò il rispettivo quadro, l’opera fu eseguita dallo scultore-stuccatore Giuseppe Scaglia, uno degli artisti più stimati del periodo, figlio di uno scultore di origini francesi e residente a Perugia.
Giuseppe eseguì numerose opere a Foligno, quasi tutte perdute in seguito agli smantellamenti degli apparati decorativi barocchi operati nelle chiese tra il XIX ed il XX secolo.
Tra queste anche una bella cappella in stucco per l’attigua chiesa di San Carlo.
Notevoli le due statue poste ai lati: San Feliciano, patrono di Foligno, raffigurato in abiti vescovili, e San Sebastiano, il famoso santo invocato contro la peste.
La tela (Decollazione del Battista) fu commissionata a Giovan Battista Michelini, pittore folignate richiestissimo e attivo nella maggior parte dei palazzi signorili della città.
La scelta del soggetto non è casuale, considerando l’importanza della figura di San Giovanni Battista per la confraternita, nota anche col titolo di San Giovanni Decollato o di Giovanni degli Impiccati.
Attualmente il dipinto si trova nel Palazzo Vescovile ed è stato sostituito da un’opera di Carlo Botti, pittore folignate ottocentesco, cioè il Sacro cuore di Gesù, del 1899.
Michelini eseguì anche la piccola tela che si vede sulla cimasa, che rappresenta la Madonna della Misericordia (che protegge i membri della confraternita sotto il suo grande mantello): il 20 novembre 1664 il pittore firmò il contratto dove si stabilivano in dettaglio i termini dello svolgimento del lavoro e il relativo compenso (realizzazione del lavoro entro un anno, per un compenso ragguardevole di 80 scudi).
Dagli inventari redatti per volere del vescovo Battistelli (1728), apprendiamo che dietro a questo quadro veniva conservata un’immagine miracolosa in legno dorato e argentato rappresentante il Cristo Risorto.
I due angeli posti nella parte alta dell’altare aprono le braccia accompagnando lo sguardo del fedele verso l’immagine centrale della Madonna della Misericordia.
Nella zona sovrastante il portale di ingresso si trovava l’organo realizzato da Luigi Galligani nel 1793 nella famosa bottega folignate di via Santa Caterina, dove l’organaro ha operato tutta la vita e dove muore il 21 gennaio 1827 (era nato il 7 gennaio 1741 da Giuseppe e Anastasia Fontana).
Foligno ebbe una tradizione notevole di produzione di organi, che oggi si è incentrata sul restauro degli stessi grazie all’attività di artigiani specializzati nel settore.
Gli altari presenti attualmente all’interno dell’oratorio, senza considerare l’altare maggiore, sono quattro, e sono caratterizzati da un fastigio architettonico con cornici ed elementi decorativi (come angeli, fiori, frutti, ecc.) in stucco.
Gli angeli in coppia posti ai lati di ciascun altare recano in volo gli stemmi delle famiglie che patrocinarono la realizzazione dello stesso altare.
Gli stucchi sono probabilmente opera di Gioacchino Grampini (metà ‘700).
ALTARE DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE (primo altare della parete sinistra)
E’ ornato da una tela settecentesca attribuita al pittore siciliano (di Palermo) Gaetano Sortini, vissuto tra il 1715 ed il 1786, che rappresenta la Madonna con le sante Rosa da Lima e Angela da Foligno.
Nel tondo in alto è raffigurato San Francesco d’Assisi.
L’opera è attribuita al Sortini sulla base delle strettissime affinità con la tela che si trova nella chiesa di San Salvatore a Foligno raffigurante la Madonna col Bambino e San Stanislao Kotska (datata e firmata 1776).
Santa Rosa, il cui nome di battesimo era Isabella, nacque a Lima nel 1586 da una nobile famiglia di origine spagnola.
Le fonti raccontano che a tre mesi sarebbe stata trovata nella sua culla circondata da rose, tanto che il giorno della cresima il vescovo la chiamò Rosa.
Aspirò alla vita religiosa sin da piccolissima,e visse una vita di preghiera, penitenza, digiuni, e privazioni.
A 21 anni entrò a far parte del Terz’ordine Francescano; morì a 31 anni.
Diversa la vita di Angela da Foligno, dichiarata santa nel 2013 da Papa Francesco.
Essa si convertì nel 1285 dopo aver vissuto una vita “selvaggia, adultera e sacrilega“; dopo la morte del marito, dei figli e della madre, entrò anch’essa a far parte del Terz’ordine Francescano iniziando a vivere secondo l’esempio di San Francesco.
Nella tela Santa Rosa e Santa Angela da Foligno si inginocchiano al cospetto della Vergine; Rosa è riconoscibile per la corona di fiori che porta in testa (rose appunto), e sulla quale Maria stende la sua mano benevola; Angela invece mostra alla Vergine la croce che tiene tra le mani.
Nel tondo in alto, la presenza di san Francesco non è casuale ma si lega a alle scelte di vita delle due sante, appartenute entrambe al Terz’ordine Francescano.
ALTARE DI SAN FRANCESCO SAVERIO (secondo altare della parete sinistra)
Presenta una tela seicentesca raffigurante San Francesco Saverio, santo evangelizzatore vissuto tra il 1506 e il 1522, che con sant’Ignazio di Loyola fece parte del nucleo di fondazione della Compagnia di Gesù.
Nel tondo in alto è dipinta un’immagine di San Giovanni Evangelista.
Questa opera è attribuita al Michelini.
ALTARE DI SANTO STEFANO (primo altare della parete destra)
Fu edificato dopo quelli di San Francesco Saverio e dell’Immacolata Concezione.
La tela, realizzata da anonimo pittore del XVIII secolo, raffigura il martirio di San Lorenzo, che morì dilapidato.
Nel tondo in alto si vede un dipinto che raffigura la Madonna col Bambino.
ALTARE DI SANT’ELIGIO (secondo altare della parete destra)
Esso fu costruito per committenza dei membri dell’arte dei ferrari, orefici e argentieri ed ospita una tela probabilmente opera di Giovan Battista Michelini.
La composizione è dominata dalla notevole figura di Sant’Eligio, il santo francese invocato come patrono degli orefici, solitamente rappresentato, come in questo caso, con il bastone pastorale.
Egli si inginocchia al cospetto della Vergine col Bambino mostrandole il contenuto del vassoio retto dal piccolo angelo in basso a sinistra, ovvero dei preziosi (ori e argenti), che alludono all’attività dell’arte committente.
Il palazzo sullo sfondo al di là dell’arco classicheggiante riproduce probabilmente il palazzo comunale di Foligno come si presentava all’epoca.
La composizione è curata fin nei dettagli sia per quanto riguarda gli ambienti che i personaggi, riccamente abbigliati.
Proprio perché condotta con maestria e sapienza pittorica, la tela è considerata dalla critica il capolavoro del Michelini.
Giovan Battista Michelini nacque a Foligno nel 1606, perciò spesso è indicato col soprannome “il Folignate“.
La data si desume da un documento del 1664, riguardante un progetto di affresco della cupola del duomo di Foligno, in cui il Michelini dichiara di avere 58 anni.
La sua morte, avvenuta nel 1679, è annotata nel registro dei morti del Duomo di Foligno, dove viene descritto come “pictor celeberrimus”.
L’abbondante produzione pittorica del Michelini, ricostruita per la maggior parte su base attributiva, è concentrata tra Foligno (dintorni compresi) e Gubbio.
Sebbene Lanzi lo collochi tra gli allievi di G. Reni, è tuttavia più plausibile pensare a una conoscenza mediata attraverso le opere di gusto classicistico di pittori attivi in Umbria in quel periodo, come N. Quillerier, G.F. Guerrieri, A. Polinori, A.M. Fabrizi.
Dal punto di vista stilistico si può distinguere una prima fase, intorno al 1630, di orientamento tardomanieristico.
Tra il quarto e il quinto decennio del secolo, invece, si assiste a una evoluzione dello stile del Michelini verso il classicismo romano.
La Madonna col Bambino e S. Eligio nella chiesa di S. Giovanni Decollato, detta La Misericordia, a Foligno, datata al 1643-44, è opera da ricondurre a questa fase classicista.
L’unico affresco ancora esistente nell’oratorio è sulla grande lunetta che sovrasta l’altare che rappresenta Cristo in Gloria con gli angeli.
La prof.ssa Rita Fanelli Marini lo attribuisce al pittore folignate Mariano Piervittori (1818 – 1888) datandolo negli anni compresi tra il 1855 e il 1865.
Altri lo ritengono opera del Michelini.
Nota
Ringrazio la Prof.ssa Maria Carla Cicciola (Insegnante di Storia dell’Arte) ed il prof. Dario Barbabella (Insegnante di Francese) per avermi fornito i testi e per aver ottimamente coordinato nell’illustrazione i ragazzi dell’Istituto Tecnico Economico “Feliciano Scarpellini” di Foligno.