Oratorio di San Giovanni decollato – Città di Castello (PG)

La chiesa è oramai sconsacrata e utilizzata come sala per conferenze e convegni.

 

Cenni Storici

Sono decisamente scarse le notizie di natura storico artistica che ancora oggi possono rintracciarsi al riguardo data ex chiesa di San Giovanni Decorato, contrariamente alla ben più corposa documentazione riguardante la Compagnia (o Confraternita) d San Giovanni Decollato che ivi operava, un sodalizio documentato fin dal XIV secolo e soppresso solo nel 1942.
Le fonti cartografiche ad oggi note documentano e descrivono la ex chiesa ed in generale tutto il complesso pressoché nella loro fisionomia attuale, infatti la ex chiesa si presenta oggi nelle semplici e regolari forme in cui é stata originariamente realizzata.
Disposta sostanzialmente secondo l’asse est-ovest col fronte prospiciente un’altra Chiesa, quella dedicata a San Girolamo oggi ricompresa nel complesso dei Seminario Vescovile, è ubicata ad angolo tra due vie pubbliche.
La chiesa ha cambiato destinazione d’uso ed è stata ristrutturata negli anni 2019/2021 ed ha interessato le struttura, le rifiniture interne, la pavimentazione, gli impianti tecnologici, l’illuminazione, gli infissi, gli oscuranti, lo schermo per proiezioni, il consolidamento lapideo esterno e il recupero degli affreschi.
Inoltre si è provveduto alla collocazione adeguata dei dipinti di grandi dimensioni, oggi fruibili al pubblico.
I lavori sono stati eseguiti dalla Diocesi di Città di Castello con il contributo dell’8xmille e Conferenza Episcopale Italiana.
 

Aspetto esterno

Il fabbricato ha il proprio ingresso principale su Via San Girolamo dove un portale in pietra concluso da un arco a sesto acuto con soprastante finestra rettangolare ne individua l’accesso all’interno di una semplice facciata, un tempo con ogni probabilità finita ad intonaco, ma che ora mette a nudo la struttura resistente in pietra della muratura portante, conclusa sulla sommità da un timpano marcato dal leggero profilo della struttura della copertura a due falde.
Nella parete destra l’edificio presenta una porta di accesso laterale impreziosita da modanature in pietra arenaria di chiara fattura rinascimentale; si notano anche tracce di in antico portale in pietra (stipite ed architrave) con soprastante edicola pensile cuspidata, riferibile al XIV secolo, realizzata parte in pietra e parte in laterizio con incastonato un minuscolo bassorilievo in marmo rappresentante un viso d’angelo; edicola che a suo tempo conteneva un’immagine di San Giovanni Battista, rimossa al fine di prevenirne un irrimediabile degrado ed oggi collocata all’interno dell’edificio.
La presenza sulla parte terminale dello stipite destro del portale di una Stella di David scolpita sulla pietra arenaria, ha fatto ipotizzare, probabilmente a ragione, che il fabbricato possa anche essere riferibile alla presenza di una comunità ebraica documentata in loco sin alla fine del 1500.
Il campanile della ex chiesa non è visibile dalla due via pubbliche; del tipo a vela a due fornici a tutto sesto i privi di campane, anch’esso di semplici forme, realizzato con una sottile struttura muraria in laterizio a vista che termina cui un timpano a due spioventi.
 

Interno

L’interno della ex chiesa si presenta in un’unica navata composta di quattro moduli successivi pressoché di eguale dimensione, delimitati negli angoli da pilastri, caratterizzati nel profilo dalla presenza di una parasta; i pilastri sorreggono un impianto voltato a crociera realizzato in mattoni in laterizio disposti per taglio, ottenuto con archi policentrici.
L’impianto voltato settecentesco è finito ad intonaco, tinteggiato ed impreziosito nella zona intradossale da modanature e decorazioni a stucco che nella porzione centrale della volta si emancipa dal sistema strutturale ed accentua, con movimenti curvilinei, l’effetto di rigonfiamento della volta.
Le pareti dell’aula e del presbiterio si presentano semplici ed oggi tutte tinteggiate monocrome; la pavimentazione è tutta in cotto.
Mancato i tre altari che venivano descritti come presenti nell’inventano elaborato da parte della Confraternita nell’anno 1802; quello maggiore, posto nella zona presbiteriale, ed i due laterali dei quali oggi se ne possono vedere solo le tracce soprattutto nei segni lasciati nella pavimentazione.
Entrando dalla porta principale troviamo sulla parete destra un grossa struttura in ferro dove all’interno sono presenti grosse bacheche a scorrimento che conservano tre grossi dipinti, provenienti dall’adiacente chiesa di San Sebastiano, nell’ordine:
La gloria di San Sebastiano attribuito a Giovanni Ventura Borghesi dipinto nel XVII sec.
La nascita di San Sebastiano di Virgilio Ducci sempre del XVII sec.
Flagellazione di San Sebastiano di Giovanni Battista Pacetti detto Sguazzino del XVII sec.
Nella campata successiva troviamo la nicchia che sovrastava l’altare laterale destro con un dipinto che raffigura la Madonna in trono con Bambino tra Santi e Angeli; l’affresco è datato 1495 ed è stato attribuito all’ambito della scuola del Signorelli.
Nell’intradosso sinistro sono raffigurati San Giovanni Battista e Santa Caterina d’Alessandria, mentre nell’intradosso destro un Santo Vescovo e Santa Chiara.
Oltre la porta laterale c’è l’affresco con San Giovanni Battista staccato dall’edicola pensile posta all’esterno della chiesa.
Nel presbiterio nella parete d’altare l’affresco della nicchia raffigura il Battesimo di Cristo dove gli esperti hanno stabilito che si tratta dell’opera di un seguace di Luca Signorelli attivo a Città di Castello verso la fine del XV secolo.
Purtroppo la parte inferiore è coperta dallo schermo per la proiezione di diapositive in quanto la sala è ora dedicata a conferenze e dibattiti.
Nella parete sinistra troviamo la nicchia che sovrastava un altare laterale con un dipinto che è scomparso, si notano solo la luna ed il sole e alla base un paesaggio.
La chiesa conservava anche uno stendardo di scuola Signorelliana che era nella disponibilità della Confraternita e raffigurante da un lato il Battesimo di Cristo e dall’altro il Battista benedicente e scene della sua vita, che veniva usato nei riti processionali si tratta di olio su tela, 168 x 102 cm conservato nella Pinacoteca Comunale di Città di Castello.
 

Compagnia di San Giovanni Decollato

La Compagnia di San Giovanni Decollato è documentata dal 1367; fu aggregata alla Compagnia di San Giovanni Decollato di Roma il 19 maggio 1641 ed infine fu soppressa nel 1942 e i suoi beni passarono al Seminario Vescovile di Città di Castello.
Nel fascicolo di risposta al questionario del vescovo Letterio Turchi presentato in occasione della visita pastorale dell’anno 1851 da parte di Pasquale Baldeschi, depositario della compagnia, tra l’altro si trova la copia dei capitoli e delle regole della Compagnia di San Giovanni Decollato di Città di Castello stabilite nel settembre del 1726.
Da questi documenti si ricava che gli ufficiali dell’associazione, eletti ogni tre anni, erano i seguenti: priore, sottopriore, numero dei dodici, cappellano, cancelliere e depositario.
I fratelli non potevano superare il numero di ottanta ed entro due mesi dall’ingresso nella compagnia dovevano confessarsi e comunicarsi nella Chiesa di San Giovanni Decollato e fornire della cera.
I più morigerati e devoti tra i confratelli insieme al cappellano, recatisi alle carceri, attendevano i condannati a morte che, ricevuta la sentenza, venivano accompagnati all’altare della cappella della compagnia per pregare, assistere a una o più messe e ricevere il viatico: infatti il fine principale della confraternita era quello di fornire consolazione ai giustiziati, assistiti fino al patibolo, e di celebrarne il funerale.
Tra gli obblighi della compagnia c’era quello di celebrare la festa di san Giovanni Battista, di intervenire nelle processioni cittadine del Corpus Domini, di San Florido e del Signore legato alla colonna e di “fare l’ora” in cattedrale il giorno del mercoledì santo.
Nel verbale di visita pastorale del vescovo Giovanni Muzi del 24 aprile 1826, si scrive che la Chiesa di San Giovanni Decollato è posta entro i limiti della Parrocchia di San Michele Arcangelo.
Nel manoscritto dell’anno 1730 circa di Alessandro Certini “Memorie delle chiese e monasteri tifernati“, tra l’altro, si annota che il sacco nero era la veste usata dalla Compagnia di San Giovanni Decollato nelle processioni, come quella ad esempio del Corpus Domini in cui veniva portato in corteo uno stendardo dipinto in entrambi i lati, in uno dei quali era raffigurato san Giovanni Battista.
I confratelli, sia chierici che laici, facevano tutto quello che era lecito e possibile fare per la salvezza dell’anima dei condannati all’impiccagione poi sepolti nella Chiesa di San Giovanni Decollato, nelle cui logge veniva bruciato il capestro (corda usata per impiccare i condannati).
 

Nota di ringraziamento

Ringrazio sentitamente l’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Città di Castello nella persona di Federica Taddeucci per avermi fornito le foto degli affreschi della nicchia d’altare e della nicchia laterale destra.
Ringrazio altresì il Comune di Città di Castello nella persona di Silvia Palazzi per avermi procurato la foto dello stendardo processionale del Signorelli conservato nella Pinacoteca Comunale e recentemente restaurato.
 

Fonti documentative

Cartellonistica in loco prodotta dall’Arch. Luca Massetti.

https://www.beweb.chiesacattolica.it/enti/ente/587/Compagnia+di+San+Giovanni+Decollato+di+Citt%C3%A0+di+Castello

 

Mappa

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