Museo Utensilia – Morro d’Alba (AN)
Cenni Storici
Il Museo Utensilia è una raccolta didattica di tutti quegli utensili utilizzati dai mezzadri per i lavori nei campi e per la vita quotidiana in casa e fuori di essa. Arnesi piccoli e grandi forgiati dalle mani dei contadini in base alle materie prime che l’ambiente naturale in cui vivevano poteva fornire a seconda del susseguirsi delle stagioni. Il musco fu inaugurato il 17 maggio del 1986 su idea di Sergio Anselmi, storico, scrittore, accademico e intellettuale che insegnò storia economica nelle Università di Ancona e di Urbino, coordinatore della rivista storica Proposte e ricerche. Economia e società nella storia dell’Italia centrale e fondatore, del Museo di storia della mezzadria di Senigallia, che ha diretto fino alla morte (2004) e che oggi porta il suo nome. L’odierna collezione è frutto delle donazioni degli stessi abitanti di Morrò d’Alba che hanno collaborato attivamente alla crescita e allo studio di questo istituto museale, che si rivela documento vivo per la conoscenza di tradizioni e culture ormai scomparse. Il Museo ha avuto come sede iniziale i locali dell’ex scuola media di Morrò d’Alba, ma, dal 2008, ha acquisito come nuovo domicilio i sotterranei del Camminamento La Scarpa risanati e riportati alla luce grazie a una lunga e attenta opera di restauro curata, assieme all’allestimento del Museo, dagli architetti Ermanno Tittarelli e Giuseppe Sgura.
Le Grotte
Queste suggestive grotte che percorrono in maniera disomogenea l’intera cinta muraria della Scarpa, costituendo un vero e proprio paese sotterraneo, risalgono probabilmente al XIV-XV secolo e raggiunsero la massima estensione nel corso del Settecento. C’è chi ipotizza che l’uso di tali ambienti sia anche legato ad antiche tecniche anti-ossidionali, atte cioè per resistere agli assedi e chi, anche in funzione delle articolate geometrie sotterranee, ipotizza significati più misteriosi ed esoterici. Il piano occupato dalla collezione museale mostra caratteri architettonici eterogenei per struttura e dimensione con coperture con solai di travi di legno alternate a grotte con ampie volte a botte cilindrica o ribassata che prendono luce da piccole finestre che si affacciano lungo tutto il perimetro della cerchia muraria. Il piano inferiore, con i suoi intrecci di cunicoli, è invece l’ambiente più antico nato probabilmente con la costruzione della Scarpa tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo. A differenza del piano superiore, i locali più profondi, fin’oggi quasi sconosciuti perché invasi da detriti e terra, hanno una certa omogeneità strutturale; sono stati scavati nell’arenaria e rivestiti in laterizio, con volte a botte di mattoni posti in foglio (utilizzati in verticale) e piccoli cornicioni creati da laterizi sporgenti. Questi cunicoli rettilinei seguono direzioni e sviluppo autonomo rispetto alle sale soprastanti, hanno una larghezza costante che oscilla tra 1,20 e 1,50 metri e un’altezza che non supera i 2,40 metri. Durante i lavori di sterramento di alcuni locali e rinvenuta una “latrina”, intesa con l’antico significato popolare di un luogo al di fuori della casa adibito a servizio, appartenuta alla facoltosa famiglia che abitava la casa soprastante tra la fine del XIX e i primi del XX secolo. L’ambiente si presenta semplice ed essenziale, ma descrive bene la prima tipologia di bagno domiciliare, in un’epoca in cui pochi potevano fregiarsi di tale comodità. Il muro del bagno, costruito in calcestruzzo a ridosso della piccola finestra che guarda fuori della cinta muraria, contiene un arcaico vespasiano su sedile, mentre all’esterno vi è un più recente lavatoio destinato al bucato domestico per il quale si utilizzava l’acqua del pozzo a mattoni posto sull’altro lato della stanza.