Museo Paleontologico – Serravalle del Chienti (MC)

Nel Museo paleontologico di Serravalle si possono trovare resti di ippopotami, elefanti, cervi e rinoceronti; questi erano i principali animali che costituivano l’associazione faunistica presente nell’altopiano di Colfiorito circa un milione di anni fa.

 

Cenni Storici

I giacimenti fossiliferi scavati a partire dal 1986 nelle località di Collecurti e Cesi sono riferibili a sequenze sedimentarie di origine fluvio-lacustre e sono databili a 900.000 e 700.000 anni fa.
L’intera area dei rinvenimenti era interessata da ampi bacini lacustri originati dalla tettonica distensiva dell’Appennino Umbro-Marchigiano dei quali ancora oggi testimonianza la Palude di Colfiorito.
Un ulteriore elemento che ha contribuito al rimodellamento del paesaggio è stato certamente il marcato sollevamento della catena appenninica con un innalzamento di alcune centinaia di metri delle quote altimetriche.
Le importanti variazioni climatiche pleistoceniche causarono grandi mutamenti ambientali con rilevanti eventi migratori da parte della fauna, mutamenti del paesaggio e della flora.
II giacimento di Collecurti costituisce ad oggi, il sito più antico e rappresentativo in Italia delle associazioni faunistiche della fine del Pleistocene inferiore (Galeriano).
Un milione di anni fa, il paesaggio di Collecurti era caratterizzato da abbondanti corsi d’acqua permanenti, con laghi e paludi circondati da spazi erbosi e boscosi, con clima mite.
Dal giacimento di Collecurti provengono: ippopotamo (Hippopotamus antiquus), rinoceronte (Stephanorhinus hundsheimensis), elefante (Mammuthus Archidiskodon meridionalis vestinus), bovide (Leptobos sp.), canidi (Canis arnensis e Canis xenocyon falconeri), cervidi (Praemegaceros gr. verticornis e Pseudodama sp.), orso (Ursus sp.), ienidi e roditori (Microtus pliocenicus).
L’intervallo cronologico che separa i giacimenti di Collecurti e Cesi fu caratterizzato da un generale raffreddamento ed inaridimento del clima con caratteri glaciali.
II paesaggio era composto da piccoli bacini lacustri contornati da ampie praterie erbacee e boschi prevalentemente di conifere, come documentato dai numerosi dati pollinici raccolti.
L’associazione faunistica di Cesi, riferibile a 700.000 anni fa, si sviluppò in condizioni climatiche nuovamente miti, in un contesto ambientale lacustre, con la presenza costante dell’ippopotamo associato all’elefante, il rinoceronte e la tigre dai denti a sciabola, ma mette anche in luce in modo più marcato rispetto a Collecurti, l’arrivo di nuove specie, adatte ad un clima più fresco, come il bisonte, l’orso, il cavallo e nuove specie di cervidi.
Il deposito fossilifero di Cesi ha restituito i resti di: tigre dai denti a sciabola (Hornotherium sp.), ippopotamo (Hippopotamus sp.), rinoceronte (Stephanorhinus hundsheimensis), elefante (Elephas sp.), cavallo (Equus bressanus-sussenbornensis), cervidi (Dama clactoniana, Megaceroides solilhacus e Cervus elaphus), bisonte (Bisons schoetensaki).
La sequenza stratigrafica fluvio-lacustre è sigillata alla sommità da depositi cineritici vulcanici provenienti dal vulcanismo tosco-laziale databili a 500.000 anni fa.
 

Gli Scavi

A seguito delle prime segnalazioni di denti e ossa fossili ritrovati dagli allevatori locali nel corso degli anni 70, nel 1986 ebbero inizio le prime ricerche e ricognizioni di superficie da parte del tecnico e studioso Mauro Magnatti dell’Università di Camerino.
Le aree interessate erano poste tra le frazioni di Popola, S. Martino, Cesi , Voltellina e Collecurti, al confine umbro-marchigiano.
Grazie alle testimonianze degli agricoltori locali, che con le arature sollevavano i fossili dal sottosuolo, le ricerche si concentrarono nell’area di Collecurti.
I rinvenimenti di Mauro Magnatti e del Prof. Giovanni Ficcarelli dell’Università di Camerino vennero sottoposti all’attenzione della Dott.ssa Mara Silvestrini della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche al fine di organizzare delle campagne di scavo per il recupero dei fossili.
Nel corso delle ricerche venne coinvolta anche l’Università di Firenze con il paleontologo Prof. Paul Mazza ed il Museo Paleontologico di Firenze con il Sig. Francesco Landucci.
Il parere favorevole dell’allora ispettrice Dott.ssa Mara Silvestrini portò all’inizio dei primi scavi.
Negli anni 1987-1988 furono effettuate le prime campagne di indagini che portarono al recupero di crani e mandibole di ippopotamo, una zanna di elefante e numerosi altri resti faunistici.
Dal 1989 al 1992 per lo scavo stratigrafico del deposito fossilifero di Collecurti venne coinvolta la Cooperativa Pangea coadiuvata dagli studenti dell’Università di Camerino.
Dal 1993 al 1995 gli scavi si svolsero presso il deposito fossilifero di Cesi, e furono organizzati dal Museo delle Scienze dell’Università di Camerino con il coordinamento sul campo del Dott. Alessandro Blasetti e la collaborazione delle Università di Firenze e Liegi.
Ulteriori ricerche di superficie permisero di segnalare anche aree di rinvenimento nei pressi delle frazioni Collelepre e della Torre di Percanestro.
Le attività di scavo, dal 2004 in poi, proseguirono presso il giacimento di Collecurti; contestualmente furono portati avanti i restauri dei reperti, anche grazie alla creazione del Laboratorio di Restauro allestito presso il Comune di Serravalle di Chienti.

Aneddoti e leggende

Le zanne rinvenute durante i lavori agricoli venivano erroneamente attribuite dagli abitanti locali al passaggio del cartaginese Maarbale, generale di Annibale, con i suoi elefanti, in lotta contro Roma durante la secondo Guerra Punica (218 -202 a.C.).
Oggi sappiamo che questi fossili sono la testimonianza di un passato molto più remoto.
 

Modificazioni climatiche e Ambientali, Glaciazioni e Migrazioni

Nel corso del Pleistocene (da 2.6 milioni a 10.000 anni fa) vengono registrate importanti modificazioni del clima e del territorio legate ad una sempre crescente instabilità climatica che nel passato fu associata a cinque principali glaciazioni, studiate agli inizi del XX secolo nella regione alpina e che presero il nome di: Donau, Gunz, Mindel, Riss, Wurm.
Oggi, attraverso lo studio degli isotopi dell’idrogeno presenti nelle carote di ghiaccio delle calotte polari e nei gusci dei foraminiferi planctonici, sappiamo che durante il Pleistocene sono avvenuti ben 52 cicli di alternanza caldo-freddo di sempre crescente intensità.
Le glaciazioni, caratterizzate da un raffreddamento climatico generale furono alternate a periodi a clima temperato-caldo con variazioni di umidità e aridità; l’alternanza di queste fasi climatiche ha generato importanti cambiamenti:
• Modificazione dell’estensione dei ghiacciai
• Variazione del livello marino con oscillazione delle linee di costa
• Estesi processi erosivi e sedimentati
• Variazione di temperatura e umidità che portarono alla formazione di suoli differenziati e di diverse associazioni animali e vegetali.
Gli effetti delle glaciazioni stimolarono e facilitarono nel Pleistocene inferiore (circa 1 milione di anni fa) le migrazioni di gruppi di Homo erectus dall’Africa all’Europa attraverso le penisole iberica, italiana e balcanica; questi gruppi umani si stabilirono nelle aree meridionali a clima temperato.
La presenza umana nella penisola italiana nel Paleolitico inferiore ha le sue più antiche sporadiche attestazioni tra 1 milione e 850.000 anni fa.
Tra 700.000 e 500.000 anni fa la presenza umana è sempre più consistente e aumenta il numero di siti rinvenuti con un costante crescendo che prosegue anche nel periodo Acheuleano tra 500.000 e 150.000 anni fa.
in alcuni casi le più antiche evidenze archeologiche di siti umani databili al Paleolitico Inferiore sono associate a giacimenti fossiliferi rappresentativi delle faune locali dell’epoca come nei casi di Monte Peglia in Umbria, con l’associazione a resti faunistici tra cui la tigre dai denti a sciabola (Homotheriurn sp.) e Isernia in Molise, contestualmente a numerosi mammiferi tra cui l’Elephas antiquus e l’Hippopotamus antiquus.
 

Il Museo

Il Museo Paleontologico Archeologico di Serravalle di Chienti è nato nel 2002 da un progetto sinergico tra Comune, Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche e Università di Camerino.
Al suo interno sono presenti i reperti fossili rinvenuti nei giacimenti fluvio-lacustri delle località Cesi (700.000 anni fa) e Collecurti (900.000 anni fa).
Questo patrimonio di inestimabile valore storico, rappresenta una delle peculiarità del Comune di Serravalle di Chienti.
Il percorso museale sarà a breve riorganizzato e completato, per far spazio a nuovi reperti paleontologici e archeologici restaurati di recente e riferibili agli scavi di Collecurti e alle acquisizioni dovute agli sbancamenti dell’asse viario Val di Chienti per il lavori del Quadrilatero Marche-Umbria.
La struttura verrà anche potenziata con aule didattiche per lo svolgimento di laboratori di archeologia sperimentale, alcuni dei quali già in funzione, come il laboratorio di simulazione di scavo archeologico.
 

Fonti documentative

Cartellonistica in loco

https://www.regione.marche.it/Regione-Utile/Cultura/Ricerca-Musei/Id/183/SERRAVALLE-DI-CHIENTI-MuPA-Museo-Paleontologico-Archeologico

 

Da vedere

Scavi paleontologici di Collecurti
 

Mappa

Link alle coordinate: 43.072021 12.951944

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