Museo di Arte Sacra (chiesa di San Biagio) – Montemonaco (AP)
Cenni Storici
Il museo di Montemonaco, allestito nel 2007 presso l’ex chiesa di San Biagio, antico edificio di culto risalente all’epoca romanica che sorge a ridosso dell’attuale parrocchiale. La chiesa, da lungo tempo inutilizzata, ha riacquistato nuova funzionalità grazie ai recenti restauri che hanno consentito, tra le altre cose, di recuperare due pregevoli altari in pietra risalenti al secolo XVI. La raccolta ospita numerose sculture lignee provenienti dal territorio cittadino, tra cui saranno da ricordare un Crocifisso del XIII secolo proveniente da San Giorgio all’Isola, una Madonna di arte abruzzese-marchigiana degli inizi del XVI secolo, alcune superbe opere del Seicento realizzate per la chiesa di Tofe, come l’Angelo Custode, la Madonna di Loreto di Sebastiano Sebastiani ed un’altra scultura di eguale soggetto esposta a Toronto nel 2002 in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù. Dalla chiesa di Vallegrascia proviene un raro paliotto in cuoio impresso e dipinto degli inizi del XVII secolo, mentre della chiesa di Isola San Biagio si espone una croce processionale datata 1788. Tra i dipinti, oltre alla Madonna del soccorso (1521) del pittore amandolese Giulio Vergari e ad una Madonna del Rosario databile alla fine del XVI secolo, è stata presentata per la prima volta la pala con San Biagio e Sant’Antonio Abate, recentemente scoperta ed attribuita a Pier Leone Ghezzi (1674-1755). Si tratta di un’importante opera giovanile che va ad incrementare i lavori lasciati nelle Marche dall’artista romano originario di Comunanza, riconosciuto tra i principali pittori del suo tempo, come attestano, tra l’altro, i titoli di Accademico di San Luca, di pittore della Camera Apostolica e la protezione concessagli dai pontefici e dalle più prestigiose famiglie dell’Urbe.
La chiesa romanica di S. Biagio
La chiesa romanica di S. Biagio ha origini medievali e venne eretta probabilmente tra il XIV e il XV secolo. Prima di piccole dimensioni, venne ampliata per far fronte ai bisogni di una popolazione in continua crescita. Nell’ampliarsi la chiesa inglobò parte delle mura castellane e un torrione difensivo, poi torre campanaria. Con un alula ad una sola navata e delle finestre trilobate, la chiesa si presenta semplice e scarna. Al di sopra del portale laterale troviamo scolpita una piccola croce tra due conchiglie ed un concio decorato con delle stelle incise sulla pietra. All’interno, sulla parete sinistra, sono presenti due altari, l’uno del 1579 reca la scritta:
“Dominus Ioannes de Philippis, 1579′
e contiene una tavola rappresentante i santi Antonio e Biagio. L’altro altare, del 1530, invece reca la scritta:
“Virgilius Tuctius. 1530. Iordano. R”
all’interno di quest’ultimo altare troviamo un crocifisso. Sulla parete appare un piccolo affresco raffigurante il santo titolare della chiesa. San Biagio viene rappresentato con in mano lo strumento del suo martirio, cioè il pettine per cardare la lana, uno strumento ben noto alla popolazione del luogo la cui economia si basava principalmente sulla manifattura laniera e conciaria.
Fonti: Vittori Augusto, Montemonaco: nel regno della Sibilla appennina, libreria editrice fiorentina, 1938.
E’ un edificio di origine romanica, più volle rimaneggiato, caratterizzato nel lato destro da due altari cinquecenteschi pietra arenaria e, nella parete di fondo, da un grande arco a sesto acuto, oggi tamponato, che forse doveva aprirsi nell’ambiente del presbiterio, inglobato nella contigua chiesa di San benedetto. Sotto il pavimento sono visibili le costruzioni a volta di alcune tombe portate alla luce nel corso di recenti restauri. E’ da notare e ammirare la semplice ed austera facciata in pietra tufacea, il gioco magnifico delle travature e l’interno della vasta navata, illuminata dalle leggiadre finestre trilobate ogivali. E’ così chiamata per distinguerla dalla chiesa omonima “extra moenia”, dislocata nella frazione di Isola San Diagio, sempre nel ieiitorio di Montemonaco. Si tratta della prima chiesa parrocchiale sorta probabilmente attorno all’anno mille, gestita dai Monaci Farfensi dell’abbazia di Santa Vittoria in Matenano, che in questi avevano priorie, terre e boschi: è stata parrocchia fino al 1827, quando il titolo e passato alla chiesa di San Benedetto. Montemonaco viene citato nel Chronicon come possesso farfense già pochi anni prima del Mille. Essa è dedicata a San Biagio, vescovo e martire, invocato nel Medioevo contro i mali delle vie respiratorie dovuti al freddo invernale. La sua costruzione, in stile gotico, risalente con tutta probabilità alla metà del XIV secolo, ha utilizzato le mura castellane per una parete ed un torrione per la torre campanaria. Sostituiva una chiesina di stile romanico, del 1250 circa e poi ingrandita perchè insufficiente ai bisogni della popolazione. L’abside gotica con costoloni elegantissimi e la torre campanaria vennero inclusi nella chiesa di San Benedetto. San Biagio fungeva anche da cimitelo urbano fino a quando non venne costruito quello pubblico. All’interno sono visibili due luoghi di sepoltura lungo il pavimento della navata. Nel ‘500 si affiancò alla vetusta e piccola chiesa ramanico-gotica di San Biagio, quella rinascimentale di San Benedetto abate che reca incisa sul portale la data del 1546. La struttura ospita il museo dell’Arte Sacra, inaugurato il 10 agosto 2007, con una parte di opere lignee provenienti dal territorio. Sculture da Fabriano e dalla Marca Picena, tra cui si segnalano un Crocifisso del XIII sec, una Madonna di arte abruzzese-marchigiana degli inizi del XVI sec. e opere del Seicento come l’Angelo Custode e la Madonna di Loreto di Sebastiano Sebastiani, più un raro paliotto in cuoio impresso e dipinto del XVII sec. e una croce professionale del 1788. Tra i dipindi si annoverano una Madonna del Rosario del XVI sec. e una pala d’aitare con San Biagio e Sant’Antonio Abate, scoperta di recente e attribuita a Pier Leone Ghezzi e una tela intitolata “La Madonna del Soccorso” (1521) opera insigne del pittore Giulio Vergari.
Le mura castellane, costruite intorno al XIII secolo per fortificare e difendere il territorio, circondano interamente Montemonaco, inglobando grandi spazi verdi. Risultano intervallate da ampi e robusti torrioni ove sono ancora visibili le feritoie dalle quali si poteva ostacolare l’avanzata del nemico. Esse erano, un tempo, interrotte soltanto da tre porte che consentivano l’accesso all’abitato: Porta S. Giorgio, Porta S. Biagio e Porta S. Lorenzo. Anche le mura castellane, così come il Palazzo Comunale, risultano essere opera dei numerosi maestri lombardi che operavano nella zona. Tale fortificazione, interamente edificata con tufo locale, risultò fondamentale per la difesa del territorio dai continui attacchi dei comuni limitrofi che insediavano frequentemente i confini della comunità. Parte delle mura castellane venne utilizzata come parete dell’antica chiesa romanico gotica di S. Biagio.
Tratto dal pannello informativo in loco.