Musei del Cappello e Antichi Mestieri – Massa Fermana (FM)
Cenni Storici
Museo del Cappello
Il Museo del Cappello di Massa Fermana è ospitato al piano terreno del Castello dell’antico borgo marchigiano, in alcuni ambienti visibili anche attraverso due ampie finestre che si aprono sulla facciata. Dobbiamo specificare che si tratta del Museo del Cappello di paglia, da tempo produzione tipica della zona, tanto importante e raffinata una volta forniva anche il più celebre mercato fiorentino. Nel locale, messo a disposizione dal Comune per questa lodevole iniziativa, sono esposti antichi macchinari, tipi di trecce di paglia, cappelli e vecchie fotografie. Il tutto per documentare l’antica lavorazione artigianale del cappello di paglia che, un tempo, era una occupazione a cui si dedicavano i contadini quando erano liberi dal lavoro dei campi. Uomini e donne, soprattutto, si riunivano a scegliere gli steli adatti, li intrecciavano per poi affidarli a mani più esperte che cucivano le trecce e ne ricavavano cappelli. Era un lavoro che consentiva un piccolo introito aggiunto alle spesso magre sostanze. Gradatamente da lavoro part time, come diremmo oggi, il lavoro si è specializzato pur conservando caratteristiche di lavorazione artigianale, fino a raggiungere grandi esiti soprattutto con il diffondersi dell’uso della paglietta per uomo e dell’obbligo per le mondine di coprirsi il capo con un cappello di paglia per evitare le insolazioni. Poi i tempi sono cambiati ma a Massa Fermana e nel “distretto” del cappello la produzione non è mai cessata anche se, accanto alla paglia, sono stati introdotti altri materiali. Oggi le numerosissime fabbriche lavorano prevalentemente per il mercato estero. Ma proprio per non dimenticare le antiche “radici”, il Museo viene a celebrare i primi contadini-cappellai, dal cui lavoro tenace e duro tutto ha avuto origine. Il “pezzo” più importante nel museo è sicuramente un torchio per dar forma al cappello, datato al 1700. Tra le macchine più curiose c’è una eguagliatrice per selezionare i fili di paglia dello stesso calibro, chiaramente fatta “in casa” anche con materiali di riciclo; sono infatti delle grandi scatole di latta per pomodori a fungere da imbuti per i fili di paglia da selezionare. Ci sono forme in legno per cappelli, ferri da stiro, torchietti per schiacciare le trecce di paglia, macchine da cucire… E c’è anche il lungo bastone a cui venivano appesi i cappelli che il venditore portava sulle spalle e che, una volta sulla piazza del mercato, veniva posto su un altro bastone appositamente sagomato in modo che rimanesse infisso nel terreno, e si trasformava in una bella mostra di cappelli. Foto d’epoca mettono in evidenza le varie fasi del lavoro, dalla falciatura del grano all’intreccio delle paglie per la produzione dei cappelli. Un tempo, nei lunghi mesi d’inverno, a veglia nelle stalle dove il calore degli animali impediva alle mani di intorpidirsi, i mezzadri realizzavano trecce e rammagliavano cappelli. Un pannello presenta i vari tipi di trecce. Tra i copricapo più antichi in mostra ci sono le pagliette degli elegantoni del primo Novecento, modelli tipici degli anni Cinquanta dello stesso secolo anche quelli usati dalle mondine nonché. Un espositore girevole, infine, visibile dalla piazza, mostra l’attuale produzione “Made in Italy” dei cappellifici del comparto. I preziosi materiali d’epoca sono stati collezionati, in lunghi anni di ricerca, da Renato Serafini, che li ha messi a disposizione del Comitato del Cappello. Serafini da anni raccoglie, in giro per le campagne, questi antichi strumenti, li correda di schede analitiche e li supporta con ricerche d’archivio. Nel museo, infatti, tutto è documentato così da avere un quadro esaustivo della lavorazione della paglia per la produzione del cappello. Un museo dunque da vedere anche perché, posto com’è all’ingresso del borgo, si trova nel percorso d’arte che conduce alla Pinacoteca, al Palazzo dell’Orologio e, soprattutto, alla parrocchiale dove è esposto un meraviglioso polittico del Crivelli.
Ruggero Signoretti
Museo degli antichi mestieri – Massa Fermana (FM)
I pezzi esposti sono gentilmente prestati da Bruno Rastelli, collezionista marchigiano, classe 1938, rappresentante, ora in pensione, della terza generazione di una dinastia di artigiani del settore calzaturiero che ci conferma la sua passione per le due ruote. Dalle gare con i sidecar, alle moto – passione trasmessa al figlio e di cui ha una collezione di mezzi d’epoca – alla “roba antica” come lui stesso l’ha definita. A Massa Fermana, suo comune di residenza, con l’aiuto dell’amministrazione comunale locale Rastelli cura un museo con attualmente circa 60 biciclette e 150 moto di epoca. A testimoniare le origini della sua famiglia di artigiani, il banchetto da lavoro del ciabattino montato su una delle biciclette esposte apparteneva ad un suo avo e risale al 1895. Nel corso degli anni la collezione si è andata arricchendo e nell’anno 2011 è stata aperta una nuova porzione di museo arrivando a contare ben 60 biciclette.