Monastero e Chiesa di Sant’ Andrea Insula Filiorum Manfredi – Costacciaro (PG)

L’abbazia ora è una civile abitazione, resta però ancora una chiesa officiata.

 

Cenni Storici

Fu un monastero benedettino tra il Chiascio e Costacciaro ed oggi il luogo appartiene a questo comune.
Il luogo in cui sorge il monastero, una tondeggiante collinetta sulla piana di Costacciaro con una visuale a 360 gradi che va quasi fino a Gubbio, doveva essere stata un punto strategico sin da tempi molto antichi, infatti sul posto non è difficile notare enormi blocchi squadrati di pietra calcarea ora usati come scalini o come elemento di muratura, ma essendo di chiara fattura romana, in origine dovevano servire o per una fortificazione o non è da escludere per un edificio sacro; la cosa andrebbe sicuramente approfondita in quanto il più delle volte i benedettini per la costruzione dei loro edifici riutilizzavano siti precedentemente adibiti a forme di culto pagano.
Una pietra murata nella parte retrostante la chiesa, ma forse li trasportata e non trovata sul posto, porta incisa il resto di un’iscrizione: “….ROMBOI….II” difficile da interpretare, ma sicuramente riferita alla nobile famiglia ACCORAMBONI di Costacciaro e di Gubbio.
Comunque nei documenti eugubini la località figura come castello “Castrum Insule Filiorum Manfredi“, ma forse più che castello si poteva trattare di una torre in difesa dei monaci e che era sicuramente attiguo al monastero di Insula.
È bene chiarire che “Insula” non significa nel nostro caso della terra circondata da acqua, ma “casa o gruppo di case, isolato da ogni parte, che si dava in affitto ad uno o più inquilini dal proprietario“, o di “ceppo di case poste in isola o palazzo, grande isolato“.
nel territorio eugubino nel medioevo di località con questo appellativo ne esistevano diverse, le più importanti, schedate, sono 3:
1 ) Insula filiorum Manfredi
2) Insula Fusaria
3) Insula Capitali (alias Castrum Capitali)
Insula Filiorum Manfredi negli atti eugubini rappresentava una parte dei possedimenti terrieri attorno al Monastero di S. Andrea.
L’origine del nome si fa risalire al fatto che nell’anno 845 l’allora re d’Italia Ludovico II nominò Monaldo I, Conte di Nocera, Gualdo e Gubbio.
Il nipote, Manfredi ebbe in eredità il territorio di Gubbio e tra gli altri possedimenti alcune Terre che una pergamena riportante l’atto notarile spiega:
I figli di Manfredi sono proprietari del Monastero, Chiesa e Cimitero di S. Andrea“.
Altre pergamene successive citano l’atto con cui i monaci di Fonte Avellana prendono possesso della Badia, e vengono ad officiare la Chiesa di S. Pietro in “Castri Acciari” Costacciaro, l’attuale S. Francesco che all’epoca era ad una sola navata e con i travi di legno).
Nel 1130 Salagrinus, figlio di Daniele, dona alla Canonica di S. Mariano di Gubbio un pezzo di terra in Col Martino, lungo la Scirca, che confina con i beni di S. Andrea de Insula.
La pergamena n. 190 del fascicolo I dell’archivio di Fonte Avellana ci dice che nel 1139 Innocenzo II confermò a Fonte Avellana, che era sotto la sua protezione, il possesso del monastero di Sant’Andrea de Insula dei figli di Manfredo con “castris et villis in comit. Eugubii“.
Una successiva pergamena contenuta nel fascicolo 14° conferma questa assegnazione da parte dell’Imperatore Federico Barbarossa nell’anno 1166.
Il 3 novembre 1187 Gregorio VIII, ad istanza di Filippo priore, e dei suoi monaci prende sotto la sua protezione l’eremo di S. Croce di Fonte Avellana e ne conferma i possessi e diritti, tra cui: “Monasterium Sancti Andree de Insula Manfredi cum capellis et earum pertihentiis“.
Il 24 aprile 1196 Celestino III papa, ad istanza di Alberico priore e dei suoi monaci, conferma all’eremo di S. Croce di Fonte Avellana i suoi possessi e diritti tra cui: “Monasterium Sancti Andree de Insula cum suis ecclesiis“; stessa cosa fece Innocenzo III.
Un Nutus di Binora di Insula morì nella Crociata del 1145.
Con bolla del Papa Innocenzo III del 24/9/1202 gli eredi Manfredi acquistano dai monaci di Fonte Avellana le proprietà del Monastero di S. Andrea, della Badia e della rocca di Costacciaro.
I numerosi figli e parenti dei Manfredi costruiscono molte case in Costacciaro e svolgono anche una politica di ribellione contro i Feudatari e accolgono i fuggitivi servi della gleba.
Nel frattempo il Comune di Gubbio è divenuto un forte e libero comune completamente affrancato dal dominio dei Feudatari e nel 1240 acquista dai Manfredi il colle di Costacciaro pagandolo 675 libbre d’argento (25 Kg.) ritenendolo strategico per la difesa del territorio, pertanto vi fece costruire mura rinforzate da 7 torri, spendendo l’enorme somma di 3.750 fiorini d’oro.
Come avveniva allora generalmente, la costruzione di un castello potente, sicuro, ben fortificato, esercitava un’attrazione piuttosto marcata sia sugli indifesi, sia su coloro che lo erano parzialmente e fu così che nel 1255, avendo il comune di Gubbio riedificato il castello di Costacciaro, vi affluirono le famiglie dei contadini che abitavano un palazzetto fortificato, più piccolo e quindi meno sicuro: quello di Insula filiorum Manfredi.
Nel 1257 gli abitanti dei castelli di Capitale, Montesecco, Leccia, Isola (filiorum Manfredi), Campetri, Sortis, dipendenti da Fonte Avellana, ma situati nel territorio di Gubbio, insorsero contro i monaci (istigati probabilmente dallo stesso comune) distruggendo i castelli; la gran parte di essi si trasferì nel nuovo castello di Serra S. Abbondio, fondato in questa epoca dal comune di Gubbio a protezione del passo per Pergola.
Questo atto distruttivo provocò un contenzioso tra i monaci di Fonte Avellana ed il comune di Gubbio che durò per diversi anni.
Dalle Rationes Decimarum risulta che nel 1295 Filipputius Venture versa come decime per conto del Monastero di S. Andrea di Isola filiorum Manfredi 30 libbre di denari ravennati che diventano 40 libbre e 10 soldi ravennati negli anni a seguire fino al 24 dicembre 1334.
La Rettoria di questo monastero fu motivo di contrasti, tra membri del casato Gabrielli di Gubbio; Giacomo, Governatore del Patrimonio della Chiesa, desiderava che fosse affidata a Gabriello di Necciolo (futuro Vescovo di Gubbio) suo nipote, mentre Giovanni di Cantuccio (che stava per diventare Signore di Gubbio) a suo fratello Cecciolo entrambi monaci di Fonte Avellana.
Fra i due ebbe la meglio il primo.
Nel 1571 il Vescovo di Gubbio, durante la visita Pastorale, ordinò di rifare il campanile.
Dalla visita pastorale del 1635 apprendiamo che la Chiesa era lunga 13 passi e larga 8.
Da successiva visita Pastorale, 1821, apprendiamo che l’edificio che costituì il Monastero, divenne di proprietà del Seminario di Gubbio e che la chiesa non era più officiata.
La manutenzione di essa spettava all’enfiteuta, Cav. Fabiani.
Nel 1861 con l’Unità d’Italia furono espropriati i beni degli ordini religiosi e quello che non passò per uso pubblico fu venduto con aste immediate sulla pubblica piazza e questa fu la sorte dell’abbazia che passò in mano a privati e fu trasformato in un’Azienda Agraria.
Al momento la proprietà della la Badia è delle famiglie di Fantozzi e Luconi che l’hanno restaurata, a loro spese.
 

Aspetto

La costruzione oggi detta Badia, è stata ristrutturata a grossa azienda agricola (come del resto era al tempo dei monaci), ma si vedono tracce dell’antico cenobio: il magnifico pozzo, scantinati immensi, un arco a sesto acuto e una ubicazione strategica eccezionale.
Certamente la torre è tra le costruzioni manomesse.
La chiesa attuale non è certo quella che c’era in origine in quanto molto più piccola, sicuramente l’attuale locale adibito al culto in origine poteva trattarsi di una sacrestia e la chiesa era nella parte ora adibita a civile abitazione, infatti in questa si notano costolature per le volte orientate nel senso opposto all’attuale chiesa.
Il campanile a vela si eleva a destra della facciata.
 

Nota di ringraziamento

Ringrazio di vero cuore la Signora Luconi Benedetta e suo marito Pietro Lanuti per la collaborazione disponibilità e pazienza dimostrata nei miei confronti e per avermi fatto conoscere a fondo tutto l’edificio spero che questo mio lavoro li ripaghi.
 

Fonti documentative

M. Tabarrini – L’Umbria si racconta P-Z 1982
P. L. MENICHETTI – Castelli, palazzi fortificati di Gubbio – 1979
Lupini Ruggero Peppino – Storia di Costacciaro antica e moderna tradizioni popolari – 1999
Pier Luigi Menichetti – Storia di Costacciaro (Castrum Cosacciarii) – 1984
 

Mappa

Link coordinate: 43.353905 12.691035

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