Monastero di Santa Maria di Collattone – Fratta Todina di Todi (PG)
Cenni Storici
Quella che oggi è fattoria e agriturismo dei conti Faina, in origine è stata un’abbazia benedettina, ricca di benefici e di terreni nel territorio circostante.
Già prima del 1000, insieme alla chiesa di Montione era legata a San Leucio ricca abbazia che si trovava dentro le mura di Todi, dove poi è stata costruita la rocca; un documento dell’11 ottobre 1051 (Instrumenta Tudertina) papa Leone IX confermava all’abate Giovanni i benefici su alcune chiese conferendo al contempo da un lato ai monaci di eleggere il proprio capo, dall’altro, di conseguenza riconoscendo all’abbazia l’esenzione dalla giurisdizione ordinaria.
Questo primo privilegio non recava i nomi delle diciassette chiese soggette, mentre nel documento confirmatorio spedito all’abate Rustico da Eugenio III che in quel momento era a Narni, si citava espressamente: “ecclesiam de Colle Guttone cum cappellis suis“.
Nello stesso senso scriveva Alessandro III il 3 aprile 1171 all’abate Lorenzo con l’unica variazione del nome in “Sancta Maria di Colle Catonis” precisando che tra le cappelle da questa dipendenti c’era la chiesa di Montione.
Tra l’abbazia madre e le varie cappelle le tensioni furono molte.
Momento fondamentale del conflitto fu il passaggio, per volontà del vescovo di Todi, Bonifacio, dei beni di San Leucio, con tutte le loro questioni irrisolte, al nascente monastero delle damianite (poi clarisse) di Montesanto, il 3 gennaio 1236, e il 28 dello stesso mese, per volontà di Gregorio IX, Pietro della chiesa di San Giorgio redasse l’elenco delle cappelle richiamate all’obbedienza, e relativi tributi da versare a San Leucio, confermando il conferimento annuo di dodici salme di vino, di una torta, dei polli e di tutte le oblazioni dei fedeli durante gli uffici sacri della festa dell’Assunzione, il dovere inoltre di ospitare l’abate ed i monaci a loro discrezione e, soprattutto quello di obbedienza e riverenza.
Molti priori osteggiarono il nuovo Ordine e si rifiutarono di consegnare le cappellanie ed i ricchi benefici ad esse connessi, talché le monache iniziarono una lunga battaglia legale contro di essi che si protrasse nei decenni successivi.
Fu proprio Collattone a capeggiare la ribellione interrompendo fin dal 1243 il pagamento delle contribuzioni annue e contestando l’obbligo di sottomissione; la disputa ebbe termine sotto Innocenzo IV il 30 Aprile 1253 che riconobbe alle monache i diritti e con l’imposizione al nostro monastero del pagamento di 50 libbre di denari lucchesi, e il passaggio al vescovo della giurisdizione sulle cappelle.
Sulle spoglie quindi dell’Ordine benedettino si insediava la fortuna francescana.
Ovvio che il rapporto tra il vescovo, la badessa di Montesanto e i priori delle cappellanie non fu tranquillo poiché si andava sostituendo la gestione dai benedettini ai francescani, inoltre il conflitto si inaspriva poiché era difficile digerire una sottomissione ad un monastero femminile.
A complicare la situazione del monastero di Santa Maria di Collattone si aggiunse la figura di un altro interlocutore, il vescovo, la cui azione divenne pressante proprio nei confronti di Collattone perché vicino a Fratta dove si concentravano i maggiori possedimenti suoi e del capitolo.
Con un priore e dodici canonici Santa Maria era la maggiore tra le trenta cappellanie dei vari monasteri, sparse per tutto il territorio.
A questa situazione difficile si aggiunsero le guerre che intanto si svolgevano nel territorio.
Nel 1310, vista la sua posizione, fu investita dalle truppe dei perugini, e gli stessi todini ne distrussero le forti muraglie per evitare che gli avversari la trasformassero in fortezza alle porte della città, tanto che quattro anni dopo, anche il priore Beraldo era ancora in attesa dal comune di Todi dei fondi per la ricostruzione.
Il restauro ci fu solo nel 1350, quando Catalano degli Atti, fratello del vescovo di Todi Ranuccio, ebbe lo Juspatronato di Santa Maria di Collattone, restauro che terminò nel 1362.
Da questo momento il luogo entrò definitivamente nell’orbita degli interessi episcopali che per cinquant’anni si identificarono con quelli della famiglia attesca.
Il 25 giugno 1455 la cappellania venne definitivamente unita al vescovado di Todi e ogni soggiorno a Fratta dei vescovi era occasione per visitare anche Collattone.
Santa Maria venne radicalmente modificata da Catalano degli Atti il quale sconsacrò la chiesa per farla diventare una cucina e la sostituì con un oratorio.
Il vescovo Camaiani nel 1571 scrisse nella sua visita: “... il luogo é in perpetuo annesso alla mensa Tudertina: il reddito della chiesa pertanto computato nel patrimonio ecclesiastico del’episcopato...”, tuttavia tutto il complesso di discreta grandezza è da restaurare (intonacare, imbiancare fortificare, rifare infusi ed arredi); il decoroso oratorio risulta essere sempre chiuso a chiave (“…. templum ipsius teneatur assidue clave clausum”).
Il bell’oratorio vescovile era chiuso, ma aperto solo quando il Vescovo vi si recava in visita mentre era in villeggiatura nella vicina Fratta.
Questo avvenne fino a Nicola Rosati (1848-1854), che amava particolarmente questo luogo.
Nel 1884 il conte Zeffirino Faina lo acquistò, insieme ai terreni intorno Collelungo per farne un centro d’eccellenza per nuove tecniche di coltivazione che fecero scuola fino agli inizi del ‘900.
Tuttora è di proprietà degli eredi.
Aspetto
Dell’antichissimo insediamento benedettino si possono oggi osservare le labili tracce di conci della porta d’ingresso e sul retro del vasto edificio, l’abside l’abside ricurva di sicuro segno romanico.
Una iscrizione in terracotta ne ricorda la proprietà di Zeffirino Faina.
Uso attuale
Oggi la struttura è diventata l'”Agriturismo Tenuta dei Conti Faina”; i Conti Sebastiano e Alessandro Faina di Civitella dè Conti hanno restaurato l’edificio lasciando inalterato il suo fascino esterno e i suoi caratteristici interni.
La struttura ha tutt’ora il ruolo di centro aziendale agricolo ed offre un interessante panorama delle attività aziendali, per permettere agli interessati di seguire le principali fasi di produzione e trasformazione dei prodotti.
Fonti documentative
E. Frenguelli – Guida alle Bellezze di Fratta Todina
G. Comez – Vicende Storiche di Fratta Todina – 1990
http://www.stradadeivinidelcantico.it/