Monastero di Santa Caterina – Portaria di Acquasparta (TR)
Cenni Storici
L’ex Monastero di Santa Caterina occupa l’intera sommità del colle su cui sorge Portaria, ove un tempo era l’antica rocca medievale.
Si sa che nel 1093, i discendenti del conte Arnolfo donarono all’abbazia di Montecassino due monasteri con i loro annessi, “in curte de Porcaria, omnia qualiter pertinet in comitatu Narniensi“, ma non si conosce il nome dei monasteri donati.
Secondo la tradizione, nel 1285, San Filippo Benizi, fermatosi alle porte di Todi per evitare i festeggiamenti organizzati per lui degli abitanti, incontrò due prostitute, Elena e Flora, che fingevano di chiedere l’elemosina. Il Santo le rimproverò con dolcezza invitandole al pentimento.
Il giorno seguente le due meretrici tornarono da lui, piangendo ai suoi piedi e implorando perdono; Filippo le accolse e le perdonò; e per l’avvenire non tornarono al peccato, ma entrarono in un monastero e qui vissero in grande santità, morendo nel 1310, divenendo fondatrici del Terzo Ordine di Maria.
Non esiste documentazione certa che la notizia sia riferibile al monastero di Santa Caterina di Portaria, ma è probabile.
A ulteriore riprova del collegamento tra il santo e il monastero v’è la dedica di uno degli altari della chiesa di Santa Caterina a San Filippo Benizi, come testimoniato dagli inventari della visita pastorale di Monsignor Carlo Giacinto Lascaris.
La tradizione, confermata in diverse visite pastorali, attribuisce a San Filippo Benizi la fondazione del monastero.
Nel trecentesco codice Pelosius è nominato il “Monasterium S. Catherinae de Porcharia“, faceva parte del plebato di Santa Maria in Rupino, apparteneva all’ordine di Sant’Agostino.
Nel 1477, si procede alla riforma del monastero di Santa Caterina “apud Suinates” (Portaria) a opera del priore generale Cristoforo da Giustinopoli tramite l’invio di una suora appartenente al monastero della Trinità di Spoleto.
Regolo Montani è protagonista in diversi atti di compravendite di alcuni terreni, attività che prosegue nel 1578 con l’acquisto di un terreno in vocabolo Fratta insieme al fratello Orazio, poi di un altro edificio vendutogli dalle monache di Santa Caterina di Portaria.
Olimpia Orsini Cesi nel testamento redatto il 3 ottobre 1615 nella chiesa di Santa Croce dei Cappuccini di Tivoli lasciò la cospicua somma di 500 scudi alle monache di Santa Caterina di Portaria per restaurare il loro Monastero.
Il 22 aprile 1619 il pater magister Ioannes Franciscus Peruginus fu nominato confessore delle monache di Santa Caterina di Portaria.
Porfida Castelli figlia del nobile ternano Giovanni Giacomo e moglie in prime nozze di Giuseppe Montani, poi dell’altro aristocratico ternano Simeone Gemmaoddi, redasse il suo testamento nel 1631 per gli atti del notaio di Massa Martana Fedele de Fidelibus: alle sue due figlie monache Annamaria e Maria Brigida nel monastero di Santa Caterina a Portaria e a Elena, sua figlia, moglie di Stefano Olivelli e Aquilina altra figlia, nata dal suo secondo matrimonio con Simeone Gemmaoddi di Terni, al presente moglie di Anastasio Andreassi di Terni, lasciava uno scudo mentre creava suoi eredi legittimi e universali Nicola e Sinforosa nati da Giuseppe suo primo marito.
L’atto fu rogato a Portaria in casa del priore Federico Montani vicino alla porta nuova di detta terra alla presenza del reverendo don Stefano Floridi.
Dopo la morte di Federico Cesi, avvenuta nel 1630, ventidue casse contenenti la “libraria” del Linceo furono portate a Santa Caterina di Portaria e su di esse fu apposto il doppio sigillo, ovvero quello del monastero e quello del frate dell’Ordine Maria Francesco Corradi De Bardo.
Nel 1722 sono presenti nel monastero 22 monache e 6 converse, fanno parte dell’ordime dei Servi di Santa Maria.
Nel 1779 un chirografario attesta la reintegrazione delle monache sotto l’ordine dei serviti.
Nel 1854 quando la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo fu ingrandita e abbassato il pavimento, le ossa asportate dai sepolcri furono poi sistemate nell’ossario del convento di Santa Caterina.
Aspetto
Sopra la porta della rocca una targa, datata MDCXXXX ricorda l’ampliamento del monastero a opera di Federico Cesi.
Sotto l’arco un’aula è dedicata a Roversino Roversi, soldato caduto durante la prima guerra mondiale.
Il portale in pietra sulla destra del principale, da cui oggi si accede a un’abitazione privata, mostra sull’architrave una croce, a sinistra v’è un simbolo, non riconoscibile, quasi completamente abraso, a destra in un rincasso, v’era una scritta, ora non più leggibile.
Il disadorno portale principale introduce a un ambiente di passaggio, attualmente adibito a ripostiglio, da cui si accede alla chiesa.
La chiesa
L’interno è ad aula unica con tre altari, quello di sinistra, settecentesco, doveva contenere una statua di cui non rimane traccia, probabilmente era dedicato a San Filippo Benizi; a seguire si trova una porticina che conduce all’interno del monastero, poi si trova una Madonna col Bambino, inquadrata in una cornice di stucco con sopra il simbolo mariano; è opera eseguita presumibilmente a cavallo tra XV e XVI secolo, le sue condizioni di degrado non consentono di attribuirla.
Sopra l’altare dalla vivace decorazione, che conservava le reliquie di San Vittore Martire, si trova un affresco raffigurante il Matrimonio mistico di Santa Caterina d’Alessandria, è l’unica opera firmata di Teodoro da Spoleto, artista di buona mano ancora poco conosciuto, epigono di Benozzo Gozzoli, Piermatteo d’Amelia e Filippo Lippi, cui probabilmente si devono anche i tondi della Cappella di Sant’Anna al duomo di Spoleto.
È forse sua anche una Madonna col Bambino e angeli proveniente dalla Chiesa di Santo Stefano in Picciche di Trevi. La tavola dovrebbe essere la parte centrale di un trittico.
È possibile che altre sue opere si trovino tra quelle attribuite a Bernardino Campilio, Bartolomeo da Miranda e Jacopo Zabolino, pittori a lui contemporanei e che traggono ispirazione dagli stessi artisti.
La scoperta di due contratti nell’archivio notarile di Trevi ha consentito di definire meglio la figura di questo pittore, aggiungendo elementi interessanti alla sua bibliografia, in uno è citato “Teodorus domini Antonii pictor de Mediolano civis spoletinus“, il quale nel 1472 si impegna a dipingere nella casa trevana di Marsilio di Francesco per la somma di 30 fiorini.
Si ha anche notizia di una commissione dei frati del convento perugino di San Francesco al Prato per decorare un messale affidata nel sesto decennio del Quattrocento al maestro milanese Teodoro, che pertanto è stato attivo in Umbria per un lungo arco di tempo.
Sotto l’affresco si trova una scritta che è stata così letta:
Teodorus pinxit. Hoc opus factum fuit ad laudem Dei gloriae Virginis Mariae et S(an)c(t)e Catari(n)e V(ir)gi(ni)s te(m)p(or)e Stefani B(ar)tolamei op(er)a(r)iu(s) dicte ecclesie. A(nno) D(omini) (M).CCCC LXXV e che può essere così tradotta:
Questa opera fu fatta a lode di Dio e a gloria della Vergine Maria e di Santa Caterina Vergine al tempo di Stefano di Bartolomeo dell’opera di detta chiesa nell’anno 1475.
Sulla parete destra si trova solo un malridotto altare, probabilmente dedicato alla Madonna dei Sette Dolori; in alto si aprono due oculi circolari che danno luce all’ambiente, una porticina conduce a un disadorno vano attiguo, forse una sagrestia.
Il convento
A sinistra del vano d’ingresso v’era un ambiente rettangolare, cui si accede solo dal convento, è dotato di una grata e di una ruota per introdurre oggetti, era evidentemente il parlatorio del monastero, in cui doveva essere osservata la clausura.
All’interno è conservato un sarcofago e un grande blocco di difficile interpretazione, probabilmente ambo i reperti sono di origina carsulana.
Il monastero si articola su più livelli ed occupa un’estesa volumetria, non tutti i locali sono ben leggibili e spesso non ne è chiara la funzione.
In uno stanzone al livello della chiesa si trova una cappa fumaria, priva di camino, probabilmente era la cucina, adiacente ad essa si apre un grande ambiente voltato a padiglione, con ogni probabilità era il refettorio.
Volta e lunette dovevano essere interamente decorate, sulla volta rimane un’aquila incorniciata da stelle, in una delle lunette, sopra una porta, rimane il simbolo mariano, al di sotto si legge la scritta:
IN TEGMINE ALARUM TUARUM SPERABUNT (Spereranno all’ombra delle tue ali)
Scendendo lungo Via Santa Caterina, sopra un portale che era uni degli accessi all’omonimo monastero, ora abitazione privata, si trova un manufatto in terracotta, datato 1774, di difficile lettura e interpretazione, forse raffigurante Gesù Cristo, sotto si trova il simbolo di San Bernardino.
Nota di ringraziamento
Si ringraziano i gentilissimi gestori della trattoria, proprietari dello stabile, che hanno consentito l’effettuazione delle foto e in particolare il signor Mariano, preziosa guida nella visita.
Si ringrazia la professoressa Marina Malatino per aver letto l’iscrizione sotto l’affresco del Matrimonio mistico di Santa Caterina d’Alessandria
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
Fonti documentative
Fabio Marcelli – Stefano Felicetti – Documenti per la storia dell’arte a Trevi e dintorni (1384 – 1522)
In: Bollettino storico della città di Foligno vol. 20/21 (1996/97), p. 559-584
Fonti Storico-Spirituali Dei Servi Di Santa Maria. Vol. 2: Dal 1349 Al 1495, 2002 Gorle BG
https://www.academia.edu/34274995/Santa_Caterina_d_Alessandria_Transfert_di_sacralit%C3%A0_dal_Monte_Sinai_all_Italia_mediana_in_Hagiologica_Studi_per_R%C3%A9ginald_Gr%C3%A9goire_a_cura_di_A_Bartolomei_Romagnoli_U_Paoli_P_Piatti_II_Fabriano_2012_pp_939_976
https://www.academia.edu/37491710/Filippo_Orsini_Nadia_Bagnarini_I_MONTANI_STORIA_GENALOGICO_DOCUMENTARIA_DI_UNA_NOBILE_FAMIGLIA_UMBRA_XVI_e_XX_Secolo
Archivio diocesano di Spoleto:
Carte varie e Visite diocesane varie
Da vedere nella zona
Castello di Portaria
Chiesa dei SS. Filippo e Giacomo
Chiesa dell’Annunziata
Chiesa della Madonna dell’olivo
Museo Antonio Dolci
Convento di San Pietro
Tomba Romana
Carsulae
Chiesa dei Santi Cosma e Damiano – Carsulae
Convento di San Gregorio – Carsulae
Romita di Portaria o Convento di Santa Maria Annunziata
Chiesetta di Santa Caterina – Poggio Azzuano