Monastero di Santa Caterina o di Santa Maria della Consolazione – Sambucheto di Ferentillo (TR)
Cenni Storici
Si trova nel piccolo centro di Sambucheto, situato tra Macenano e Terria.
Fino al 1800 fu sede di un Convento di Monache, da cui il nome Sambucheto (San-Monacheto).
All’interno dell’abitato si trova la Chiesa di Santa Caterina con una bellissima Fonte Battesimale e affreschi di Pierino Cesarei.
Il monastero, anticamente dedicato a Santa Caterina d’Alessandria, poi a Santa Maria della Consolazione, si trova sul versante a monte della statale Valnerina.
Parte è stato trasformato in abitazione privata, parte parzialmente e infelicemente restaurato, ma per la maggiore estensione è rimasto allo stato di affascinante rudere.
Secondo la leggenda è stato fondato nell’VIII secolo dalla duchessa Adelasia, moglie del duca di Spoleto Faroaldo II.
In realtà quel che ne rimane sembra essere più tardo, forse della fine del XII secolo o degli inizi del successivo, si può ipotizzare che il primitivo edificio sia stato devastato dalle incursioni dei saraceni, come la vicina Abbazia di San Pietro in Valle, poi ricostruito in epoca più tarda.
I ruderi, semicoperti dalla vegetazione e pericolanti, lasciano ancora intravedere un piccolo atrio con arcate, sotto le quali si trovano dei fornelli e un pozzo, di fronte si apre l’ingresso ad arco ogivale del Monastero, a sinistra si accede ai resti della Chiesa di San Giacomo, in completa rovina, ma si scorgono ancora tracce di affreschi e il campaniletto a vela ad un solo fornice, sormontato da una croce in ferro.
Secondo una leggenda dalla chiesa partiva un percorso sotterraneo che giungeva fino all’Abbazia di San Pietro in Valle
La chiesa di San Giacomo è nominata nel trecentesco codice Peolosius, come facente parte del plebato di Ferentillo: “Eccl. S. Catherine de Sambucheto est. libr. 25 – Eccl. S. Iacobi est unita Eccl. S. Catherine predictae“.
Poco distante, lungo un antico percorso pedonale che conduceva sempre all’abbazia, si trova un piccolo spazio pianeggiante, localmente denominato l’Aia, sorretto da un terrazzamento artificiale, vi si trovano grossi blocchi di pietra, natura, epoca e funzioni del luogo sono di difficile interpretazione.
Nota di ringraziamento
Si ringrazia l’ing. Bruno Agabiti per le interessanti informazioni fornite, per aver consentito di accedere ai ruderi del monastero e pubblicare le foto.
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
Fonti documentative
FAUSTI L., Le Chiese della Diocesi di Spoleto nel XIV secolo secondo un codice del XVI secolo, Archivio per la storia ecclesiastica dell’Umbria, Foligno, 1913
FAVETTI CARLO Ferentillo Segreta …..Storia di un Principato. Terni, Stampa Tipolito Visconti, 2010
IACOBILLI – Vita de’ santi e beati dell’Umbria
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