Monastero di Santa Caterina del monte Sinai – loc. Castiglione Treggio di Foligno (PG)

I Ruderi dell’antico complesso si trovano nella proprietà privata della tenuta Pandolfi Elmi.

 

Cenni Storici

I ruderi del monastero sono posizionati a poche decine di metri dal Castiglione e si raggiungono intravedendo nel terreno l’antica viabilità che risalendo dal fondovalle passava per Treggio, proseguiva per la Valle e passando sul crinale si arrivava fino alla Valtopina.
Questo percorso ora scomparso, risalendo la costa passava davanti a tre monasteri, quello a valle di Santa Maria di Caresta, questo e in alto San Lorenzo Vecchio (dei Clareni).
Quindi tanti monasteri in così poco spazio e addirittura alcune fonti parlano della presenza attiva di Santa Chiara d’Assisi che alcuni di questi pare li abbia fondati proprio lei.
Per raccontare la storia di questo monastero occorre capire quando, come è stato fondato e da chi.
La domanda che sorge spontanea è se Santa Chiara sia mai uscita da Assisi e abbia fondato altri monasteri.
Sappiamo per certo che molte città dell’Umbria, vedi ad esempio Perugia, Spoleto e Todi, vantano, per il periodo delle origini, un solo monastero di clarisse, mentre sembra che per Foligno le fondazioni siano più di una.
Secondo lo Jacobilli la stessa santa Chiara sopraggiunse a Foligno nel 1216 al seguito di due sue consorelle Marsebilia e di Cristiana e fondò un monastero nei pressi della fonte di Carpello, quindi tornò nel 1225 e insieme a San Francesco fondò in città il monastero di S. Caterina detto delle Vergini.
L’unico monastero certo fondato dalla Santa è quello di Carpello, infatti esiste un atto di vendita, del 27 agosto 1217 dove un certo Angeluccio vende quattro staia di terra (circa 2.000 mq.) poste in “Asio Fontis Carpelli” per la somma di quattro libre lucchesi, a Marsebilia, Chiara e Cristiana, e che si tratti di Santa Chiara il documento non lascia dubbi, perché specifica che sono tre religiose.
Intorno al 1237 le monache Clarisse di Carpello si trasferirono da questo monastero nei pressi delle mura cittadine, nei locali dell’ex monastero e ospedale di S. Claudio.
Per conoscere le origini degli altri monasteri, lo stesso Jacobilli nel suo libro “Vita dei santi e beati dell’Umbria“, nelle “Additioni e correzioni” poste in fondo al terzo tomo della stessa opera, precisa che Santa Chiara eresse cinque monasteri del suo Ordine nella città e territorio di Foligno cioè:

1. Nell’anno 1216 eresse uno sotto il titolo di Santa Caterina del Monte Sinai nella sommità del monte
Castiglione e pertinenze delle ville di S. Sebastiano e del Treggio.
2. Un altro sotto il nome di S. Maria della Carità o della Salute, appresso la fonte della villa di Carpello.
3. L’anno 1225 eresse un altro monastero appresso le mura vecchie di Foligno, sotto il titolo delle Vergini di
S. Caterina Vergine e Martire.
4. L’anno 1229 eresse il monastero di S. Maria Vallis Gaudii, appresso il monastero di S. Claudio e de’
Crociferi e fuori della porta vecchia della spada.
5. Nel 1232 eresse il monastero di Santa Maria dell’Eucarestia detta corrottamente di “Caresta” o ”
Crastica“.

Tutti ad oggi sono scomparsi, l’ultimo è stato quello di Santa Caterina Vergine e Martire.
Una cosi ricca fioritura di cenobi clariani, nello spazio di neppure un ventennio e per una comunità di qualche migliaio di abitanti, quanti ne poteva contare allora Foligno decisamente ci stupisce, però conferma l’effettiva venuta di S. Chiara e la compresenza a Foligno, intorno alla metà del secolo XIII, di almeno tre monasteri di clarisse.
Sui tre monasteri che lo Iacobilli vuole eretti nella prima metà del secolo XIII, anche questi per intervento della stessa S. Chiara, cioè S. Caterina delle Vergini, S. Maria “de Caresta” e S. Caterina “de Monte Sinai” non esiste una documentazione e certamente dopo la metà del secolo XIII documentabili sono i monasteri di S. Caterina delle Vergini e di S. Maria “de Caresta“.
Per il monastero di S. Caterina del Monte Sinai si ignora l’anno di fondazione, probabilmente all’inizio era costituito da una comunità di penitenti.
Un importante documento che attesta la presenza di un vero e proprio monastero, quindi associato ad un ordine religioso, lo troviamo nel 1330, quando il 23 settembre arrivò un di indulgenza concessa da sedici vescovi e sottoscritta da Paolo, vescovo di Foligno, lui pure in Avignone e da Alessandro Vincioli, vescovo di Nocera e noto protettore del movimento fraticelliano di Serra Santa, da cui uscì il beato Tomasuccio; questo atto lascia intendere che il monastero era di recente istituzione.
Se il monastero era di recente istituzione nell’anno 1330, così non doveva essere per il bizzocaggio che era di molto antecedente e forse per venire a capo a questo intrigo occorre partire dalla bolla di Bolla di Clemente IV che sotto la spinta dell’abbadessa di San Claudio obbligava le comunità religiose ad assumere una regola.
Questo provvedimento si rese necessario perché in quel periodo si assiste ad un vivace il movimento penitenziale femminile detto delle “encarcerate” dal “carcere” dove le “religiosae mulieres” spontaneamente si ritiravano “ad poenitentiam peragendam“.
Il gruppo di S. Lucia, nel rione dei pugilli, si lasciò istituzionalizzare con regola agostiniana (1326); mentre due gruppi di “religiosae mulieres“, penitenti di indirizzo francescano, si costituirono in comunità, senza tuttavia lasciarsi monacare per cui evitarono la clausura imposta dalla costituzione “Periculoso” della bolla di Bonifacio VIII del 1298.
La costituzione “Periculoso“, che nel 1298 impose la clausura alle monache professe e la bolla “Sancta Romana” che nel 1317 condannò il fraticellismo dell’Italia centrale, furono le cause remote della nascita del Terz’ordine regolare femminile di San Francesco: fu questo il cammino durato circa un secolo e percorso da penitenti francescane a indirizzo romitoriale e cenobitico.
Ebbe così inizio la feconda stagione dei “monasteri aperti” dei terz’ordini con voti semplici o solenni e senza clausura, esperienza religiosa che sarà abolita dalla legge tridentina.
Molte comunità femminili si posero su terreni esenti dalla giurisdizione ordinaria dell’allora vescovo Paolo (III) Trinci, sottraendosi così alla clausura ed all’adozione delle regole approvate di vita monastica; chiesero cioè la protezione della basilica romana di S. Pietro vari monasteri umbri, tra cui in Foligno quello di S. Caterina di Monte Sinai, detto anche “di fra Pace” dal nome del suo riformatore che, per sottrarsi alla giurisdizione ordinaria si insediarono su “suolo vaticano” in località Castiglione, nei pressi di Treggio.
In tal modo le adepte conducevano uno stato di vita bizzocale riconosciuto, senza obblighi di clausura, con proprietà privata, senza voto di obbedienza, ma solo con la promessa di vita religiosa in comune, con libertà di ritorno alla vita laicale.
L’espediente utilizzato era semplice, prima che venisse eretto il monastero, il terreno, veniva donato dai fondatori con regolare atto notarile a basiliche romane o ad abazie esenti e questo è ciò che successe a Santa Caterina di fra Pace a Foligno.
Questo fra Pace Pacilli “mag Pacis” fu un frate della Penitenza che, sempre a Foligno aveva cominciato a dirigere un gruppo bizzocale: da qui, l’appellativo di “monasterium fra Pacis“, dato al bizzocaggio, in realtà intitolato a “S. Caterina montis Sinai” che dipendeva dal Capitolo Vaticano.
Secondo lo Jacobilli il sorgere di tutti questi istituti monastici a Foligno fu favorito anche da Egidio vescovo della città che nel 1208, su istanza di Santa Chiara, autorizzò i monasteri: di S. Maria della Carità a Carpello di Foligno nel 1216, di S. Caterina del Monte Sinai sopra Treggio nel 1220, delle Vergini (poi di S. Caterina) in rione del Campo in Foligno nel 1225, di S. Elisabetta in rione dell’Abbadia e di S. Maria dell’Eucarestia (o della Cràstica) in località S. Sebastiano di Foligno nel 1227, tutti dell’Ordine Francescano sotto la guida di S. Chiara da Assisi, ad eccezione del Monastero di S. Elisabetta, retto dalla Regola agostiniana.
Egidio morì poi a Nocera dove fu trasferito il 18-12-1243 in seguito alla soppressione della diocesi di Foligno da papa Innocenzo IV per essersi data all’imperatore Federico II (1240).
Il vescovo Egidio quindi, sempre secondo lo Jacobilli, “erge nel 1216 un monastero di monache del suo Ordine, detto allora di S. Damiano, appresso il castello di Castiglione, sopra le ville di Treggio e delli Ronchi di Fuligno“, dedicandolo a S. Caterina del Monte Sinai che fu sottoposto alla giurisdizione dei canonici di S. Pietro di Roma con un canone annuo d’una libbra di cera.
Essendo però il castello di Castiglione, stato distrutto nel 1370, le monache, rimaste sole in quel monastero, furono costrette ad abbandonarlo e con licenza dei superiori vennero sistemate dentro Foligno, in un altro monastero eretto sempre nel 1370 con lo stesso titolo di S. Caterina del Monte Sinai nella contrada delle Cappanne (l’attuale via Isolabella).
Il vecchio monastero di Castiglione fu ridotto dagli stessi canonici in un beneficio semplice.
Alcune soppressioni e accorpamenti porteranno, verso la fine del Quattrocento i monasteri femminili di Foligno al numero di 11: S. Claudio (che assorbì S. Maria Caresta); S. Caterina al Campo: S. Lucia.
A questa sorte non sfuggirono le monache del nuovo monastero delle Cappanne, ovvero le bizzoche di fra Pace, alias di S. Caterina “de Monte Sinai” del Terz’Ordine francescano, che per essersi ridotte notevolmente di numero, intorno al 1480 furono concentrate nel monastero femminile detto “Deotaccomandi” che era posto “in societate Spate“, nei locali già sede della fraternità della Trinità, (cioè nei pressi di S. Nicolò il futuro Reclusorio Pio) che così prese da esso anche la dizione “di fra Pace“.
Come nota curiosa si ricorda che nel 1462 in convento era rimasta una sola monaca, donna Mattia di Benedetto da Gallano di Foligno, monaca professa e badessa: dinanzi al notaio dichiarò di non aver altra suora nel suo monastero, per cui da sola costituiva tutto il capitolo.
Difficile stabilire la posizione giuridica di queste religiose chiamate bizzoche o beghine, in quanto non erano né laiche, né monache; non monache, poiché non seguivano una delle religioni approvate, non tutte professavano i tre voti (di castità e di obbedienza e dell’osservanza), o almeno non lo facevano in maniera solenne (per questo portavano il velo bianco), e infine in nessuno di questi conventi si osservava la clausura (come previsto dalla regola di Niccolò IV); un ibrido che, nonostante i successivi interventi pontifici, durò fin oltre il concilio di Trento.
Sta di fatto che fra Tre e Quattrocento, a Foligno, cioè in una comunità che contava appena alcune migliaia di abitanti, forse neppure cinquemila, di certo all’indomani del Concilio di Trento i quattro monasteri folignati di terziarie francescane erano fiorenti tanto che potevano contare tra tutti ben 132 monache così suddivise: 52 alle Margaritole, 42 a Sant’Anna, 23 all’Annunziata e 17 alla Trinità.
 

Aspetto

I ruderi dell’antico monastero si trovano appena più a valle dell’edificio denominato il Castiglione all’interno della proprietà del Conte Pandolfi su cui insiste un’azienda agricola la cui vocazione primaria è la produzione di olio di oliva a produzione biologica.
Si arriva attraverso un sentiero delimitato da querce ad alto fusto al limite della scarpata; pochi resti e brandelli di muro sono sopravvissuti ai secoli trascorsi, ma rendono leggibile la perimetrazione ed il posizionamento dell’edificio di culto.
Poco resta dell’edificio religioso, ma comunque seppur poco è una traccia di storia che insistentemente sopravvive nei secoli grazie anche allo spirito di conservazione del proprietario che altrimenti qualsiasi altro soggetto poco attento avrebbe spianato per uso coltivativo o boschivo.
Sarebbe opportuno approfondire attraverso degli scavi per avere un quadro preciso dell’edificio, al fine di avere un’idea delle volumetrie e di come erano disposte le varie stanze, la chiesa e stabilire con esattezza il tipo di vita che veniva condotto in quel luogo agli inizi del medioevo.
 

Nota di ringraziamento

Ringrazio sentitamente Marco Pandolfi Elmi proprietario della tenuta per avermi accolto e gentilmente accompagnato nella visita ai ruderi del monastero ancora presenti nella sua tenuta, inoltre lo ringrazio per le cose che mi ha raccontato, che si sono rilevate preziose nella mia ricerca; gli sono grato altresì per l’accoglienza, la passione che mette nel suo lavoro, nel valorizzare ciò che possiede e soprattutto per il tempo che mi ha dedicato.
 

Fonti documentative

Mario Sensi – Le clarisse a Foligno nel secolo XIII in Collectanea franciscana 47 (1977)
Mario Sensi – “Mulieres in ecclesia” Storie di monache e bizzoche Tomo I 2010
Mario Sensi – “Mulieres in ecclesia” Storie di monache e bizzoche Tomo II 2010
Mario Sensi – Visite Pastorali della Diocesi di Foligno: repertorio ragionato – 1991
Mario Sensi – Storie di bizzoche tra Umbria e Marche – 1995
Mario Sensi – Le osservanze Francescane nell’Italia Centrale – 1985
Roberto Tavazzi – Monasteri femminili a Foligno – BSCF 2005-2006
Bernardino Lattanzi – Storia di Foligno dalle origini al 1305 – 1994
Cristina Casciola, Emanuela Cecconelli – La chiesa di San Sebastiano di Treggio – Istituto Comprensivo “N. Alunno” di Belfiore Scuola Secondaria di Primo Grado Classi IIA – IIB Anno Scolastico 2011/ 2012

http://www.contepandolfi.com/storia.html

 

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