Monastero di San Michele alla Verruca – Vicopisano (PI)

Uno dei principali monasteri benedettini sul Monte Pisano concluse la sua parabola il 30 marzo 1497 dopo che i fiorentini vi accamparono tutte le truppe per sferrare l’ultimo attacco alla Rocca della Verruca.

 

Cenni storici

I resti del monastero di San Michele detto “alla Verruca” si trovano presso la cima del Monte Verruca, poche centinaia di metri prima dello sperone roccioso sul quale sorge la Rocca omonima, luogo situato lungo le vie montane di collegamento tra le pianure pisana e lucchese.
Il monastero occupava una zona di passaggio, lontana sì da Pisa, ma non periferica come è attualmente e per di più , luogo eletto per lo stanziamento degli eremiti, che vi si ritiravano in solitudine a pregare.
Sicuramente la presenza di un’abbazia sul monte testimonia una vitalità della zona che solamente col XV sec. iniziò a perdere di importanza.
I resti oggi visibili risalgono al complesso monastico benedettino fondato, secondo la tradizione, dal marchese Ugo di Toscana alla fine del X° secolo, che, in seguito ad una visione mistica, decise “pro remedio animae sue” di far costruire sette chiese, tra cui questa, sul luogo dove sorgeva la chiesa di Sant’Angelo appartenente ai conti Aldobrandeschi, risalente al IX° sec.;l’edificio acquistò ben presto la struttura di un’abbazia.
Dall’analisi delle fonti documentarie appare però chiaramente quanto questa credenza sia infondata, in quanto la chiesa risulta già citata nel’anno 861 in due documenti, provenienti dall’Archivio arcivescovile di Lucca, dove si ha infatti la prima la prima menzione di una “… Ecclesie et rebus meis illis in locho Verruchula, chujus vocabuli est beati S.Angeli…”.
Altro documento è quello dell’anno 913 “…Ecclesia illa cui vocabulum est beatissimi S.Angelis sita loco ubi vocitatur Veruchula…”.
Un’altra attestazione di una chiesa e di un monastero di S. Michele Arcangelo è in un atto del 4 maggio 996, in cui si afferma che Gherardo, arcivescovo di Lucca, lo cede a Maione, abate della chiesa e monastero di S. Salvatore di Sesto nella diocesi di Lucca, per il canone annuo di 8 soldi; da tale documento si evince che la struttura aveva acquisito di importanza in quanto viene nominata come “ Monasterio”.
All’inizio quindi le sue sorti furono legate alla potente abbazia di S. Salvatore di Sesto, dalla cui soggezione si svincolò alla fine dell’XI secolo.
I documenti datati tra la fine dell’XI e il XII secolo attestano infatti che il Monastero di S. Michele alla Verruca è sempre più svincolato dall’abbazia di Sesto e fa acquisizioni di chiese e terre, oltre che di una cava di pietra.
Nella prima metà del XII secolo, tuttavia, sono attestate vendite di terreni che sono da mettere in relazione con la ristrutturazione del cenobio.
Il 7 giugno 1209 è una data importante, in quanto Papa Innocenzo III, in una sua bolla, accoglie sotto la sua protezione il monastero e conferma i beni di proprietà del cenobio, oltre a “consentire di accogliere chiunque avesse voluto condurvi vita religiosa o esservi seppellito”.
Nel 1260 il monastero apparteneva all’ordine cistercense, come è testimoniato da una vertenza tra il Comune di Pisa e i Cistercensi dell’Abbazia di S. Galgano, non si sa, però, perché questo passaggio sia avvenuto.
Nel 1271 c’era la volontà di trasferire il monastero in altro sito, probabilmente perché si trovava troppo vicino a una fortezza pisana e quindi, in caso di guerra, sarebbe stato investito dagli eserciti in marcia, se non proprio assediato, cosa che regolarmente accadde nel XV sec.; sta di fatto che in quel tempo il trasferimento, però, non avvenne.
Nel 1296 avviene l’unione con il monastero di S. Ermete d’Orticaia seguito, probabilmente, dal trasferimento della maggior parte dei monaci, visto che si trovava ad una distanza accettabile da Pisa per rifugiarsi in breve tempo entro la cerchia muraria cittadina in caso di necessità, ma anche abbastanza tranquillo per svolgere le funzioni spirituali e liturgiche.
Le fonti storiche non danno molte informazioni per quanto riguarda le vicende del XIV secolo ma l’archeologia attesta una iniziale nuova fioritura, visti gli imponenti lavori di ristrutturazione (modifica della pianta della chiesa, realizzazione del cimitero laico nella parte antistante la chiesa stessa e lavori nella zona dei dormitori) seguita, però, alla fine del secolo, da un depauperamento generale e progressivo abbandono di ampie porzioni del monastero a favore di un uso quasi esclusivo della chiesa e della zona immediatamente a sud rispetto ad essa.
Nel 1496 e nel 1498 la chiesa e il monastero vengono occupati militarmente durante la guerra tra Pisa e Firenze.
Sulla vicina rocca, inoltre, c’era un avamposto fiorentino.
Ci sono documenti abbastanza dettagliati che permettono di stabilire, ad esempio, che tra marzo e aprile 1496 il monastero viene usato prima come ridotta della rocca della Verruca da parte dei Pisani e, poi, come campo base da cui i Fiorentini lanciavano gli attacchi alla fortezza vicina.
In una seconda fase avvenuta nel 1498, invece, i Fiorentini occupano S. Michele per scendere a Vicopisano ma vennero cacciati dalla chiesa da Jacopo di Tarsia.
È probabile, comunque, che il monastero fosse stato abbandonato dai cenobiti in precedenza.
Sono stati trovati numerose punte di frecce e molti proiettili in pietra nella zona antistante la chiesa e nell’abbazia stessa che erano le uniche strutture ancora in piedi al momento dell’assedio e, quindi, uno dei bersagli più importanti da colpire.
Documenti successivi attestano altri passaggi di proprietà.
Intorno al complesso nel Medio Evo si era aggregato un borgo ancora visibile alla fine dell’ottocento.
La chiesa almeno fino alla fine del ‘700, era l’unico edificio ancora in piedi.
Il sito era frequentato da taglialegna e carbonai che vi avevano innalzato delle capanne e dei ripari temporanei nell’area della chiesa stessa e della grande cisterna del chiostro.
Nell’800, infine, sono crollati i muri perimetrali nord, sud e la facciata della chiesa che, quindi, allo stato di rudere, è stata dipinta e fotografata dai numerosi viaggiatori che si spingevano sul Monte Pisano.
Oggi il sito è oggetto di scavi archeologici a partire dal 1996, sono visibili le fondamenta e i muri perimetrali di diversi edifici, della chiesa è ancora parzialmente intatta la bella abside romanica.
 

Aspetto

Il monastero si sviluppava attorno al chiostro centrale.
La chiesa abbaziale con pianta a croce latina era a nord.
A sud della chiesa c’era il chiostro rettangolare, con i loggiati che correvano intorno al suo perimetro.
C’era la cisterna, il refettorio, le cucine, cantine e magazzini.
Ad est c’era la sagrestia e la sala del capitolo; i dormitori probabilmente si trovavano ai piani superiori.
Il muro di cinta è stato completamente individuato e tra esso e gli edifici c’era, probabilmente, un’ampia area aperta destinata ad attività artigianali e produttive.
A questa fase risale anche il cimitero monacale, ubicato nei quattro loggiati che si affacciano sul chiostro.
 

Gli scavi archeologici

Gli scavi archeologici, iniziati nel 1996, diretti dal Prof. Sauro Gelichi dell’Università “Cà Foscari” di Venezia, in collaborazione con l’Archeoclub di Pisa ed i Comuni di Vicopisano e Calci, hanno oramai chiarito le principali fasi di questo sito, e stanno lentamente svelando gli aspetti più nascosti di questo importante ed affascinante monastero.
Lo scavo ha fino ad oggi consentito di individuare l’area occupata dal complesso monastico e di mettere in evidenza i resti della chiesa abbaziale, del chiostro e degli ambienti annessi (sala Capitolare, cucine, refettorio, strutture di servizio e magazzini).
Sino a pochi anni fa dell’intero complesso non rimaneva che visibile l’abside ed alcune tracce di muro che lasciavano presupporre la sua pianta a Tau.
 

Fonti documentative

http://www.castellitoscani.com/

https://it.wikipedia.org/

http://www.leviedelbrigante.it/

 

Mappa

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