Monastero di San Martino – Morro di Foligno (PG)

I ruderi del monastero non sono visitabili poiché sono all’interno di una proprietà privata recintata per l’allevamento di daini.

 

Cenni storici

Nulla ci è pervenuto sul cenobio di S. Martino, quasi sicuramente una fondazione altomedioevale anteriore all’anno 1000, all’infuori di qualche ricordo nella toponomastica; infatti in un catasto del secolo XVIII dove nel descrivere un terreno lo pone in “vocabolo S. Martino” confinante con il monastero demolito, la fonte, la strada; stesso modo per un altro terreno lo posiziona in vocabolo la costa di S. Martino o la valle monastica, con ai lati la strada che va alla fonte, le rovine del monastero de’ monaci.
La sua antica fondazione forse si può ricavare dal nome stesso della dedicazione, infatti questo è uno dei santi guerrieri fra i quali anche San Michele Arcangelo e San Giorgio prediletti dalla popolazione Longobarda; le dedicazioni a San Martino riguardano chiesa poste all’imbocco delle valli lungo le vie che risalgono i passi dell’Appennino e utilizzate anche da mandrie transumanti proprio come nel nostro caso.
Del monastero di S. Martino di Murro si ha già menzione nella Bolla d’Innocenzo II del 10 giugno 1138, con quale viene rinnovata la protezione della S. Sede Apostolica sulle proprietà e i diritti del monastero di Sassovivo, ed elenca tra le fondazioni soggette al vescovo di Foligno: “monasterium [. . . ] sancti Mattini de Murro“.
Poca chiarezza c’è anche nelle definizioni di questo cenobio, infatti il successivo privilegio di Innocenza III del 1210 lo chiama semplicemente “ecclesiam sancti Martini de Murro cum cappellis et pertinentiis suis“, ma nella sentenza del card. Capocci del 1239 la chiesa ha la qualifica di canonica ed almeno fino al secolo XVIII dipesero da quella chiesa tre canonicati.
Dalle Rationes Decimarum (1333-1334) dove venivano annotate le decime che gli istituti religiosi pagavano alla Sede Apostolica, si nota che San Martino regolarmente pagava, sappiamo anche i nomi di questi canonici, poiché versano alla Sede Apostolica le relative decime, questi erano Giovanni, Gentile e Rodolfo; il priore della Canonica era “Dompno Trincia“, il rettore era “dompno Francesco“.
Nel 1368 il capitolo di S. Martino, composto da Francesco Rolfi priore e da Angelo Rolfi Jacobi Cole e Gerardo di ser Matteo canonici, tutti di Foligno, il 10 maggio, presentarono a Giovanni vescovo di Foligno le Costituzioni del priorato di S. Martino costituite da 7 articoli e il vescovo le approvò, il testo nel protocollo di Matteo di Giovanni da Ascolano (1365-1368).
La sua posizione geografica è ben descritta dal Visitatore Apostolico Mons. Camajani durante la sua visita del 25 maggio 1573, infatti lo stesso scrive che la canonica e chiesa madre di Morro “que dicitur prioratus de castro Morri” si trova nella valle sottostante il castello ad un quarto di miglio leggermente distante dai parrocchiani, possiede una cappellania e tre canonicati.
Lo stesso visitatore però annota che proprio in quel periodo era stata costruita una chiesa adiacente il castello che ne diventerà la nuova chiesa parrocchiale ed quella che oggi vediamo nel primo nucleo abitato adiacente il Castello.
Quello che colpisce di questo cenobio è che sul finire del XIII sec., secondo la “Libra” del 1295, aveva una rendita di 3637 libre e 10 soldi, rendita molto alta se rapportata alle magre rendite della maggior parte delle altre chiese della valle del Menotre, che spesso non superavano le cento libbre.
Questa rendita era dovuta a beni che consistevano in diversi appezzamenti di terreno distribuiti sia nella fascia pertinente la montagna di Morro e in un ambito territoriale molto vasto, infatti vengono ricordati beni sparsi nei seguenti sindacati: Morro, Civitella, Rasiglia, Verchiano, S. Eraclio, Scandolara, Orsano, Cannaiola, nonché due alvei per mulini nella sottostante Rasiglia; una vastità di possedimenti che fa capire l’antico splendore della fondazione monastica.
Forse fu proprio per le sue ricchezze che nel 1482, durante la discordia tra Foligno e Spoleto a causa dei confini, uomini armati sfondarono la porta della chiesa di S. Martino di Morro, rubando vari arredi sacri tra cui: un calice con patena del valore di otto ducati d’oro, un messale, un salterio, una pianeta di seta, un camice, tovaglie, cera e molto altro.
Il furto in chiesa rappresentava un atto gravissimo tanto che lo Jacobilli nelle “Cronache di Foligno” ne parla e fa un dettagliato inventario dei beni rubati.
Che sia stato un cenobio di una certa importanza ce lo dimostrano i numerosi documenti che lo citano riportati dal Pulignani nel suo volume manoscritto del 1930 in cui elenca tutte le chiese della Diocesi di Foligno e per quanto riguarda San Martino di Morro ne riporta alcuni.
Fra gli avvenimenti che hanno interessato il monastero ne riportiamo alcuni interessanti:
tra gli anni 1233-1291, anche il beneficio ecclesiastico di Morro partecipa alle spese dei rappresentanti della S. Sede Apostolica; la Chiesa di S. Martino di Morro viene considerata nei “libra universitatis“, risulta cioè non dipendente, da un punto di vista amministrativo, né dal Vescovo, né dalla Canonica (la Cattedrale), né dal monastero di Sassovivo.
Il 18 dicembre 1321 un certo Gentile di Rainaldo, canonico della chiesa di S. Martino di Morro, è testimone per un pagamento fatto nella cattedrale di Foligno dai monaci di Landolina al Capitolo.
Nel 1324, il Dorio nella sua “Istoria della famiglia Trinci“, ricorda che Trincia della famiglia Trinci di Foligno, essendo morta sua moglie, si fece sacerdote e nel 1321 divenne priore della canonica di S. Martino di Morro e canonico della cattedrale di Foligno, fu nel 1334 vicario del capitolo.
Nella Visita apostolica di Mons. Camaiani del 1573, la chiesa di S. Martino risulta essere un priorato e parrocchia e ne risulta rettore un certo Magi.
La rendita consisteva in 16 some di grano, 3 some di vino 5 di olio; veniva versata a D. G. Battista Elmi da Foligno una pensione di dieci ducati.
Vi erano tre canonicati, dei quali uno vacante e gli altri due con titolari, che risultavano essere: D. Francesco Cantagalli che aveva quattro some di grano e D. Tiburzio Orfini, che aveva 22 quarti di grano.
I titolari erano tenuti a dare alla chiesa una libra di cera.
La chiesa parrocchiale risultava essere in buone condizioni, sia come edificio, sia come arredamento.
Lo stesso visitatore però annota che proprio in quel periodo era stata costruita una chiesa adiacente il castello che ne diventerà la nuova chiesa parrocchiale.
Il paese, in quell’anno, aveva 22 famiglie residenti.
Già nel 1630 si ha notizia che la Chiesa di Morro è chiamata “Collegiata” e sicuramente il nuovo edificio costruito nel paese molto più comodo rispetto all’altro lo ha di fatto sostituito, essendo quest’ultimo ben più distante e che sarà andato sempre più in declino fino all’abbandono.
Attualmente la chiesa di Morro fa parte della parrocchia di Casenove – Rasiglia dal 1987.
 

Aspetto

I ruderi dell’antica chiesa e monastero di San Martino si possono ancora vedere in un bosco recintato sotto l’abitato di Morro a ridosso di una copiosa (all’epoca) sorgente di acqua che serviva non solo al monastero ma addirittura era la fonte di approvvigionamento per tutto il paese, nonché il luogo dove le donne andavano a lavare i panni.
Non è accessibile in quanto insiste in una proprietà privata attrezzata per l’allevamento dei daini.
Sono visibili consistenti alzate di muri soprattutto nella parte est dove c’è una bella feritoia che, essendo posta molto in basso rispetto al piano di calpestio interno, potrebbe aver illuminato un altare posto in una eventuale cripta.
I ruderi abbracciano un’area piuttosto consistente e sono costituiti da filari di blocchi ben connessi poiché la chiesa era posta su un terreno con un forte dislivello.
La parete ovest è definitivamente scomparsa mentre in quella nord all’interno è visibile una grossa nicchia seminterrata.
Fino a qualche anno fa le mura erano ben più alte e consistenti, solo che ora i daini stanno causando il crollo continuo delle pietre sommitali.
 
 
 

Fonte di San Martino

La fonte e la relativa sorgente di acqua si trovano a ridosso dei ruderi dell’antico monastero di San Martino di Morro ed è anche conosciuta come “Fonte dei monaci” per ovvi motivi.
Questa sorgente ha costituito la sopravvivenza del monastero nonché era fonte di approvvigionamento di acqua da parte degli abitanti del soprastante castello di Morro, che era sprovvisto di una sorgente propria, essendo posizionato su un’altura.
Solo nel dopoguerra l’abitato è stato servito da un pubblico acquedotto, mentre prima tutti dovevano scendere la collina per rifornirsi di acqua e per lavare i panni; infatti le donne del paese scendevano con le ceste piene di panni sporchi e li lavavano nei capienti lavatoi della fonte per poi riportarli bagnati e pesanti fin sul paese per farli asciugare.
Lo stesso succedeva per l’acqua, infatti sempre le donne si caricavano le brocche, una sulla testa dopo aver attorcigliato un panno pesante a modo di corona dove appoggiavano il pesante recipiente, e altre due una per mano e si inerpicavano sulla strada per il paese.
Gli uomini spesso vi si recavano con gli asini e con delle giare facevano provvista di acqua caricando un contenitore per parte sulla schiena dell’asino, per poi ritornare al paese.
La fonte era altresì attrezzata con abbeveratoi che servivano a dissetare gli animali ed evitare che gli stessi si abbeverassero nelle vasche dove venivano lavati i panni.
La fonte è rimasta attiva fino ai giorni nostri, fino a quando non è arrivata l’acqua potabile attraverso l’acquedotto.
Ora è in uno stato di assoluto abbandono invasa dai rovi con gli abbeveratoi semi sommersi dalla terra e le vasche asciutte e infestate di spine; persino la sorgente si è prosciugata negli anni ora sgorga solo un filo di acqua appena visibile.
Un altro pezzo di storia che si cancella
 

Fonti documentative

D. Placido T. Lugano – Delle chiese della Città e diocesi di Foligno nel Secolo XIII Secondo una sentenza del 1239 e la “Libra” del 1295 – 1907
Sandro Capodimonti – Il Menotre e la sua valle: Borghi genti acque e sorgenti – 2017
Mario Sensi – Vita di Pietà e vita civile di un altopiano tra Umbria e Marche (secc. XI-XVI) – 1984
Don Luciano Gregori – La Valle del Menotre – 1990
Giovanni Cangi – Itinerari Storici Altotiberini fra antiche pievi, abbazie e fortificazioni medievali – Polo Tecnico Franchetti-Salviani Città di Castello Architettura e territorio Quaderni, 04.
L. Jacobilli – Croniche di Foligno – Copia Ms in Biblioteca Comunale Foligno anno 1482.
 

Nota

Ringrazio sentitamente il Sig. Filipponi Domenico che cortesemente si è prestato ad accompagnarmi nella sua proprietà per documentare il bene altrimenti inaccessibile.
 

Mappa

Convento
Link alle coordinate: 42.947775 12.850659

Fonte San Martino
Link alle coordinate: 42.947374 12.850562

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