Monastero del Sacro Speco o Monastero di San Benedetto – Subiaco (RM)
In questo monastero è custodita la più antica e la più fedele rappresentazione di San Francesco d’Assisi.
Cenni Storici
San Gregorio Magno nel Libro de “I Dialoghi” racconta che San Benedetto, dopo tre anni di vita eremitica, in un anfratto roccioso noto solo al monaco Romano, che dall’orlo della roccia sovrastante, mediante una lunga corda, mandava al Santo il cibo essenziale per la sopravvivenza, fondò nella valle sublacense dodici cenobi, abitati da altrettanti monaci e una scuola.
Ne rimane solo uno, dedicato inizialmente a papa Silvestro.
Nel IX secolo fu distrutto dai Saraceni: papa Gregorio IV lo riedificò, Leone IV lo completò e Benedetto VII lo consacrò col nome di San Benedetto e Santa Scolastica.
In seguito al tentativo di avvelenamento da parte di Fiorenzo, parroco della chiesa di San Lorenzo, situata sulla riva sinistra dell’Aniene, San Benedetto abbandonò la grotta ed essa rimase per circa seicento anni solo luogo di preghiera per quei religiosi che vivevano nel vicino monastero di Santa Scolastica.
Nel 1090 l’abate di tale monastero, Giovanni V, dette al monaco Palombo, che gliene aveva fatto richiesta, il permesso di stabilirsi nelle immediate vicinanze della grotta e di condurvi vita eremitica.
La prima chiesa in muratura, che racchiudeva due grotte del Taleo, nelle quali Benedetto era stato per tre anni eremita, fu edificata nel secolo XI per volere dell’abate Umberto.
Dopo il 1193 al Sacro Speco si insediò una comunità di dodici monaci, con una propria amministrazione, guidati da un priore dipendente dall’abate di Santa Scolastica, e furono effettuati adattamenti e modifiche strutturali, per agevolarne l’accesso e consentire il normale svolgimento della vita monastica.
La cappella di San Gregorio fu costruita in seguito e consacrata probabilmente nel 1224, alla presenza di Francesco d’Assisi che in quel tempo si trovava a Subiaco.
L’Abate Enrico, tra il 1244 e il 1276, come si legge nel Chronicon, ristrutturò il Sacro Speco costruendovi intorno un ampio spazio rettangolare, diviso in tre vani, coperti da volte a crociera, uno rettangolare e due quadrati, l’opera fu poi completata com’è attualmente visibile dal suo successore Bartolomeo, nella seconda metà del secolo XIII.
Nel 1363 fu eletto abate Bartolomeo III, di Siena, che, non riuscendo a ridurre a disciplina i monaci, espulse quelli più indocili e invitò altri, di nazioni diverse, a venire a Subiaco.
I Tedeschi accorsero e dal 1364 ai primi decenni del 1500 a Subiaco ci fu una comunità europea.
Tra il XIV e il XV secolo l’abbazia fu intitolata a Santa Scolastica e il monastero dello Speco si chiamò “San Benedetto“.
Tra i monaci tedeschi arrivarono anche due chierici tipografi Corrado Sweynheym e Arnoldo Pannartz, che, nel 1464, introdussero l’arte della stampa.
Nel 1456 nei monasteri di Subiaco fu disposto l’istituto della Commenda; sui monaci, cioè, doveva vigilare un ecclesiastico di nomina pontificia.
Nel 1514 gli abati furono temporanei ed eletti dal capitolo generale della Congregazione Cassinese, della quale i due monasteri erano entrati a far parte.
Sotto i Giacobini i monaci dovranno andarsene dall’ottobre 1798 all’ottobre 1799 e sotto Napoleone per cinque anni.
Nel 1850 Pio IX chiamò a Subiaco Pier Francesco Casareto con monaci liguri, che riportarono la comunità ad una sequela più rigorosa.
Nel 1915 la commenda fu soppressa, ad oggi vi vivono quattro monaci.
Aspetto esterno
Sorge incassato nella roccia a strapiombo sulla valle sottostante; pareti, volte e scale sono perfettamente integrate alla pietra ove poggiano, costituendone quasi un naturale accrescimento.
Il complesso conventuale è articolato su diversi livelli, con corridoi, scale, due chiese, la cappella di San Gregorio, sulla quale si apre il Sacro Speco, ossia la grotta in cui visse San Benedetto.
Si entra nel recinto del Monastero tramite un portale ad arco acuto, con sopra una statua di San Benedetto: si sale poi lungo un magnifico viale, fiancheggiato da lecci secolari.
Giunti al piazzale superiore si accede all’interno dell’imponente complesso tramite un ulteriore portale gotico, che introduce a un corridoio finestrato, con un lungo sedile sulla sinistra, voltato con crociere, di cui l’ultima affrescata, con tre effigi di Papi e un monaco dall’aspetto giovanile, forse lo stesso San Benedetto.
Una porta con sopra affrescata una Madonna col Bambino si apre poi su un ambiente di passaggio, la Sala del Capitolo Vecchio, quasi interamente coperto da affreschi.
Sulla parete sinistra sono effigiati i Quattro Evangelisti, un quinto affresco raffigura un dottore della chiesa, in alto la Madonna col Bambino e San Giovannino tra santi.
Composto da due Chiese sovrapposte e da Cappelle e grotte, interamente affrescate in epoche diverse, costituisce un monumento unico, per bellezza e spiritualità, tra quanti la storia della Chiesa e dell’Arte hanno abbondantemente dotato il nostro Paese.
L’antico refettorio custodisce una straordinaria Ultima Cena trecentesca, recentemente riportata al suo antico splendore.
Chiesa Superiore
La Chiesa Superiore è la struttura più alta del Sacro Speco e fu l’ultima parte del santuario ad essere costruita.
Il suo interno è formato da due Campate irregolari, sia in pianta che in elevazione, conseguenza delle varie modifiche apportate.
È a navata unica, con pianta a croce latina, ma molto irregolare, generata da varie fasi di costruzione: ad una parte più antica è stata successivamente aggiunta un’ulteriore campata.
I pavimenti sono di marmi pregiati, ricavati in larga parte dalla demolizione della sottostante villa di Nerone.
La Campata più esterna, vicino all’ingresso, è rettangolare ed è molto più alta di quella interna; le separa un arco trasversale, che poggia su mensole decorate con motivi a foglie: da qui partono i costoloni della prima crociera verso l’entrata.
Sulla volta a crociera sono affrescati i Quattro Dottori della Chiesa, assisi su cattedre gotiche che, nel dorsale, hanno il busto di un evangelista.
La parete di sinistra, è divisa in tre registri.
In quello inferiore sono rappresentati il Tradimento di Giuda la Fuga degli Apostoli e, ancora più a destra, dopo il pulpito, la Flagellazione.
Nel registro mediano, è rappresentato il Giudizio di Pilato e un’affollatissima Salita al Calvario.
Nel registro superiore è rappresenta la Pentecoste, i dodici Apostoli, identificabili dal nome sottoscritto, sono seduti, in atto di ricevere le lingue di fuoco.
Sopra l’arco che separa le due campate è affrescata una Crocifissione, opera dell’anonimo convenzionalmente chiamato Maestro trecentesco del Sacro Speco.
Sull’arco sono affrescati una serie di angeli.
La parete destra è affrescata anch’essa su tre registri, al registro inferiore, procedendo verso l’uscita, sta l’affresco delle Marie al Sepolcro, seguito da l’entrata in Gerusalemme.
Nel secondo registro l’affresco rappresenta Noli me tangere, l’incontro di Cristo con la Maddalena, a seguire l’incredulità di Tommaso.
Nel terzo registro è rappresentata l’Ascensione, tra Angeli in festa, Maria, i Discepoli e le Pie Donne.
La più antica seconda Campata presenta una crociera molto più bassa, senza costoloni.
Alcuni gradini conducono al Transetto, un tempo separato dalla Chiesa tramite un muro.
Nelle vele della volta sono dipinti San Mauro, San Gregorio Magno, San Romano, San Martino e, al centro, l’Agnus Dei.
Nella parete a sinistra sono tre affreschi: San Benedetto tentato dal diavolo, San Benedetto che rotola fra le spine e San Benedetto che prega nella grotta.
Nella parete di fondo, in un affresco molto deteriorato, è rappresentato San Benedetto in cattedra, con abiti pontificali, insieme a santi e a membri della famiglia Anicia.
Gli affreschi, che riempiono tutti gli spazi, sono attribuiti a pittori di Scuola Umbro-Marchigiana, che vi operarono sin dai primi anni del 1400.
Nella lunetta, vicino all’ingresso, si vede, a destra, il miracolo del veleno e a sinistra la guarigione del monaco indemoniato, opere di mano diversa rispetto alle altre descritte, che presentano figure di scarsa plasticità, in ambienti architettonicamente curati, ma scarsamente prospettici.
Un altro San Benedetto in cattedra si trova sopra l’arco di separazione tra le due campate.
Al Transetto si accede attraverso alcuni gradini, costruiti durante i lavori di restauro del 1853, per collegare questo ambiente con le due Campate; tale ingresso era stato precedentemente chiuso, in epoca imprecisata, da un muro, al quale fu addossato un altare.
Il restauro inserì i gradini in una sorta di iconostasi, tuttora visibile, secondo il “gothic revival“, espressione culturale vigente nella seconda metà del XIX secolo.
Ogni spazio del Transetto fu affrescato dagli artisti di Scuola Umbro-Marchigiana, presenti al Sacro Speco nei primi anni del XV secolo.
Davanti alla Cappella di sinistra si possono ammirare una Madonna col Bambino tra Sant’Onofrio e Sant’Antonio abate, in alto un San Cristoforo a sinistra e a destra il Redentore che sorregge un cartiglio con la scritta:
EGO SUM LUX MUNDI VERITÀ ET VITA.
Sulla Volta, scarsamente leggibili, forse sono affrescati i quattro evangelisti, sulla parete sinistra della cappella il Monastero del Monte Sinai, tra un Santo non riconosciuto e Santa Caterina.
Sulla parete di fondo si ammira una Crocifissione, a destra una scena molto deteriorata di difficile lettura.
L’abside è scavata nella roccia e di fianco ha un piccolo spazio rettangolare co affrescate a sinistra tre sante, racchiuse in una finta architettura e, sulla parete di fondo, una Crocifissione.
Nell’arco tra l’altare e le altre due cappelle di destra è dipinto San Benedetto che osserva una colomba portata in cielo da due angeli verso il Cristo benedicente, la colomba simboleggia l’anima di Santa Scolastica, morta pochi mesi prima del fratello, al lato opposto dell’arco l’Ultimo colloquio di San Benedetto con Santa Scolastica innanzi a una tavola imbandita, al di sotto, Comunione di Sant’Onofrio.
A destra dell’arco San Sebastiano.
Nella prima volta a crociera del transetto sono affrescati Sant’Agostino, San Francesco, San Bernardo e San Domenico.
Nella prima cappella, sulla volta sono affrescate quattro figure molto deteriorate, sulla parete sinistra, Morte di Santa Scolastica, sulla parete di fondo è affrescata una Crocifissione, molto deteriorata, a destra Morte di un Monaco. All’esterno della cappella Papa Gregorio Magno, sopra un profeta, sul successivo arco che separa le due campate del transetto destro è raffigurato San Giovanni Battista e sopra Santa Caterina d’Alessandria.
Nella seconda volta a crociera del transetto sono affrescati Quattro apostoli.
Nella seconda cappella, sulla volta sono affrescati i Quattro Evangelisti, sulla parete sinistra, il martirio di San Paolo, nella parete di fondo è affrescata una Madonna col bambino, tra i Santi Paolo e Pietro, sulla parete di destra è stata aperta una vetrata con raffigurata una Madonna col Bambino, purtroppo a causa di ciò l’affresco che v’era è quasi completamente perso.
Nella parete del Transetto, davanti alla seconda cappella è rappresentato il Miracolo dello storpio, di seguito il Martirio di San Placido.
Chiesa Inferiore
L’accesso alla Chiesa Inferiore avviene oggi dal transetto della Chiesa Superiore tramite una scala, a destra della quale, quindi sulla parete di fondo sinistra della chiesa, si trova un affresco di matrice bizantina, che raffigura il testo della bolla del 4 Luglio 1202, con la quale il papa Innocenzo III concedeva speciali favori ai monaci residenti nello Speco.
Nell’affresco tale testo è sorretto a destra dallo stesso Innocenzo III e, a sinistra, da San Benedetto, che è seduto, e che, inginocchio davanti a lui, ha l’abate Romano. Innocenzo III ha l’aureola quadrata, ad indicare che era ancora in vita nel momento in cui fu fatto il dipinto e poiché morirono entrambi nel 1216, tale fatto è significativo per datare le opere di ristrutturazione che lo Speco subì in quegli anni.
Successivamente il Conxolus affrescò, sopra il testo della bolla, un altro Innocenzo III, con piviale rosso, pallio e tiara ad una sola corona e ricoprì l’affresco con una pittura, ancora conservata, che raffigura San Benedetto.
Appresso si apre una cappella che affaccia su una delle grotte di San Benedetto, sull’arco sono dipinte belle immagini di Sante Martiri, tra cui Santa Caterina d’Alessandria.
Nella piccola abside posta a sinistra scendendo dalle scale si trova un affresco della Madonna di Loreto, sul fondo azzurro si legge la scritta:
MAGISTER CONXOLUS PINXIT HOC OPUS.
Nella parete a destra sono dipinte alcune storie di San Benedetto: Il miracolo del vaglio, Il viaggio verso la chiesa di Affile, La vestizione, Il ritiro in orazione dentro la grotta.
Seguono, nella campata successiva in alto Santo Stefano, Tommaso di Canterbury e Nicola di Bari, in basso Funerale di San Benedetto.
Nella volta è dipinto Cristo con aureola cruciforme dentro una cornice di rami e di fiori, con Arcangeli che si alternano ai Santi Pietro, Giovanni Evangelista, Paolo e Andrea.
Nella lunetta della parete dove si apre la porta del Coro, è affrescato, in alto, il Miracolo del salvataggio di San Placido, in basso il Miracolo del falcetto, di là della porta una Santa.
Nella parete di fondo sono raffigurati l’Offerta del pane, il Pane avvelenato sottratto dal corvo e, in alto, Cristo benedicente tra angeli, con San Benedetto e Santa Scolastica.
Nella volta sono dipinti papi, vescovi e monaci santi, San Benedetto, San Gregorio, San Silvestro, San Lorenzo e altri santi dell’Ordine.
A sinistra, vicino all’ingresso che porta alla Grotta della Preghiera, vi è un affresco che rappresenta Cristo benedicente tra Angeli.
Nel Sacro Speco la fievole luce di dodici lampade ad olio illumina una statua marmorea che ritrae un giovane San Benedetto appoggiato alla roccia, e vicino il cestino del monaco Romano; è opera di Antonio Raggi (1657), allievo del Bernini.
Le pareti mostrano la roccia viva in parte, tranne una che è stata ricoperta dal marmo ricavato dalle colonne della vicina Villa di Nerone.
Nella parete sopra l’ingresso della Scala Santa, è affrescato il Cristo benedicente tra Angeli, che fuoriesce da uno scudo rotondo.
La Scala Santa, fatta costruire dall’abate Giovanni V (1060-1121) per sostituire lo stretto sentiero lungo il pendio del monte Taleo, che San Benedetto percorreva per passare dallo Speco o “Grotta della preghiera” alla “Grotta dei Pastori“, rappresentava l’antico accesso alla chiesa inferiore.
Scendendo, sulla sinistra è affrescato l’incontro dei Tre Vivi e dei Tre Morti, a destra la Cavalcata della Morte.
Sulla lunetta di fronte è raffigurato il Battesimo di Cristo.
Di seguito si apre la Cappella della Madonna, opera di un rifacimento del XIV secolo.
Nella volta di accesso alla Cappella sono presenti in medaglioni mistilinei San Giovanni Battista, San Lorenzo, Santo Stefano ed altri Santi, nonché i busti dei Profeti.
Sull’arco, a sinistra è affrescato Sant’Onofrio, a destra San Giovanni Battista.
Sulle vele della crociera si trovano l’Annunciazione, l’Incoronazione, la Presentazione al Tempio e la Madonna del Perdono.
Sulla parete di sinistra si trovano affrescate la Natività e l’Adorazione dei Magi.
Sulla parete di fondo al registro superiore la Madonna in Trono fra angeli, a sinistra papa San Gregorio Magno, a destra Papa San Silvestro.
Al registro inferiore San Placido, San Mauro, Crocifissione con la Madonna e San Giovanni, San Benedetto.
Sulla parete di destra al registro superiore la Madonna in Trono con Gesù tra angeli musicanti, all’inferiore la Dormitio Virginis.
Nei sottarchi della volta d’ingresso, sul costolone Sant’Anatolia, la Strage degli Innocenti e la Fuga in Egitto.
Risalendo, sulla sinistra, si ha l’accesso ad una scala a chiocciola, che porta alla cappella di San Gregorio, piccolo ambiente absidato, in parte stretto alla roccia, con volta a crociera non costolonata.
Nell’atrio si trova un affresco del Conxolus che rappresenta Santa Chelidonia, eremita benedettina vissuta nella grotta di Morra Ferogna nel XII secolo.
A destra della finestra si trova, in un pannello rettangolare bruno-oliva, l’affresco che rappresenta San Francesco d’Assisi, che ha in mano una carta, nella quale si legge:
PAX HUIC DOMUI.
Ai suoi piedi è raffigurato un piccolo monaco, con tonaca rosso cupo, che è, forse, il committente dell’opera.
Si nota la grande intensità spirituale che l’autore, detto “il Maestro di Frate Francesco“, volle imprimere nel suo personaggio principale.
L’opera è anteriore al 1224, anno in cui San Francesco ebbe le stimmate, che qua non figurano, come non figura l’aureola, ad indicare che il santo, in quel tempo, era ancora vivo.
Dello stesso autore è l’altro affresco, posto a sinistra della finestra, che rappresenta il cardinale Ugolino, vescovo di Ostia, divenuto poi papa col nome di Gregorio IX, dipinto nell’atto di consacrare la cappella a San Gregorio Magno; nell’iscrizione posta sotto l’affresco si legge la data: il secondo anno del pontificato di Gregorio IX (1227-1241).
Della stessa mano è San Gregorio e Giobbe piagato e afflitto, nella zona sottostante è dipinto il Salvatore benedicente con ai lati San Pietro e San Paolo.
Nella volta sono affrescati i simboli degli evangelisti e quattro cherubini, dei primi anni del 1200.
L’ex voto, a destra della finestra, raffigura la Pietà, opera quattrocentesca, attribuibile forse ad Antoniazzo Romano.
Fonti documentative
https://benedettini-subiaco.org/8-monasteri-sublacensi?start=20
http://iviaggidiraffaella.blogspot.com/2015/10/subiaco-il-sacro-speco-la-porta-del.html
Le due foto della cappella di San Gregorio sono tratte da:
https://www.itinerariapicta.it/tra-rocce-e-affreschi-il-sacro-speco-a-subiaco/#:~:text=La%20Scala%20Santa&text=Qualche%20settimana%20fa%2C%20girava%20sul,papi%20e%20un’epidemia%E2%80%9D.&text=Per%C3%B2%20non%20avrei%20mai%20immaginato,un%20periodo%20di%20pandemia%20globale.
Nota
Il testo e la galleria fotografica sono state prodotte da Silvio Sorcini