Marmitte dei Giganti – Fossombrone (PU)

Cenni Storici

Più a monte di Fossombrone il Metauro è attraversato dal ponte della ferrovia Fano-Urbino, ora dismessa, e da due ponti consecutivi della Variante SS 3. Mentre la sponda sinistra si mantiene bassa, quella destra è costituita da pareti rocciose stratificate di Scaglia Rossa, spesso alte anche 7 – 8 m, sul cui ciglio crescono alberi e cespugli. Da Fossombrone si prosegue lungo la vecchia strada Flaminia sino alla tappa seguente, la Forra di S. Lazzaro. Percorsi 2,5 Km, avendo sulla sinistra le propaggini dei Monti della Cesana, si prende una deviazione sulla sinistra in corrispondenza dell’abitato di S. Lazzaro. Conviene lasciare l’auto prima di raggiungere il Ponte sul Metauro detto dei Saltelli o di S. Lazzaro che scavalca la Forra, ricostruito al posto di quello distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale. Qui sono stati misurati 28 m sino al livello dell’acqua, ed altri 17,5 m sino al fondo. L’acqua scorre lentamente per la presenza, 800 m più a valle, della cosiddetta Diga Vecchia. Guardando verso monte o valle si vedono spettacolari pareti rocciose a picco di Maiolica che si stringono sul fiume, distanti tra loro da 13,5 m a 1,5 m nel punto più stretto, sulle quali crescono abbarbicati verso le sommità cespugli di caducifoglie e sempreverdi. In basso e verso monte si notano alcune grandi cavità nella roccia, dette “marmitte dei giganti”, e più lontano una serie di cascatelle, entrambe opere del millenario lavoro di erosione dell’acqua corrente. Le marmitte sono raggiunte dall’acqua solo in caso di piene eccezionali. Le rocce della Forra presso il ponte sono di calcare bianco e ben stratificato detto Maiolica, sedimentatosi dal Giurassico Superiore al Cretaceo Inferiore, appartenenti all’anticlinale Monti della Cesana-M. Raggio. Nei tratti più discosti emergono invece i soprastanti strati di Marne a Fucoidi del Cretaceo e soprattutto i calcari marnosi delle Formazioni della Scaglia Rossa e Bianca, di epoca a cavallo tra il Cretaceo Superiore e l’Eocene. La Scaglia costituisce pure i versanti affacciati sul Metauro dei Monti della Cesana e del M. Raggio, mentre i campi pianeggianti e la base delle pendici sono coperti rispettivamente da alluvioni terrazzate prevalentemente ghiaiose del Pleistocene e da detriti di falda. Interessanti sono le specie di piante insediate sulle rocce calcaree della forra. La felce Capelvenere (Adiantum capillus-veneris) cresce nei punti più umidi per stillicidio, mentre gli arbusti Fillirea, Leccio, Laurotino e Terebinto che caratterizzano la lecceta presente nel vicino Furlo, si trovano sulle pareti asciutte. Sulle rocce crescono anche l’Albero di Giuda, l’Alaterno, la Santoreggia montana (Satureja montana) e vari Sedum. Presso l’acqua, nel tratto più a valle, sono invece presenti le tipiche fasce di vegetazione igrofila con Salici, Pioppo nero, Ontano nero e varie piante erbacee igrofile. Nell’acqua del Metauro sono presenti la Lasca, il Barbo, il Cavedano, l’Anguilla, il Ghiozzo padano, la Natrice tassellata e la Biscia d’acqua. Tra gli uccelli sono stati osservati la Ballerina gialla, la Ballerina bianca e l’Usignolo di fiume. Si può scendere nell’alveo dalla riva destra, dopo aver percorso al di là del ponte verso monte circa 500 m di strada e aver imboccato un sentiero sotto i piloni della Nuova Flaminia. Anche qui come in altri tratti del fiume dobbiamo constatare che l’aspetto suggestivo del luogo è stato rovinato dall’impatto visivo della superstrada. In acqua sono presenti la Rana verde, l’insetto Idrometra che “pattina” sulla superficie e i Molluschi Fisa, Ancilo e Potamopyrgus antipodarum. Sulle rive si osservano in volo o posate sulla vegetazione varie specie di Libellule, quali Ischnura elegans e Platycnemis pennipes. Poco più a monte si trovano l’impianto idroelettrico di S. Lazzaro e sulla pendice della Cesana gli interessanti edifici dei Mulini dell’Acquasanta.

Per approfondimenti maggiori: www.lavalledelmetauro.it

 

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