Maestà di Acciano o chiesa di San Filippo – Nocera Umbra (PG)
Cenni Storici
La chiesa campestre ora dedicata a San Filippo si trova lungo l’antica strada di pendio che collegava il paese di modeste dimensioni composto di un corpo originario cui se ne e aggiunse un altro probabilmente per trasformare l’edicola in una chiesa rurale.
Il corpo più antico che doveva essere una Maestà campestre, è costituito di un piccolo vano a pianta quadrangolare (2,73 x 2,33 m), coperto da una volta a botte, aperto sul lato sud.
Davanti al fronte dell’arco era presumibilmente un ambiente, coperto con un tetto a capanna sostenuto da due singolari travi ad andamento curvilineo.
In epoca successiva, prolungando le murature perimetrali e riutilizzando le travi curvilinee esistenti per sostenere il tetto si ampliò l’edificio realizzando la facciata con un’ampia apertura non proporzionata alla dimensione del prospetto.
La costruzione della originaria Maestà può essere stabilita presumibilmente poco prima del 1450 e gli affreschi di poco successivi, essendo questo l’anno di canonizzazione di San Bernardino da Siena raffigurato nella parete destra.
Il piccolo campanile a vela di mattoni è di recente costruzione ed ha subito forti lesioni dal terremoto del 1997 come tra l’altro l’intera struttura che è stata successivamente restaurata nell’anno 2000 insieme ai suoi affreschi.
Interno
Il ciclo pittorico di Acciano databile tra il 1461 e il 1465, di raffinata fattura e di notevole puntualità iconografica attribuiti a un non definito pittore Camerinense, ha il seguente svolgimento:
parete di altare – sono raffigurati la Madonna in trono che allatta il Bambino sul suo stesso piano, genuflessi, due Angeli in adorazione, quindi le immagini di San Giacomo Maggiore o di Galizia a sinistra e Sant’Antonio abate a destra.
Parete del fianco sinistro – a partire dall’angolo in avanti, appaiono Sant’Anna Metterza, San Cristoforo, Sant’Amico da Monte Milone abate di Rambona.
Parete del fianco destro- San Rinaldo vescovo di Nocera, Madonna col Bambino eretta di nuovo San Giacomo Maggiore, San Bernardino da Siena.
Sulla volta – l’Eterno benedicente, l’allegoria del Trionfo della Morte, veduta di città murata, Nocera e due castelli ai confini del territorio (con probabilità, secondo Aldo Cacciamani, Postignano e Salmaregia).
Iconografia
L’iconografia fornisce, a questo punto, utili considerazioni.
La rappresentazione di “San Bernardino da Siena” induce a ritenere, come detto sopra, che gli affreschi della cappella di Acciano furono eseguiti dopo il 1450, essendo questo l’anno di canonizzazione del Santo.
La “Sant’Anna Metterza” ha una sua particolare valenza iconografica riguardo il tema delle tre generazioni riportata anche in Masaccio e Leonardo.
La figura di “Sant’Amico da Monte Milone“, l’odierna Pollenza (MC) ove nacque prima del Mille, ricorre spesso nella devozione popolare tra Marche, Umbria e Abruzzo soprattutto nei paesi montani.
Il lacunoso stato conservativo dell’affresco non impedisce di leggervi i tradizionali attributi: l’ascia da boscaiolo che appoggia sulla spalla sinistra, la mano destra con cui tiene a guinzaglio un lupo ridotto a servirlo.
Benedettino bianco, secondo abate di Rambona, è venerato come protettore dei legnaioli.
Numerose le sue rappresentazioni pittoriche a Foligno (chiese di Santa Maria in Campis, Infraportas, Ospedale Vecchio); nel territorio (Rasiglia, Fiamenga, Acqua Santo Stefano, Belfiore); nella chiesa di San Francesco a Nocera Umbra, in quelle di San Pellegrino e Grello, presso Gualdo Tadino; in quest’ultima, l’affresco è di Matteo da Gualdo.
Quanto al “San Giacomo Maggiore apostolo“, vestito da pellegrino, con bordone e scarsella, cappello recante conchiglia, libro, il culto del Santo era molto diffuso.
Infatti, già nell’XI secolo, Santiago di Compostela era considerata una delle più importanti mete di pellegrinaggio.
Sulla volta della cappella, inaspettata, un’allegoria del “Trionfo della Morte“.
È rappresentata da un corpo consunto o da uno scheletro (il particolare è lacunoso) con alta falce, su un cavallo in corsa, seguita da due dolenti vegliardi sorretti da stampelle e bastone.
Di questi, lei non appare curarsi poiché il loro destino è ormai segnato.
È, invece, diretta verso due giovani, ignari cacciatori, recanti il falco e l’arco.
Priva del senso terrificante come inteso oggi, la Morte è qui simbolo dell’ineluttabilità del tempo e della fine.
Di risalto, particolareggiata è la decorazione delle nicchie dei Santi con broccati distesi alle loro spalle, di rimarchevole varietà.
L’arabescatura dei fondi, ricorrente nel Crivelli e crivelleschi, fu cara anche ai pittori camerinesi e nursini del Quattrocento.
Fonti documentative
Enzo Storelli – Gli affreschi della maestà di Acciano – 2014
Da vedere nella zona
Chiesa di Santa Croce o Abbazia di Santa Croce della Ficarella
Chiesa di santa Lucia – Aggi di Nocera Umbra
La Romita – Bagni di Nocera Umbra