Le grotte del brigante Cinicchia – Assisi (PG)

Si tratta di uno dei tanti rifugi di fortuna sparsi per il Subasio utilizzati dal brigante Cinicchia durante la sua lunga latitanza.

 

Cenni Storici

Si tratta di alcune cavità che si aprono nello scoglio calcareo fra i boschi del Subasio nel versante verso la Valle Umbra e poco sotto ai pochi ruderi del castello di Sasso Rosso.
Secondo la tradizione popolare queste erano uno dei rifugi del brigante Cinicchia che qui si rifugiava per scampare l’arresto.
Gli anfratti si aprono ad una certa altezza da terra, quindi garantivano anche una protezione da eventuali approcci di animali, infatti per salire occorreva una scala che poi una volta dentro veniva tolta e garantiva una certa sicurezza.
Sull’uso di queste grotte non ci sono dubbi in quanto le pareti sono nere di fumo dovuto ai fuochi che venivano accesi all’interno da chi li si riparava.
Non molto distante da qui c’era l’abitato di Gabbiano che, nonostante oggi sia disabitato, in passato contava una popolazione consistente e che garantiva al brigante copertura e sussistenza.
Una storia di altri tempi, ma ricca di fascino che seppur oggi sembra fiabesca, allora fu cronaca veramente vissuta.
 

Il brigante Cinicchia

Cinicchia, ovvero Nazareno Guglielmi nato il 30 gennaio 1830 ad Assisi, primo di otto figli del bracciante agricolo Giovanni, così era chiamato per la sua bassa statura, condusse i primi anni della sua vita facendo il contadino e il muratore; nel 1854 si sposò con una tale Teresa, dalla quale ebbe una figlia, Maria e fin qui nulla di strano infatti conduceva la sua vita misera ma onesta, ma tutto cambia quando durante i lavori nella ricostruzione della casa del conte Fiumi, un manovale rubò un prosciutto al proprietario e, della qual cosa, ne fu incolpato ingiustamente Cinicchia, che fu arrestato ed incarcerato.
Questa ingiustizia subita cambiò radicalmente la sua vita infatti malmenando un carceriere, riuscì ad evadere e riparò così nelle Marche dove si unì ad una banda di ladri e contrabbandieri.
Imprigionato di nuovo a Jesi, anche qui tramò la fuga, ma, una volta scoperto, fu trasferito nelle carceri di Ancona dove, con l’aiuto di un complice riuscì ad aprirsi un varco nel muro della cella e riuscì a fuggire.
Una volta libero giurò vendetta contro il Conte Fiumi e conto il compagno che lo fece arrestare ingiustamente e si diede alla macchia; insieme ad altri complici che aveva reclutato nell’area di Gualdo Tadino, Valfabbrica, Nocera Umbra, Valtopina, Vallemare, cominciò la sua carriera di banditismo che lo accompagnerà per il resto dei sui giorni.
Nonostante le sue imprese anche criminali, restò sempre una figura molto controversa ed affascinante, infatti era amato dal popolo e odiato dai potenti, e nonostante la caccia spietata da parte delle autorità a cui era sottoposto riuscì sempre a scampare la cattura grazie alle coperture e alla solidarietà che riceveva dai contadini e montanari che ripagava con molta generosità.
Numerosi aneddoti furono ricamati sulla sua persona, fra cui travestimenti e furbizie varie che gli consentirono di ridicolizzare i suoi inseguitori e attraverso i quali riuscì più volte a scampare la cattura.
Il colpo che lo rese celebre fu la rapina alla diligenza che trasportava la cassa carica di danaro che serviva per pagare gli operai dell’impresa York, società appaltatrice del tratto di ferrovia Foligno-Ancona; il colpo fruttò alla banda un bottino di Lire 155 mila (circa mezzo milione di euro attuali).
Successivamente tra il 1863 e il 1864 vennero arrestati, uccisi o condannati quasi tutti i membri della banda, mentre di Cinicchia si persero le tracce.
Secondo indiscrezioni, il brigante pare che era riuscito a fuggire all’estero con passaporto falso, imbarcandosi con moglie e figli da Civitavecchia, addirittura qualcuno afferma che fu imbarcato in una botte di legno fra i carichi di vino.
Da una lettera scritta ai suoi parenti si sa che nel 1901 era ancora in vita e secondo altre fonti attendibili pare che Nazareno Guglielmi morì anziano nella sua casa di Buenos Aires, un palazzo signorile che affaccia su Calle Chacabuco, il 12 gennaio 1906.
In Sud America lavorò per quarant’anni come impresario edile.
Il brigantaggio in Umbria, in quei tormentati anni di sconvolgimento politico ed economico, è un fenomeno già presente nel XV secolo, favorito dalle condizioni geografiche, ricche di nascondigli e vie di fuga, ma che in epoca pre e postunitaria assume i tratti della contestazione sociale, ed ecco come Cinicchia da parte sua rappresentò per le classi più povere un mito, un esempio di rivalsa sociale che serpeggiava sopito tra la popolazione ed è per questo che è stato il brigante italiano, tra i più famosi dell’Umbria e delle Marche.
 

Fonti documentative

https://it.wikipedia.org/wiki/Nazareno_Gugliemi

https://gualdonews.it/2024/08/18/a-morano-osteria-si-racconta-la-storia-del-brigante-cinicchia/

https://www.emergenzeweb.it/lepico-furto-allimpresa-york-del-brigante-cinicchia-feroce-e-galante-bandito/

 

Mappa

Link alle coordinate: 43.034994 12.664283

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