La Cartiera “Valcheria” – Bevagna (PG)
Cenni Storici
C’è un tempo sospeso che caratterizza molti scorci dell’Umbria, un tempo che rinvia a un lontano passato, alle pietre antiche che si affastellano forti a strutturare i borghi medievali e ai dolci declivi che riconciliano con l’idea di una natura incontaminata.
Nella regione dell'”ombra” dei boschi più verdi e del misticismo più misterico che avvolge l’austerità dei palazzi medievali dei suoi centri più belli, riecheggia la memoria lontana di antichi mestieri, là dove affondano tutt’oggi le radici del nostro migliore artigianato.
Un patrimonio esperienzale che si è tramandato di generazione in generazione fino ai nostri giorni e che per secoli ha anche rappresentato la più autentica modalità dell’essere “umbri” nell’immutabilità di un ricco retaggio di tradizioni.
Tra i borghi più caratteristici, scrigno di piccole perle architettoniche, c’è Bevagna (anticamente Mevania) dove il tempo pare essersi fermato al basso medioevo, quando il piccolo comune nella valle folignate che prelude i Monti Martani, visse un suo momento di splendore con il fiorire di attività artigianali e commerciali.
Dalle antiche testimonianze del passato, statuti e documenti amministrativi, è stata tratta ispirazione per una rievocazione medievale, il Mercato delle Gaite, che si esprime nelle forme più fedeli al periodo di riferimento, tra il 1250 e il 1350, in quanto ad attinenza e veridicità dei costumi e delle attività svolte durante l’era di mezzo.
Nel Mercato delle Gaite, che si svolge in concomitanza con l’avvento dell’estate, nell’ultima decade di giugno, un ruolo preminente viene svolto dall’attività dell’antica cartiera, luogo deputato a creare carta bambagina secondo il procedimento medievale direttamente dalla macerazione degli stracci.
Nel periodo antecedente all’invenzione della stampa, infatti, l’uso della carta era un privilegio riservato a una ridottissima schiera di eletti, soprattutto monaci e prelati che rappresentavano l’élite dei sapienti.
Solo molti secoli più tardi la carta cominciò ad essere creata con l’apporto della cellulosa degli alberi.
La carta bambagina di Bevagna dunque, dopo secoli in cui rimase dimenticata, da quando trent’anni fa, prese vita l’idea della rievocazione medievale del Marcato delle Gaite, vive una nuova stagione di successo, seppure limitato ad esperti, collezionisti ed addetti ai lavori.
Viene prodotta in un laboratorio nel cuore del borgo secondo tecniche e con macchinari in tutto e per tutto fedeli all’epoca del medioevo.
Il luogo in cui avviene la lavorazione della carta è la “Valchiera“; qui vengono innanzitutto portati i cenci, la preziosa materia prima, già pesati e suddivisi in “boni“, “grossi“, “vergati“, “paratura” e “schuoso“.
Subito il “cenciaio” provvede alle successive fasi della “scrollatura“, “arcapatura” e “scieglitura“, durante le quali vengono ulteriormente suddivisi in base ai materiali, lino, canapa e cotone e sminuzzati.
I cenci vengono poi messi a macerare per tre giorni nella calce e quindi passano nella “pila idraulica a magli multipli” dove vengono battuti fino a diventare una poltiglia.
La poltiglia viene poi messa in un grande tino pieno d’acqua dove il “lavorante” immerge la “forma” o “modulo” per filtrare la pasta da carta, che poi con l’aiuto del “ponitore” depone sul feltro.
I feltri con in mezzo la pasta da carta, che già ha ricevuto la filigranatura della tela del modulo sulle cui maglie è impresso il marchio dei fabbricanti, vengono poi pressati per far uscire l’acqua e quindi stesi per asciugare.
Dopo lo “stendaggio” i fogli di carta vengono staccati dal feltro e passano alla “collatura” durante la quale vengono trattati con la “gelatina” o “colla animale“, ricavata dagli scarti delle concerie.
Infine i fogli, dopo essere stati satinati e piegati dai “cialandratori” vengono raggruppati in “risme” pronti per la spedizione, oggi come nel medioevo.
Fonti documentative
www.comune.bevagna.pg.it
http://corrieredellumbria.corr.it/news/cultura-e-spettacolo/130502/Dagli-stracci-si-ottiene-carta-.