Il monte di Circe e il suo Parco Nazionale – San Felice Circeo (LT)

Il luogo è famoso perchè descritto da Omero nell’Odissea, per la presenza della maga Circe e dove approdò con i suoi uomini Ulisse nel viaggio di ritorno verso Itaca dopo la guerra di Troia.

 

Cenni Storici

Il promontorio del Circeo è un massiccio calcareo di 541 m. che si erge enorme sulle acque del mar Tirreno e domina l’intera Pianura Pontina; in esso la natura regna lussureggiante.
Dal punto di vista floristico e visivo si distinguono due versanti: quello nord (Quarto Freddo), con il suo fitto bosco verde scuro di lecci; quello sud (Quarto Caldo) che grazie alla più felice esposizione presenta una copertura vegetale più varia, che va dalla bassa vegetazione di scogliera alla palma nana fino a spettacolari esemplari di ginepro fenicio; ha il verde slavato della macchia mediterranea arbustiva e non a caso è tagliato dalla suggestiva “strada del sole“.
La mole del Circeo è permeata di mito e storia, dal picco più elevato, dove si trovano resti del tempio di Circe e nel 1929 fu rinvenuta una testa di Venere-Circe, alle magnifiche grotte carsiche che si aprono ai suoi piedi, sulla linea del mare, dove sono stati scoperti 31 giacimenti preistorici, tra cui quello in cui nel 1939 fu rinvenuto il cranio di un uomo di Neanderthal.
Del Circeo parla anche Omero nella sua Odissea (libro XII), quando Ulisse vi incontrò la maga Circe.
L’isola omerica di Circe era identificata già in antico con il m. Circeo, come attesta tra gli altri il geografo greco Strabone: “Dopo Anzio c’è il monte Circeo, che sorge come un’isola sul mare e sulle paludi. Dicono che sia ricco di erbe, adattandolo così a quanto si racconta di Circe. Vi è un piccolo insediamento, un santuario di Circe e un altare di Atena; viene anche mostrata una tazza che, a quanto dicono, sarebbe appartenuta a Odisseo” (Libro V).
Dei valori naturalistici del Promontorio parlarono Teofrasto, allievo di Platone, e Aristotile che in quello che si considera il primo trattato di botanica della storia scrive: “Quel luogo detto Circeo è un alto promontorio, molto denso di alberi, fra i quali querce, gran copia di lauri e mirti“.
Nel 1934, durante la bonifica dell’Agro Pontino, fu dichiarata Parco nazionale tutta la splendida zona di boschi, foreste, flora e fauna del promontorio e dei laghi vicini, Caprolace, Fogliano, Paola e Monaci (nome è legato alla presenza dei Benedettini che qui costruirono diversi monasteri).
Il Parco accoglie non solo numerose specie animali e vegetali ma anche altre meraviglie come grotte profonde e resti fossili.
Dalla tenuta di Castel Porziano al Lido dei Gigli a Tor Caldara e al Poligono militare di Torre Astura, sono diverse le aree del litorale laziale dove sopravvivono le cosiddette “piscine” tipiche della pianura pontina, cioè i piccoli stagni alloggiati nelle depressioni delle dune pleistoceniche o nelle zone soggette ad affioramento della falda e in alcuni casi anche la loro prevalente cornice, i cosiddetti boschi planiziali igrofili, cioè i boschi di zone umide e pianeggianti, con la loro straordinaria biodiversità, tra querce, ontani, olmi, pioppi, farnie.
Ma il Parco del Circeo è molto di più.
Basta fare un giro dei quattro laghi salmastri (Fogliano, Monaci, Caprolace, di Paola o di Sabaudia), con le loro cornici rurali e naturalistiche, tra foreste e dune, ma anche storiche e archeologiche.
Intorno al lago di Paola si può passare alla gigantesca e non scavata villa di Domiziano, immersa nel verde e incuneata, come Sabaudia, nel lago, fino al porto-canale dei Romani sotto la cinquecentesca Torre Paola, alle pendici occidentali del Circeo.
Questo luogo è una porta che conduce dalla storia al mito, poiché alcuni individuano proprio questo come il luogo di approdo di Ulisse all’isola di Circe.
Ai piedi del promontorio sono state costruite alla fine del sec. XVI una serie di torri costiere, a pianta circolare o quadrata (Torre Paola, Torre Cervia, Torre Fico, Torre Vittoria, Torre Olevola), che servivano come sistema difensivo dalle incursioni dei pirati Saraceni.
La più nota è Torre Paola, situata al termine del lungo cordone dunale all’imbocco dell’antico porto-canale che collega il lago di Sabaudia al mare.
Le torri sono di proprietà privata e nessuna di esse è visitabile.
Numerose sono le grotte e le cavità che si aprono sul promontorio, in particolare sul versante sud (Quarto Caldo).
La loro importanza è soprattutto di carattere paleontologico, in quanto in esse sono stati ritrovati numerosi fossili e di utensili.
Le più conosciute sono la Grotta delle Capre e la Grotta Guattari, nella quale nel 1939 è stato ritrovato dal paleontologo Alberto Carlo Blanc un cranio di tipo neandertaliano perfettamente conservato, risalente a oltre 40 mila anni fa, insieme a ossa fossili di animali e a pietre usate come arnesi.
La lunga striscia costiera, costituita da dune e spiagge, rappresenta uno degli ambienti più frequentati e più delicati dell’intera area del Parco Nazionale del Circeo.
Oltre agli aspetti balneari la duna è un insieme di ecosistemi molto interessanti e di facile accesso, che spesso si manifestano con vivaci fioriture, con forme modellate dal vento, con il reticolo di tracce lasciate dai suoi abitanti, fornendo così un’ottima palestra per l’osservazione naturalistica.
Per preservare questo ambiente è necessario rispettarlo evitando danneggiamenti e utilizzando per l’accesso in spiaggia le apposite passarelle in legno.
 

San Felice Circeo

Il carattere principale di San Felice Circeo, l’antica Circeii, è un’incredibile e ininterrotta stratificazione monumentale che va dalle antichissime mura megalitiche (poligoni irregolari), che l’accomunano ad altri centri laziali come Norba, Signia, Aletrium, Arpinum, fino alla rocca medievale collocata a 100 metri sul mare, la quota del centro storico di San Felice Circeo.
Il paese si presenta con aspetto prevalentemente medievale, ma conserva al suo interno il tipico reticolato stradale romano con cardini e decumani.
Sono interessanti il Palazzo Baronale, oggi sede del Municipio, e la Torre dei Templari che ospita la Mostra permanente Homo Sapiens e Habitat.
Il Santuario della Madonna della Sorresca (che abbiamo descritto su questo sito nell’articolo di Sabaudia) è legato da sempre alla devozione degli abitanti di S. Felice Circeo, che la festeggiano il Lunedì in Albis e più solennemente a Pentecoste.
Circondato da un bel giardino, il santuario regala momenti di distensione e magnifici panorami, soprattutto al tramonto.
Dal centro storico di San Felice è possibile raggiungere i numerosi sentieri di varia difficoltà che si snodano lungo il promontorio e che consentono di approfondire i suoi aspetti paesaggistici, storici e naturalistici.
Così salendo dal centro storico del paese si può arrivare alla località “Le Crocette“, punto panoramico da dove la vista nelle giornate limpide spazia dal litorale di Ostia alle isole Pontine.
Oltre al paesaggio l’elemento che immediatamente colpisce è la presenza dell’acropoli dell’antica città di Circeii, di cui restano possenti mura ciclopiche, costituite da grosse pietre in opera poligonale.
 

Dal Porto all’Acropoli

L’intera area è visitabile tramite alcuni sentieri pedonali che si snodano attorno all’Acropoli.
La località delle Crocette è raggiungibile anche dal mare con il sentiero naturalistico-archeologico “Dal Porto all’Acropoli“.
Il sentiero parte dal porticciolo di San Felice, situato alla fine della parte bassa del paese, quella piena di case e ville di vacanza, preceduto da una breve e sinuosa strada in discesa fiancheggiata da ristorantini.
Tutto il percorso si completa in circa un’ora di salita a passo tranquillo e prevede tre steps:

1. Il porto.
Il percorso, che per gran parte ricalca ancora l’antico sentiero di epoca probabilmente preromana, abbina suggestivi scorci panoramici a momenti di grande interesse archeologico.
Dopo un primo tratto in leggera salita, imbocca improvvisamente l’antica e ripida scalinata intagliata nella viva roccia a picco sul mare, raggiungendo il sovrastante piazzale accanto alla cinquecentesca Torre Fico.
2. Torre Fico.
Da qui il sentiero continua fino alla strada del Faro, che bisogna poi risalire per qualche centinaio di metri in direzione del paese.
Alla prima curva, sulla sinistra, si prende la Strada del Sole: superati due tornanti e percorsi ancora circa 200 metri, sulla destra si ritrovano i primi gradini del sentiero che si inerpica ripido lungo il costone roccioso del Promontorio.
3. Alla fine, a quota 350 m. s. m., prima di raggiungere il piazzale delle Crocette, il sentiero attraversa tutta l’interessantissima area archeologica dell’Acropoli dell’antica Circeii, con le sue mura ciclopiche.
 

Traversata del Circeo

Sicuramente più impegnativa ma bellissima è la traversata del Circeo (itinerario classificato EE; tempo complessivo sei ore, soste escluse).
Trovarsi sulla cima del Circeo in giornate limpide con vento da nord sembrerà di trovarsi come su un’isola, con altre isole verso sud-ovest: Ponza, Zannone e Ventotene e lontano la montuosa penisola italica, con in rilievo le cime innevate dei Lepini e dei Simbruini, a nord e sud-est.
La sensazione unica è di trovarsi su di osservatorio rivolto tra costa e tirreno.
Sulla cima ci sono ancora i resti di imponenti mura, specialmente sul lato nord, e si narra appunto che in tempi pagani vi sorgesse anche un tempio dedicato al dio Sole.
L’escursione inizia dal mare, nei pressi di Torre Paola.
Si inizia a camminare seguendo una strada sterrata che inizia in leggera salita avendo sulla destra il muro della proprietà privata a cui appartiene la Torre Paola.
Dopo pochi minuti di cammino sulla destra si vedono le tracce del sentiero.
Si lascia la strada sterrata si svolta a destra e si sale nel bosco.
I primi 20-30 minuti sono molto ripidi; ci troviamo ora nel cosiddetto Quarto Freddo, è il versante nord della montagna ricco di lecci, dove nel sottobosco il pungitopo e i ciclamini la fanno da padroni.
Si continua in salita e dopo poco, stavolta tra rocce sempre più grandi, si arriva nei pressi di una piccola parete.
La si affronta tra alberi e rocce appuntite piegando sulla destra fino ad affacciarsi come in una visione sulla costa che volge verso Sabaudia tra mare e lago.
Salendo il panorama diventa sempre più ampio, ora si vede il mare anche verso ovest, in certi momenti si comincia a intuire che sotto la verdeggiante macchia c’è il vuoto, che per fortuna si cela ai nostri occhi.
Si sale ancora e dopo poco raggiungiamo la Cima Nord (m 418).
Si scende con attenzione verso la sella che divide le due cime.
Dopo appena 5 minuti di discesa si ricomincia a salire e superando qualche facile passaggio tra levigate roccette si giunge ad un bivio.
È questo il punto dove si può tornare velocemente sulla strada sterrata che porta a Torre Paola, ma è anche il punto dove si dovrà ridiscendere dalla vetta per continuare la traversata.
Si sale allora ancora per qualche minuto, si costeggiano le rovine di antiche enormi muraglie e si sbuca tra bassi cespugli come in un’improvvisa visione sulla piazza assolata e panoramica della vetta del Circeo.
Si torna al bivio e in direzione sud si percorre la cresta, un bellissimo percorso che attraverso il Quarto Caldo e i boschi delle cime a sud della montagna ci porterà a San Felice Circeo.
 

Fonti documentative

Cartellonistica del Parco Nazionale del Circeo e della Proprietà Scalfati.
santuariodellasorresca.com
 

Nota

Il testo è di Stanislao Fioramonti, le foto sono di Patrizia Magistri; le visita sono state effettuate il 31 ottobre 2017 e il 13 ottobre 2020.
 

Mappa

Monte Circeo Link alle coordinate: 41.241224 13.039886

San Felice Circeo Link alle coordinate: 41.232891 13.089279

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