Castello di Orsano – Sellano (PG)
Cenni Storici
Il castello, o quel che ne resta, sorge sul pendio orientale del monte Purano (1297), sul versante del Fauvella affluente del Menotre, al confine tra il territorio di Spoleto e quello di Foligno ed è nel comune di Sellano.
L’insediamento ha una tipologia di sprone con distensione longitudinale e utilizza una conformazione geometrica ad assi paralleli consueta in casi analoghi, la torre di vedetta era visibile fino a qualche anno fa.
Dal cartulario di Sassovivo risulta che fu “Curtis longobarda“.
Nel 1198, cacciato Corrado di Urslingen, Spoleto si affrettò a impadronirsi di questo castello e Federico II ne confermò il possesso a Spoleto nel 1241, il possesso fu successivamente e definitivamente stabilito dal cardinale Capocci.
Il nome pare derivargli (Minervio) dalla Famiglia Orsini, nobili fino dal tempo longobardo, padroni anche di Torre Orsina, che ne divennero signori nel 1436 con Pietrangelo Orsini.
Il castello però aveva già questo nome o simile da molto tempo prima: Orzano, Urlano.
Il castello essendo su una zona di confine fu conteso sia da Foligno che da Trevi e nel 1269 i trevani, approfittando della sede vacante, accampando i diritti su quelle terre, presero a molestare questo castello e quello di Cammoro, abbattendo qui la rocca costruita abusivamente, secondo loro, da papa Urbano.
Nonostante una taglia di 250 ducati d’argento imposta da Ubertino Visconti rettore del Ducato di Spoleto, Trevi seguitò l’opera di discordia.
Nel documento è scritto: ”Quum universitas seu comune Trevi dudum arcem quam in eodem castro Romana Ecclesia obtinebat, destruere presumpserunt...” cioè : “Quando il comune di Trevi ebbe la presunzione di distruggere la rocca che da qualche tempo la Chiesa Romana possedeva nel medesimo castello…“ il rettore lo multò.
Il 6 aprile del 1274, essendo gli spoletini occupati per la signoria di Giano e per la repressione condotta in modo crudele dall’inquisitore papale frate Angelario contro gli eretici Paterini che si erano diffusi in città, i trevani si recarono verso Cammoro e Orsano con 3.000 fanti.
Per caso transitavano nella valle della Spina 50 cavalieri spoletini, credendo i trevani che fosse l’avanguardia di un più forte esercito, si girarono in fuga.
I cavalieri li inseguirono fino alle porte di Trevi, uccidendone alcuni e catturandone settanta.
Per la mediazione di altre città, si arrivò ad un accomodamento, con la restituzione dei prigionieri e la conferma del possesso di Orsano e Cammoro al comune di Spoleto (Sensi, Documenti inediti, LXIII). Nel 1277 domina Alexandra, “uxor domini Alberti de Urlano, concessit Ursanum Spoletinis” (Minervio), per sé e per i figli: era da poco vedova, con il diritto di restarne castellana e con la condizione che i suoi figli fossero esenti da collette e ogni altro gravame.
Nel 1283 la stessa Alessandrina vendette a Spoleto tutti i diritti e giurisdizioni per 1.200 libre cortonesi.
Parallelamente fecero i feudatari di Collestregge di Orsano: Bompiero di Stefano cedette a Spoleto il suo feudo per sé e per i fratelli Bulgarino e Francesco, restandone castellano (Sensi, Documenti inediti, LXVIII).
Molte delle loro terre furono liberalizzate più tardi dagli Orsini e divennero la Comunanza con uso di pascolo e legnatico.
Durante la guerra tra Guelfi e Ghibellini, si formò una lega con Foligno, Firenze Siena e Camerino per piegare Spoleto ghibellina e ciò avvenne dopo un lungo assedio la città cadde nel 1334 ma nel frattempo Foligno fece razzie nel territorio controllato da Spoleto quindi prima distrussero Orsano (1321) e poi Cammoro (1322) complici, secondo i Trinci di aver dato rifugio a ghibellini banditi da Spoleto.
Dopo la pacificazione generale avvenuta nel 1347, Spoleto si dotò degli Statuti dove erano elencate le 31 comunità appartenenti al distretto, che nel 1352 vennero raggruppate in 12 podesterie, tra di esse quella unica di Cammoro e Orsano.
In questo periodo così travagliato si aggiunsero altre sciagure, due terremoti uno nel 1298 e uno nel 1328 inoltre ci fu un’epidemia di peste nera nel 1348.
Nel 1356 Orsano divenuto di nuovo rifugio dei ghibellini venne bruciato, si suppone dall’esercito perugino, e rimase disabilitato per 9 anni.
Durante le rapide conquiste di Sforza e di Piccinino, queste zone cambiavano rapidamente padrone.
Nel 1442 Spoleto riprese sicuro possesso di Orsano.
Innocenzo VIII, sanate le discordie tra Foligno e Spoleto per il possesso di Acquafranca, contesa che si era protratta per oltre 30 anni, attribuì per sempre Orsano a Spoleto e ristabilì i confini che accontentarono entrambi le parti (1487).
Dall’aprile 1522 al novembre 1523 ci fu una generale ribellione a Spoleto da parte dei castelli della montagna che rivendicavano l’autonomia contro Spoleto; anche Orsano fu rifugio e possesso dei fuorusciti ghibellini.
Spoleto inviò nella zona il capitano Minervio, che ridusse alla ragione i castelli; Cammoro cadde dopo il primo assalto e Orsano si arrese e si sottomise ad obbedienza.
Nel 1540 si dette gli Statuti, in volgare, il titolo è: “Statutus de Orsano“.
Sono divisi nelle solite cinque parti, con questi titoli:
Libro Primo – De Regimine comprende 11 rubriche;
Libro Secondo – Delle Cause Civili comprende 27 rubriche;
Libro Terzo – De Maleficii comprende 41 rubriche;
Libro Quarto – De Extraordinarii comprende 32 rubriche;
Libro Quarto – De danni dati comprende 22 rubriche.
Il codice si trova all’archivio parrocchiale di Monteleone di Spoleto.
Seguono le approvazioni dei priori di Spoleto, alle solite condizioni: fedeltà a Spoleto, tasse, milizie, cero e palio per l’Assunta; in compenso protezione.
Il comune di Spoleto inviava un podestà semestrale.
L’arenga generale era base del potere legislativo: erano 45 capi-famiglia, c’erano quattro massari (la cernita o giunta); il vicario-giudice e il notaio, semestrali, avevano un compenso di 18 fiorini, e c’erano altri officiali minori.
Il palazzotto del comune era nell’interno del castello.
Le tasse (dative) variavano secondo le necessità e le delibere del consiglio generale: sui possessi patrimoniali gravavano le collette.
Il focatico andava a Spoleto e veniva versato il giorno dell’Assunta, il regime era austero e autarchico.
Era curata l’igiene pubblica e proibiti i giochi d’azzardo, controllate le semine, il macello, i pesi, le misure, i molini, le taverne, le palombaie, le cave dei tartufi.
Lo stemma del comune è un orso, che salito su una colonna, la frantuma con le zampe (Orsini contro i Colonna), con la scritta: Viva Spoeet et Urbano suo fidele.
Agli Statuti seguono alcune riformantie.
Nel 1561 si vietava di attingere acqua, salvo casi urgenti, dalla cisterna di piazza.
Nel 1578 furono restaurate le mura castellane.
L’archivio era chiuso in una cassa con tre chiavi.
Nel 1580, si approvano gravi pene contro i litigiosi e gli attaccabrighe.
Nel 1604 si limitava il numero del bestiame e cento pecore e a dieci capre per famiglia.
Nel 1604 il comune di Spoleto dovette inviare un commissario per rimettere ordire nell’amministrazione, divenuta caotica e irregolare, specialmente per spese superflue, come feste e banchetti.
Tutto ciò in esecuzione della Bolla di Clemente VIII sull’amministrazione pubblica.
Nel 1687 il cardinale Cybo intervenne su Spoleto, perché non gravasse sulla tassa del macinato a Cammoro e Orsano.
Di fatto le sedute del consiglio erano sempre più rissose e litigiose.
Nel 1624 il governatore di Spoleto andò di persona per un controllo amministrativo.
Nel 1654 furono precisate le norme per le tartufaie contro gli abusivi, cioè i privati, essendo le tartufaie possesso della comunità.
Nel 1600 c’erano nel castello trecento abitanti, ridotti a 260 un secolo dopo.
Durante la repubblica e l’impero francese (1798-1814), nella zona imperversarono gli insorgenti e i briganti, che li seguivano.
Nel 1703 la zona fu devastata da un terribile terremoto talmente forte che nella visita pastorale del Lascaris effettuata nel 1713 Cammoro risultava ancora quasi distrutto e la stessa cosa avvenne 60 anni dopo.
I terremoti sono stati quasi una costante sulla dorsale appenninica Foligno Spoleto Sellano elenchiamo oltre a quelli già descritti altri due avvenuti tutti a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento: la prima è una sequenza sismica durata da ottobre 1791 ad aprile 1793, la seconda un’altra sequenza sismica nel 1838.
Nel 1814 Orsano riebbe il suo comune, con un sindaco.
Con l’Unità d’Italia del 1861, non raggiungendo i 2.000 abitanti, fu soppresso e aggregato a quello di Sellano come avvenne anche per Cammoro, Apagni e Postignano.
Le ville del piccolo comune erano Molini, Biscigno, Abruzo, Piano di Orsano, San Donato, Catacomba, Civitella, Gabbalona, Montemolino, Casale, Colle Tribbio, Colle Franco.
Tutte queste località avevano la loro chiesa, nel castello era la parrocchiale dell’Assunta, intitolata così in omaggio alla signoria di Spoleto.
La chiesa della Consolazione era una volta una edicola: il comune la fece erigere e pose nel secolo XIV sul bel campanile una campana armoniosa, fusa da Matteo di Spoleto
Fonti documentative
www.lamiaumbria.it
M. Francisci A. Bianchi – Cammoro nella storia: un castello a guardia della via della Spina – Comunanza Agraria di Cammoro
A. Fabbi – Storia dei Comuni della Valnerina
Da vedere nella zona
Paese di Molini
Chiesa di San Michele Arcangelo – Molini
Cappella della Beata Maria Vergine della Pietà – Molini
Eremo di San Paterniano – Molini
Chiesa di Santa Maria Assunta – Orsano
Chiesa di San Vincenzo Ferrer – Orsano
Castello di Cammoro