Grotte del Convento di Santa Caterina – Cupramontana (AN)
Cenni Storici
Il complesso monastico di Santa Caterina, recentemente ristrutturato, è stato costruito nei primi decenni del 700 dall’architetto Arcangelo Vici da Palazzo di Arcevia (1698-1762) contemporaneamente alla splendida chiesa rotonda, con alta cupola poggiata su otto colonne corinzie, aperta nel 1751. Le strutture sotterranee, grotte, costituiscono un suggestivo labirinto di cunicoli scavati nell’arenaria che comunicano con i sotterranei del convento e anticamente erano collegati ad altri percorsi sotterranei, forse vie di fuga in caso di assedio al castello. In realtà sono pareti-fondamenta che con tutta probabilità inglobano alcune strutture precedenti alla costruzione del monastero (cinta muraria del castello e gli annessi dell’antico monastero di Santa Marta e Maddalena, posto all’interno del castello dove un tempo era ubicata la sacrestia della chiesa di San Lorenzo (attuale teatrino di San Lorenzo). Questo scrigno ospiterà l’esposizione temporanea dei rari e preziosi testi stampati nel 1400 e 1500: gli incunaboli provengono dalla ricca biblioteca presente nell’Eremo delle Grotte di Cupramontana dei frati Bianchi, mentre le cinquecentine provengono dalla biblioteca del convento francescano della Romita dei frati Neri. Si tratta di 80 preziose edizioni, di cui 35 incunaboli (datati dal 1472 al 1489) e 45 cinquecentine (1490/1500). La maggior parte stampate a Venezia, sia da tipografi tedeschi ivi operanti come Franz Renner e Giovanni da Colonia, sia da tipografi italiani.
L’edizione a stampa più antica (sermones quadrigemales de poenitentia) risale al 1472 ad opera del predicatore francescano Roberto Caracciolo (fra Roberto da Lecce), ed è un testo rilegato in legno e cuoio impresso, con un fermaglio originale, numerazione fatta a mano, non in ordine numerico progressivo ma secondo la cronologia dei sermoni, con caratteri romani e colophon (marchio dello stampatore) con il solo nome e data. Altri interessanti volumi: un testo di Niccolò da Osimo risalente al 1474; le Vitae parallelae di Plutarco, in latino con annotazioni manoscritte a margine, in greco; due xilografie (incisioni su legno) che illustrano la lotta tra un eroe greco ed un centauro e Cimone a cavallo in armatura rinascimentale.
Altrettanto interessanti le cinquecentine, molte provenienti da stamperie romane, ma anche da Perugia, Bologna, Parigi, che vertono su argomenti più vasti e diversi dalla sola teologia: testi di medicina De consolatione medicinarum semplicium (come alleviare malanni frequenti con le erbe officinali), di Architettura (Vitruvio), cronache di viaggi e nozioni di geografia; ma il testo più bello, anche perché restaurato, è la raccolta di tutte le opere di Virgilio, Bucoliche, Georgiche, Eneide, arricchita da ben 110 xilografie.
Depliant concesso dal FAI