Grotta di Cinicchio (o meglio di San Francesco) – Assisi (PG)

Il nome Cinicchio è assolutamente improprio, di fatto molto prima questo luogo fu frequentato da Francesco giovane che vi si ritirava insieme ad un suo amico (Elia) alla scoperta di un “tesoro” da intendersi spirituale e si può considerare, senza errore, il punto di gestazione del movimento francescano.

 

Cenni Storici

Il luogo di cui si va a parlare sorge su una collinetta alla destra del Tescio nelle vicinanze di Ponte San Vetturino prospiciente la Basilica di San Francesco; chiamarla grotta è improprio perché di grotta non si tratta e chiamarla di Cinicchio è altrettanto fuori contesto poiché di anfratti dove si nascondeva il succitato brigante ne è tappezzato il Subasio.
Va detto che Cinicchio era un brigante che negli anni di poco posteriori all’Unità d’Italia spadroneggiava sulla montagna tra Assisi e Valtopina; un brigante fra i tanti che in quegli anni erano presenti un po’ in tutta Italia.
La particolarità di questo posto è che non si tratta di una grotta naturale, ma di un manufatto con una singolare struttura di un certo rilievo dal punto di vista architettonico che può essere fatto risalire all’alto medioevo o anche precedente in alcuni tratti; infatti si tratta di una costruzione a volta costituita da un corridoio che mette in comunicazione due camere quadrate voltate a botte completamente interrate e ad oggi coperte da un piccolo bosco di lecci.
Qualcuno ha ipotizzato che il boschetto sia stato creato artificiosamente per la caccia, per attirare gli uccelli di passo, ma non ci sono prove concrete che questo corrisponda al vero.
Il tipo di costruzione ha origini molto antiche in alcuni tratti e più tarde in altre parti, queste ultime rappresentano un tipo di architettura in pietra soprattutto delle volte utilizzato fino a poco prima del mille.
Nelle pareti del corridoio e in parte delle camere quadrate si notano ancora ben evidenti lunghi tratti di intonaco e ovunque nel muro si trovano, nicchie, rientranze, o piccole mensole ad indicare che il luogo era stato progettato come locale ad uso abitativo o come magazzino riadattando forse un tratto di acquedotto, visto che in zona c’è una fonte di acqua, ciò potrebbe confermare tale teoria.
Entrambe gli ambienti interni hanno poi un’apertura verso l’alto dalla quale tramite uno scivolo si poteva presumibilmente calare del materiale dall’alto; ciò farebbe pensare ad un probabile piano superiore del quale oggi non resta però alcuna traccia.
Probabilmente il manufatto è stato costruito spianando la collina e successivamente ricoperto di terra.
Un’analisi più dettagliata mette in evidenza diversi metodi di messa in opera che presuppongono più ristrutturazioni, riparazioni, o riadattamenti nel corso gli anni.
L’ipotesi, più accreditata, è che l’edificio possa essere il riutilizzo di un acquedotto in disuso da parte di una comunità religiosa o da qualche eremita, ma sul suo utilizzo e la sua origine permane il mistero.
L’importanza di questo manufatto però assume un significato completamente diverso quando si parla di San Francesco.
Le fonti francescane ed in particolare fra Tommaso da Celano, primo biografo del Santo, ci racconta che il giovane Francesco ancor prima della sua conversione era solito ritirarsi in solitudine in una grotta “criptam quidam iuxsta civitatem” e spesso era in compagnia di un amico, che non viene specificato chi sia, ma si suppone con una certa precisione che si trattasse di frate Elia da Beviglie che probabilmente conosceva il posto in quanto sulla strada che lo portava a casa.
Racconta il Celano che Francesco era solito ritirarsi in quella struttura alla “ricerca di un tesoro“, e lo confessava al suo amico; ad oggi possiamo capire che non si trattava di un tesoro materiale fatto di monete e gioielli, ma di un tesoro Spirituale che lo porterà a diffondere il Vangelo e creare tutto il movimento religioso che sconvolgerà la storia.
Quindi questo posto dimenticato per centinaia di anni potrebbe sicuramente rappresentare il luogo che ha gettato le basi della conversione del Santo, infatti il particolare raccontato dal Celano avviene ben prima dell’episodio di San Damiano e dell’incontro con il lebbroso, quindi quando si pensa a Francesco che si converte bisogna pensare forse prima di tutto a questa grotta perché è qui che comincia idealmente tutto il movimento francescano rivoluzionario all’interno della chiesa.
Ma la cosa che stupisce più di tutte è che dall’imboccatura di questa grotta o cripta che dir si voglia, oggi si ha di fronte la Basilica di San Francesco dominata alle spalle dall’imponente torre quadrata del campanile dove fu posta la campana di frate Elia.
Questo particolare va approfondito poiché da tutte le fonti francescane sappiamo che Frate Elia era il dotto del gruppo ed era quello che godeva di particolare rispetto e ammirazione da parte del Santo e la loro è stata un’amicizia che è rimasta fino alla fine; addirittura nei documenti si legge che spesso Francesco si sedeva ai piedi di Elia per ascoltarlo, era un binomio particolare in quanto Elia nutriva profonda ammirazione, stima e amore per Francesco e questo si fidava ciecamente di lui tanto da definirlo “padre e madre di tutti i sui figli” e fu poi eletto ministro generale dell’Ordine (1232).
La stessa Santa Chiara, scrivendo nel 1236 alla Beata Agnese di Praga le diceva: “Attieniti ai consigli del Venerabile e Padre Nostro Frate Elia, Ministro Generale, e anteponili ai consigli di qualsiasi altro e ritienili più preziosi per te di qualsiasi dono“.
Entrambi erano istruiti, Francesco essendo un nobile aveva frequentato le migliori scuole, parlava e scriveva in francese, scriveva nella lingua volgare e in latino, conosceva la musica e aveva letto diversi poemi epici fra cui la storia di re Artù e i suoi cavalieri molto di moda nella società nobile del tempo ed Elia era stato in Oriente dove aveva appreso discipline pressochè sconosciute in occidente.
La storia di questo personaggio è stata controversa all’interno dell’Ordine e non solo, in quanto ereditò da Federico II nel 1239 la scomunica per eresia in quanto entrambi erano profondamente amici e custodi di conoscenze che all’epoca erano considerate scomode per la chiesa.
Elia era uno studioso, considerato un filosofo naturale in quanto si occupava di questioni strettamente legate alla conoscenza scientifica ma era anche affascinato dall’occulto, dall’astrologia, dall’esoterico, dall’architettura, dalla conoscenza dei numeri e quindi della geometria .
Per comprendere il valore di tale personaggio, perduto poi nell’oblio della storia, basti ricordare che fu il primo Ministro Provinciale di Toscana; il primo Ministro Provinciale di Terra Santa; il primo Ministro Generale dell’Ordine; fu il primo Custode del Sacro Convento, della Tomba di San Francesco e della Basilica, proclamata da Gregorio IX “Caput e Mater” di tutto l’Ordine Minoritico.
Questo per dire che fu proprio frate Elia che realizzò il progetto della basilica con l’accluso Sacro Convento e a questa volle dare oltre che una simbologia esoterica sparsa per tutto l’edificio, anche una simbologia strutturale in quanto la posizionò sul colle fuori dalle mura della città (anche per volontà del Santo) dove venivano eseguite le pene capitali tanto da essere nominato “Colle dell’Inferno” che successivamente si chiamerà invece “Colle del Paradiso“.
Forse il posizionamento dell’edificio sacro, visibile dal corridoio della grotta, è voluto di proposito dall’architetto e simboleggia proprio l’origine della vocazione con l’apoteosi dell’ascesa e della santificazione.
Nulla è lasciato al caso e se si approfondisce lo studio degli orientamenti delle due strutture si legge anche un altro particolare che colpisce in quanto il manufatto costituito dal lungo corridoio ha un orientamento N-S e si interseca con la basilica che ha un perfetto orientamento E-O; entrambe le strutture rappresentano perfettamente i 4 punti cardinali, quindi tutto il creato e la loro intersezione forma una croce, la cui simbologia è ovvia.
Se analizziamo poi le facciate della Basilica costruita a forma di “Tau” Croce stilizzata molto cara al Santo, ci accorgiamo che sono tre; una facciata guarda la città che ha visto l’infanzia e la sua giovinezza, la seconda è rivolta verso la valle e cioè verso la Porziuncola che è stata la sua vita e la sua morte, la terza guarda proprio la grotta che rappresenta di certo la sua conversione.
Elia non poteva trascurare questi particolari essendo una persona di elevate conoscenze e che ha sparso per la basilica messaggi esoterici particolari e non ultimi quelli che ha lasciato nella tomba del Santo.
Altre conferme dell’esistenza di questo edificio ai tempi del Santo si hanno anche in un una miniatura del Polittico di San Rufino (1462) di Nicolò Alunno dove si nota un edificio su un colle corrispondente a dove è ora la grotta in un riquadro posto nella parte bassa dell’opera.
Un’altra interessante veduta della città di Assisi d’epoca medievale, conservata nel Museo della Porziuncola, è proposta dal pittore del XVII secolo, Francesco Providoni.
Nell’ideale ricostruzione del primitivo convento dei frati attorno alla Porziuncola, una misteriosa costruzione compare al margine sinistro dell’opera, nella medesima posizione di quella dell’Alunno.
Elia e Francesco avevano uno stretto legame e non possiamo credere che la costruzione della Basilica davanti alla grotta delle origini sia casuale, ma frutto di un messaggio non scritto; questo non lo potremo sapere mai poiché dopo la scomunica la chiesa ha provveduto sistematicamente e meticolosamente a cancellare ogni traccia dell’esistenza del frate, dai suoi scritti al suo epistolario e da qualsiasi pagine dei registri che contenessero un suo riferimento, fino a negare la carica di ministro generale dell’Ordine (1232).
La damnatio memoriae che ha colpito frate Elia è probabilmente la causa che ha anche cancellato la memoria di questa grotta per secoli.
Oggi però possiamo affermare con scarso margine di errore che questo manufatto, o grotta che dir si voglia rappresenta il luogo di gestazione e di origine del grande movimento francescano che ha invaso il mondo.
 

Nota precauzionale

Il manufatto interrato presenta vari punti di cedimento e alcune parti della volta sono crollate per cui non è assolutamente consigliabile avventurarsi all’interno per motivi di sicurezza.
 

Nota fotografica

La foto della sezione della grotta è stata tratta dal volume: AAVV – La Valle del Tescio – a cura di F. Guarino – 2006
 

Fonti documentative

http://cultura.ilsentierodiarmenzano.it/grotta-di-cinicchio/

AAVV – La Valle del Tescio – a cura di F. Guarino – 2006
 

Mappa

Link alle coordinate: 43.081355 12.608726

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