Grotta delle Monache – Vasanello (VT)


 

Cenni Storici

La grotta delle Monache si trova all’estremità est del pianoro ove è posto l’insediamento rupestre altomedievale di Palazzolo, sulla parete affacciata sul ponte del Fosso delle Mole, è l’unico a non presentare un accesso parietale.
Una tagliata di circa 10 metri di lunghezza e larga 4 metri, agevola la salita al pianoro, il colombaio è cavato su due differenti livelli, articolato in due vani e due corridoi, è di epoca falisco-romana.
Si entra nell’ambiente ipogeo tramite una scalinata scavata nel tufo che conduce a un corridoio in pendenza, una sorta di dromos.
Sulla destra si nota una nicchia con seduta.
Dopo alcuni metri il corridoio piega sulla sinistra di quasi centottanta gradi, attraversando un piccolo vano semicircolare, su entrambi i lati corre una banchina risparmiata nella roccia, usata forse come sedile, di fronte è visibile un nicchione con una finestrella arcuata sulla sommità che mette in comunicazione i due rami del corridoio, ne è presente un’altra a forma di feritoia.
Poco dopo, sulla destra, è scavato un piccolo ambiente rettangolare il cui pavimento è posto un gradino più in alto del corridoio.
Il corridoio segue per più di otto metri, l’ultimo tratto presenta le pareti cosparse di nicchie, sino a raggiungere il primo colombaio a pianta trapezoidale: sulla parete sud presenta un’apertura a strapiombo sulla vallata del rio Paranza.
L’ambiente è traforato sugli altri tre lati tre lati da nicchie quadrate, di dimensioni similari, aventi lato di quindici centimetri e profonde diciotto.
Le nicchie sono disposte in cinque ordini, sei su gran parte della parete est, l’ultimo dei quali rasente il soffitto è ottenuto tramite una leggera sopraelevazione dello stesso.
Sull’angolo nord est presenta un accesso ovoidale, con dei bordi squadrati per alloggiare una chiusura lignea, seguita da tre ripidi e alti scalini (ora c’è una scala in ferro) che consentono l’accesso a un altro colombaio, sito circa due metri più in basso.
Il secondo colombaio ha una pianta quadrangolare con la parete di fondo leggermente arcuata; su tre lati le pareti sono traforate da nicchie disposte su cinque ordini, di dimensioni simili a quelle del primo colombaio, però più distanziate e meno regolari; la quarta si apre sul dirupo.
Sul pavimento si nota una canaletta, destinata, probabilmente, a favorire il deflusso delle acque.
In prossimità della parete nord si trova una vasca rettangolare di cui si ignora la funzione, al centro le nicchie sono disposte solo sulla parte inferiore della parete; dopo la terza fila si trova una nicchia di grandi dimensioni.
Anche sulla parete est si trova una grande nicchia.
Dal primo colombaio si diparte a destra, in direzione ovest, un corridoio che sulla parete destra presenta, nel primo tratto, quattro file di nicchiette e una nicchia di dimensioni maggiori; il corridoio termina all’interno di un ambiente che ha intercettato un pozzo a fiasca preesistente.
L’interpretazione e la datazione di questi ambienti ipogei appaiono problematiche e non consentono certezze.
Il dromos e il tratto di corridoio senza cellette suggerisce un utilizzo e una realizzazione per uso funerario, risalente probabilmente al periodo dei Falisci, poi forse si è proceduto con lo scavo delle nicchie, in periodo più tardo quando è prevalsa la sepoltura per incinerazione, con le ceneri riposte in vasi di terracotta allocati nelle nicchie.
Gli ambienti sono stati con ogni probabilità utilizzati come ripari in periodo medioevale, durante le tormentate vicende dei secoli XII-XIV, che videro il nucleo abitato di Palazzolo passare più volte dal governo del Papa a diversi feudatari, acquisendo anche per un paio di decenni, la libera reggenza comunale.
A tale periodo potrebbe risalire la realizzazione del corridoio sul lato ovest.
L’utilizzo come colombaia è probabilmente posteriore: la grande diffusione degli allevamenti di questi volatili si colloca, infatti, tra il XVI e il XVIII secolo.
In tale fase di utilizzo come colombaia le portefinestre erano probabilmente state ristrette da murature per consentire l’ingresso dei soli piccioni; ne resta qualche piccola traccia.
Sempre a tale periodo dovrebbe risalire la stesura di intonaco lisciato, atta a rendere più difficoltoso l’ingresso di predatori all’interno della colombaia, erroneamente interpretata da alcuni studiosi come indice di presenza di affreschi.
È del tutto improbabile che le celle siano state create appositamente per l’allevamento dei piccioni, non avrebbe senso per tale uso farle partire dal livello del suolo perché è noto che i volatili non vi nidificano e le aperture sarebbero state unicamente di ostacolo per la raccolta del prezioso guano.
Altrettanto ipotetico è l’uso degli ambienti come insediamento eremitico o cenobitico, come potrebbe far pensare il nome derivato dalla tradizione popolare, non rimangono oggi tracce di tale uso, né lo si riscontra dalla documentazione conosciuta.
Tra le tante ipotesi avanzate c’è anche quella che il complesso avesse uno scopo difensivo.
Sono ovviamente solo ipotesi, non c’è certezza neppure che i vari ambienti comunicassero tra di loro anche nell’antichità, forse avevano usi diversi e accessi separati, forse era possibile accedere ai colombai anche dalla valle, quasi certamente i due colombai non erano originariamente collegati tra di loro, purtroppo sono domande destinate a rimanere senza una risposta.
Attualmente l’accesso ai colombai è interdetto da un cancello, per motivi di sicurezza.
 

Nota precauzionale

Un’elementare prudenza nei movimenti è richiesta per la prossimità delle pareti scoscese della rupe e delle aperture non protette.
 

Nota di ringraziamento

Si ringrazia il sindaco del comune di Vasanello per aver concesso l’autorizzazione ad accedere al colombaio e il signor Domenico Lannaioli per la sua gentilezza ed efficienza.
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Fonti documentative

Vincenzo Desiderio – Aspetti metodologici nello studio delle cavità artificiali: l’esempio della Grotta delle Monache di Palazzolo in 2011, Insediamenti rupestri di età medievale nell’Italia centrale e meridionale. L’organizzazione dello spazio nella mappatura dell’abitato. Atti del II Convegno Nazionale di Studi (Vasanello 24-25 ottobre 2009), pp. 225-228
Alberta Felici, Giulio e Emanuele Cappa – La Grotta delle Monache – in Cronos, anno II n. 2 aprile 2009
Giancarlo Pastura – Il Territorio Di Vasanello In Età Medievale. Vol. 1: La Realtà Rupestre
Giancarlo Pastura – L’abitato rupestre di Palazzolo
Giancarlo Pastura – Viabilità ed insediamento rupestre: il caso di Palazzolo

http://www.tusciaweb.eu/2014/06/palazzolo-citta-fantasma-antica-mille-anni-1/

http://www.poggiodellago.com/index.php/il-patrimonio-extraurbano

 

Mappa

Link coordinate: 42.433407 12.342326

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