Granaio Romano (I sec. d.C.) – Campofilone (FM)
Cenni Storici
I reperti archeologici rinvenuti (tombe con i loro corredi, resti di edifici, di ville, di cisterne e Granaio) documentano la presenza dell’uomo nel territorio di Campofilone sia in epoca Picena che in età romana. Il nome del paese deriverebbe con molta probabilità dalla presenza in età antica di un campo di proprietà di un ricco lavandaio, poiché nei documenti medioevali troviamo la dicitura “Campo Fulloni”, ovvero “campo del lavandaio”. Attraversato dall’antica strada consolare litoranea romana, nell’alto medioevo i monaci benedettini si stabilirono sul colle di Campofilone. Infatti a partire almeno dal 1066 i documenti segnalano l’esistenza dell’abbazia di San Bartolomeo di Campofilone, la quale era già autonoma e gestiva cospicue proprietà terriere, le quali la collocavano tra le più ricche abbazie del territorio fermano. Nel tempo attorno all’abbazia fu costruito il castello, la cui popolazione già nel XIII secolo si era organizzata secondo modelli istituzionali di tipo comunale sotto la giurisdizione del Vescovo di Fermo. Attorno alla metà del Trecento la comunità di Campofilone entrò a far parte del numero dei castelli controllati dalla Città di Fermo, mentre l’Abbazia con tutti i suoi beni continuarono a godere della loro autonomia sotto la gestione degli abati “commendatari” nominati dal Papa. Nel corso dei secoli successivi la storia della comunità di Campofilone fu strettamente legata prima a quella della Città di Fermo, quindi alle vicende dell’Italia Unita, e l’Abbazia rimase sempre il punto di riferimento spirituale per la comunità. I beni dell’Abbazia sono oggi affidati alla cura del parroco diocesano, il quale continua a mantenere il titolo di “abate”.