Fortilizio di Vallemare – Valtopina (PG)

Il piccolo abitato sorge su un’altura con un paesaggio meraviglioso al disopra di una vallata che ricorda un mare verde; in più nel suo piccolo nucleo custodisce un tesoro pittorico unico.

 

Cenni Storici

Vallemare, di origine medievale, è un insieme di tre gruppetti di case: Vallemare, Collesilve, Ca’fabbri, adagiate sulle scoscese colline che degradano precipitose nella Valle dell’Anna formando anche numerosi e suggestivi calanchi, mai o quasi mai disboscata, per cui dall’alto si ammira un Mare verde, da cui forse deriva a nome di Vallemare.
Di sicuro, come tra l’altro afferma il Fortini, questo posto, come il dirimpettaio castello di Rocca Paida, fu colonizzato da una popolazione trapiantata come deportati dalla terra di Puglia giunti qui qualche decennio prima dell’Anno Mille al seguito di Pandolfo Testadiferro, duca di Spoleto il quale, al comando dell’esercito imperiale di Ottone I, vinse e sottomise i saraceni e i bizantini proprio in terra di Puglia.
Altra ipotesi fornita da Ivo Picchiarelli è che Vallemare sia una derivazione di Valle di Marte quindi fa riferimento al dio pagano e non al mare.
Il fortilizio di Vallemare era già esistente nel 1210 anno della calata di Ottone IV in Italia.
L’abitato è in Comune di Valtopina a 680 metri circa s.l.m.,e il suo territorio è compreso tra i castelli di Armenzano, S. Giovanni e Valtopina.
Il suo territorio faceva parte della Parrocchia di Armenzano, ma nel 1610 il Card. Maffei Barberini, Arcivescovo di Spoleto, poi Papa con il nome di Urbano VIII, lo separò da Armenzano e lo unì alla nuova Parrocchia di S. Giovanni.
Nel 1968 la zona di Vallemare cambiò per la terza volta parrocchia, perché Mons. Siro Silvestri, vescovo di Foligno, la incorporò a quella di Valtopina.
La chiesa di riferimento era una cappellina – oratorio dedicata a S. Felice, Patrono di Spello, probabilmente costruita dai Monaci Camaldolesi di S. Silvestro di Collepino i quali erano soliti disseminare nei territori di loro pertinenza piccole chiese per permettere ai contadini, pastori o boscaioli di potersi ritirare in preghiera nei luoghi dove erano soliti passare le giornate dediti al lavoro.
 

Aspetto

L’abitato compatto costituito da due blocchi uniti da fabbricato con arco sottostante si presenta in ottimo stato di conservazione e completamente ristrutturato dopo il terremoto del 1997 e 2016.
 
 
 

La nicchia con affresco

Nel sottopasso è presente una nicchia a forma absidata affiancata da altre due nicchie quadrate, una in pietra e una in mattone.
L’edicola religiosa è dipinta con le immagini della Madonna al centro, San Giovanni Battista a sinistra e un Santo ormai perso a destra (forse San Francesco perché si nota un saio), in alto il Padre Eterno.
Lungo la parte superiore corre la scritta con l’indicazione del committente e nella fascia inferiore le parole dell’Ave Maria.
La scritta correva per tutto lo spazio, ma a destra si è completamente persa ed è dove veniva indicato l’anno di esecuzione del dipinto.
Il dipinto si potrebbe datare intorno agli anni trenta o quaranta del XVI secolo, una via di mezzo tra Dono Doni prima maniera, Jacopo Siculo e Papacello, tutti presenti in Valle Umbra; l’Eterno in alto è probabilmente una aggiunta del XVII secolo.
A giudicare dalla bellezza del dipinto si può dire che l’affresco è attribuibile ad un pittore che segue la pittura romana di primo Cinquecento, tra Raffaello e Peruzzi.
 

Fonti documentative

Scuola Media “G. Galilei” S. Eraclio – Valtopina – Valtopina itinerari - 1995
M. Tabarrini – L’Umbria si racconta - 1982
 

Mappa

Link coordinate: 43.066462 12.720001

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