Fornace romana – Piobbico (PU)

L’antica fornace è visitabile previo appuntamento contattando il proprietario.

 

Cenni Storici

Nel 1995, durante i lavori di restauro di casa Carli, sita in via Marconi angolo via Kennedy a Piobbico, sono
venute alla luce diverse strutture murarie antiche oggetto di indagine da parte della Soprintendenza Archeologica delle Marche in collaborazione con l’Università degli studi di Urbino nel corso di varie campagne di scavo.
Questi resti archeologici sono particolarmente significativi in quanto rappresentano la prima testimonianza consistente della presenza romana nel territorio di Piobbico; il termine Piobbico infatti potrebbe derivare dal latino “Ager pubblicus“, cioè terreno non interessato alla assegnazione ai milites, anche se le testimonianze dell’esistenza di un insediamento romano (Castrum Publicum) sono sempre state scarse.
Al centro dell’area di sedime della casa è venuta alla luce una fornace, che presenta due camere di cottura distinte ed un complesso e interessante sistema di convogliammo dell’aria calda.
Sono conservati gli archi in laterizio che sostenevano i piani di cottura e le due bocche di alimentazione che si aprono in un muro a conci di pietra (lungo m 4 e assai dissestato), che funge ad un tempo da contenimento e da facciata.
Ancora all’interno del perimetro dell’abitazione, verso l’angolo est, è stata trovata un’altra fornace, anch’essa preceduta da un muro a blocchi di pietra che prosegue (perpendicolarmente) il precedente e al cui centro corrisponde l’arco in mattoni che costituisce l’ingresso dei prefumio e quindi della camera da fuoco.
Probabilmente almeno un’altra camera, di cui si sono intraviste alcune parti, si doveva estendere oltre il muro perimetrale, sotto la strada che attualmente circonda la casa.
Si consegue che almeno tre bocche di fornace si affacciavano su un cortile di cui conosciamo tre pareti in pietra: si tratta quindi un vero e proprio quartiere industriale situato sotto La Rocca Brancaleoni nell’ambito del Borghetto, collegato all’antico nucleo della Piobbico medievale mediante un ponte.
I Saggi stratigrafici in corrispondenza delle fondazioni hanno mostrato che il primo impianto dell’edificio è da collocare intorno alla fine del I secolo d.C., mentre in epoca successiva (forse intorno al III-IV secolo d.C.) lo stesso edificio ha avuto un rifacimento o un restauro, con l’aggiunta di un altro muro, che in parte ha tagliato l’ambiente stesso.
Un altro edificio è affiorato più a sud a ridosso delle fornaci; di esso sono rimasti due lati, con muratura a spina di pesce e un pilastro al centro, probabilmente per sorreggere il tetto a capriate.
Anche questo ambiente ha avuto vari rifacimenti e ad esso è stata addossata un’altra struttura in pietra sicuramente posteriore.
Poiché anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un’area artigianale, sembra che la zona abbia avuto una destinazione d’uso costante nel tempo, dal I-II secolo a tutto il Medio Evo almeno, destinazione d’uso legata ad un sistema economico-produttivo assai semplice e interamente rapportato alle risorse naturali della zona in cui era inserita.
La presenza di estesi boschi con alberi ad alto fusto permetteva un facile approvvigionamento di materiale da combustione, mentre le argille relative ai prodotti lavorati venivano dallo sfruttamento di cave poste immediatamente vicino al fiume.
Con molta probabilità queste fornaci potrebbero aver prodotto esclusivamente materiale edile, ipotesi confermata dai reperti rinvenuti all’interno dell’impianto dei forni: tegole, mattini, piastrelle.
In particolare il ritrovamento di una piastrella per pavimentazione decorata con un fiore stilizzato a quattro petali permette la datazione al periodo rinascimentale e soprattutto consente un collegamento con gli edifici della Famiglia Montefeltro, nei quali è presente la stessa tipologia di pavimentazione.
È possibile ipotizzare la provenienza delle piastrelle usate per pavimentare i Palazzi Ducali di Urbino e Urbania proprio dalle fornaci di Piobbico.
Questi mattoni sono stati rinvenuti anche in altri palazzi di paesi circostanti a Gubbio, Fossombrone, Sant’Angelo in Vado, ecc.
 

Le opere di consolidamento statico strutturale

Come si è detto durante i lavori di ristrutturazione del fabbricato di proprietà dei Sigg. Antonio Carli e Maria Antonietta lacobelli, mentre si procedeva allo scavo del terreno per la realizzazione di un locale interrato, sono stati rinvenuti i primi archi in mattoni costituenti l’estradosso della struttura muraria della fornace antica.
Gli scavi sono stati subito internati ed è stata data comunicazione del ritrovamento alla Soprintendenza Archeologica per le Marche che vista l’importanza e l’unicità dei reperti, ha disposto l’indagine archeologica, la documentazione e la successiva conservazione dei manufatti, assumendo la direzione scientifica delle operazioni.
Il ritrovamento di questi manufatti archeologici ha comportato la modifica del progetto iniziale di ristrutturazione, per rendere compatibili i lavori sull’edificio ottocentesco con il recupero e la salvaguardia del manufatto antico.
Sulla base delle indicazioni e delle prescrizioni fornite, sono stati quindi studiati degli accorgimenti tecnici e progettuali in modo da rendere possibile il completo rilievo delle strutture antiche e la valorizzazione dell’ambiente circostante, adeguandolo alla nuova funzione “espositiva“.
Per consentire la totale asportazione del terreno, liberando completamente l’area di cantiere, è stata preventivamente realizzata lungo tutto il perimetro dello scavo una doppia paratia, interna ed esterna alle murature portanti, con micropali in cemento armato del diametro di cm 14, posti ad interasse di cm 40 circa.
In questo modo mantenendo il terreno in condizioni confinate, se ne è impedito lo smottamento ed è stato possibile scavare anche in aderenza alle strutture murane del fabbricato, sino a mettere completamente in luce il manufatto.
In alcune zone ove si è resa necessaria l’asportazione completa del terreno sotto il piano di posa delle fondazioni, le murature in elevazione sotto state provvisoriamente sostenute saldando dei profilati in acciaio all’armatura tubolare dei micropali.
Una volta completate le operazioni di rilievo, si è provveduto alla realizzazione delle pareti perimetrali in cemento armato dei locali interrati e al successivo “getto” dei solai di copertura.
In tal modo si è impedito che gli agenti atmosferici potessero ulteriormente degradare la friabile malta terrosa costituente il legante dei mattoni della fornace e sono tempestivamente iniziate le prime operazioni di consolidamento della stessa, mediante riprese murarie e microiniezioni di resine.
Nel progetto originario, la muratura centrale portante dell’edificio e il solaio del piano terreno erano sostenuti da tre setti in cemento armato: uno che divideva il locale inferiore lungo l’asse longitudinale e gli altri due trasversali.
Dopo il ritrovamento, questa soluzione progettuale si è rivelata non più attuabile in quanto avrebbe impedito la completa visione del manufatto e avrebbe comportato una parziale demolizione dello stesso.
II sostegno alle strutture in elevazione è stato quindi assicurato disponendo, nello spessore del solaio, quattro travi in acciaio ad alta resistenza (Fe 510), di cui alle due centrali (HEM 450, altezza 48 cm, peso complessivo 68 ql) è affidato il compito di sorreggere il sovrastante muro centrale dell’edificio (su cui gravano il solaio del primo piano e della copertura), mentre sulle due laterali (HEB 360, altezza 36 cm, peso complessivo 34 ql) appoggiano i travetti in precompresso del solaio di piano.
Vista la notevole luce tra gli appoggi (m. 12.00), costituiti da muri perimetrali in cemento armato, le 4 travi ad una estremità sono state prolungate per circa 1.5 metri ed annegate in un basamento in cemento armato in modo da migliorare il grado di vincolo e diminuire cosi la propria deformazione elastica.
Un altro problema che è stato affrontato e risolto riguardava la possibilità di repentino innalzamento della falda idrica data la vicinanza del fabbricato all’alveo del fiume Candigliano che scorre a pochi metri di distanza.
Il livello della falda, in periodi di scarse precipitazioni, è praticamente coincidente con la quota dello scavo (-4,70 m rispetto alla quota zero corrispondente alla soglia di ingresso su via Marconi), ma da un esame dei dati metrici relativi ai massimi livelli di piena, registrati in un arco di tempo pari a quarant’anni, è emerso come il livello del fiume (e quindi della falda, vista l’elevata permeabilità dei terreni circostanti) sia arrivata alla quota della strada prospiciente l’edificio, con un possibile innalzamento rispetto all’attuale livello di oltre 5 metri.
Originariamente questo inconveniente era stato risolto pensando di realizzare in fondazione una unica platea armata che, ammorsata alle strutture perimetrali del locale interrato, assorbiva la sottostante spinta idrica.
La presenza della fornace ha ovviamente aggravato il problema relativo alla falda, in quanto l’acqua, trovando un elemento di discontinuità fondale, sarebbe potuta entrare localmente in pressione, aumentando gli effetti disgregativi sui materiali costituenti il manufatto.
La platea di fondazione è stata quindi ridotta e non potendo contare sulla continuità sono stati realizzati ulteriori micropali disposti ad interasse di circa un metro nelle due direzioni, a formare un reticolo quadrato ed infissi nella sottostante formazione rocciosa per una profondità complessiva di oltre sei metri.
I micropali, collegati all’armatura della soletta in cemento armato, e fungendo quindi da tiranti di ancoraggio, hanno lo scopo di assorbire totalmente la spinta idrica, pari a cinque tonnellate al metro quadrato al massimo livello.
Attorno al perimetro della fornace è stato costruito un muretto in cemento armato realizzando una canalizzazione delle acque di infiltrazione, convogliandole in un serbatoio di raccolta dove, con l’ausilio di una pompa ad avviamento automatico, vengono costantemente tenute sotto controllo.
 

Fonti documentative

Cartellonistica in loco

https://www.castellobrancaleoni.it/fornaci

 

Nota di ringraziamento

Ringrazio sentitamente il Sig. Antonio Carli proprietario dell’immobile che cortesemente mi ha accolto nella sua casa e con preparazione e con dovizia di particolari mi ha illustrato e descritto la fornace sin nei minimi dettagli.
 

Mappa

Link alle coordinate: 43.589970 12.512359

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