Fonte di Sant’Ermete – Pontecuti di Todi (PG)
Cenni Storici
La fontana pubblica di Pontecuti, tuttora utilizzata, si trova lungo la strada che passando vicino alla chiesa della Madonna della Cerquella porta allo Scoglio delle Lavandare, circa cinquanta metri fuori dalle mura del castello.
È realizzata con conci di calcarenite, sommariamente squadrati, ed è coperta da una soletta di cemento sormontata da un puteale in laterizio.
L’acqua sgorga da un doccione in calcarenite e da un rubinetto moderno, posti al di sotto di un arco in travertino tamponato con laterizio; sulla tamponatura è apposta una targa con la scritta ABBEVERATOIO / DIVIETO DI LAVARE.
Sul primo concio di sinistra dell’arco è leggibile la scritta A / 1734.
Attraverso il puteale si può accedere ad un vano interno, di forma trapezoidale e coperto da una volta a botte di mattoni, che costituisce la continuazione dell’arco esterno.
Il vano è coperto d’acqua fino all’altezza del doccione.
Dalla parete di fondo sporge un condotto formato da due coppi, che adduce l’acqua dalla sorgente o dall’opera di captazione.
Sulla parete di fondo è apposto uno stemma su scudo a forma di mandorla, vi sono raffigurati un colle a sei cime sopra al quale si scorgono due stelle a otto raggi.
Sopra lo stemma è apposta una targa in cui si legge, su due righe:
*SER.GRADI.PERI.DE / URBINO.A.M.CCCXLVIII.
La scritta testimonia l’esistenza di una primitiva fontana risalente al 1348, cui si è aggiunta una seconda fase, con realizzazione della copertura a volta nel 1734.
Infine, in epoca più recente, presumibilmente agli inizi del 1800 l’arco è stato tamponato e la vasca trasformata in un’accessibile cisterna di decantazione.
Presumibilmente in contemporanea fu apposto il divieto di lavare nella fonte, riservata all’uso umano e come abbeveratoio per animali.
A tal proposto le lavandaie di Pontecuti, nel 1894, inoltrarono al comune una proposta per la costruzione di una vasca per lo svolgimento del loro lavoro; avrebbero contribuito con 50 lire ad una spesa complessiva di 250.
Il Comune non trovò mai le 200 lire necessarie per la realizzazione dell’opera, e le donne di Pontecuti, pur esercitando l’attività più diffusa nella frazione, furono costrette a continuare a lavare presso lo Scoglio delle Lavandaie sulle sponde del Tevere.
Fonti documentative
Valerio Chiaraluce – Un’epigrafe inedita del sec. XIV dal territorio tudertino, in Todi nel medioevo (secoli VI-XIV). Atti del Convegno storico internazionale (Todi, 10-15 ottobre 2009), Spoleto 2010, pp. 1001-1009.
Massimo Rocchi Bilancini “L’acqua dei Castelli”, G.A.L. Media Valle del Tevere e Associazione TowardSky
Da vedere nella zona
Castello di Pontecuti
Chiesa della Madonna della Cerquella