Fonte di Papagnano – Petritoli (FM)
Cenni Storici
La fonte di Papagnano rappresenta per gli abitanti della città di Petritoli la fonte storica per eccellenza dell’antico approvvigionamento idrico. La struttura, riedificata e rinnovata in epoche diverse, è ubicata a ridosso del versante nord del centro storico e i complessi sistemi ipogei intercomunicati drenano le acque sorgive del colle di Castel Rodolfo con una rete di cunicoli sotterranei e condotti profondi, atti a provvisionare le acque di falda.
La Fonte e i passaggi obbligati
Il patrimonio di infrastrutture stradali ereditato dal periodo romano rappresentò per l’uomo medioevale una eredità, un lascito in cui opere di ingegneria restarono qualificate fino ai tempi moderni. Questi tracciati, che catalizzarono paesi e amministrazioni meno centralizzati, costituirono itinerari durevoli nella successiva fase medioevale, rivelando come fossero ancora attive opere architettoniche quali ponti, gallerie, in particolare sorgenti e fontane, anche per il fatto che la loro distruzione è registrata solo nella fase post-medioevale con ulteriori rifacimenti, fermi restando i loro apparati interni. La presenza della sorgente di Papagnano alle Bore di Petritoli, lungo la direttrice del diverticolo della salaria da Asculum a Firmum Picenum, può attestarci come in età romana tale fonte, oggi rimodernata con una fase di ristrutturazione post-antica, fosse un punto chiave di sosta per la vicinanza all’asse stradale citato. Prendendo in esame alcuni parametri e considerando il casellario delle difficoltà da affrontare, occorrerà limitare l’interpretazione in un inquadramento che porti ad una lettura del sito della fonte di Papagnano in rapporto al territorio e cioè al tracciato viario che sicuramente interpreta la strutturazione delle categorie fisiografiche dell’assetto stradale progettato. In ogni caso si può affermare che l’analisi del sito circostante con la presenza consistente di una sorgente conferma, anche senza una documentazione certa, la straordinaria capacità di lettura e di interpretazione secondo la quale le acque del versante nord del colle di Petritoli siano state l’assetto conseguente per la continuità e la posizione stessa dell’asse viario, il cui il sistema idrogeologico non poteva essere escluso. Un parametro decisivo da considerare è quello delle tappe dei luoghi di sosta, in particolare le stazioni di posta o stradali, nella maggior parte dei casi localizzate presso centri abitati o cosiddetti “caratteristici”, senz’altro per la presenza di una sorgente e quindi di fontane. Si può pertanto rilevare come queste, presenti nei tratti viari e nelle stazioni vengano poi recuperate con una continuità in ragione delle nuove esigenze con innovazioni e ristrutturazioni, addirittura fino al XIX secolo, periodo in cui compaiono i primi acquedotti strutturati. La persistenza della fonte di Papagnano in un siffatto impianto toponomastico appare in proposito come presumibile testimonianza di continuità insediativa e di uso del suolo nell’ambito di uno sfruttamento sistematico rapportato alle esigenze dell’asse viario. Questo era accompagnato e perpetuato dall’esistenza di un centro democoltile altomedioevale e da impianti idrici per l’agricoltura. Non può che ricavarsi un quadro toponomastico di origine antico in un ambito territoriale con ville organizzate, insediamenti vicani di notevole consistenza. Anche se i dati archeologici in ambito specifico non sono disponibili, restano consistenti dinamiche del quadro territoriale, delle motivazioni geografiche e delle preesistenti risorse idriche di impianti sotterranei di drenaggio e canalizzazione protrattisi fino ad epoca recente. La prima, in riferimento alla fonte superiore a quota 285 metri sul livello del mare, che presenta le caratteristiche più antiche, databile presumibilmente alla fine del medioevo, fu edificata con due arcate continue a sesto acuto, divise tra loro da una apertura trasversale interna anch’essa ad arco, ma a tutto sesto che pone in comunicazione i due porticati frontali. La costruzione, realizzata interamente in muratura di mattoni, presenta evidenti fatturazioni sui volti, mentre le arcate esposte a nord risultano sulle sommità destrutturate e mancanti di continuità strutturale; i fenomeni di dissesto conseguenti al collasso hanno determinato cumuli di detriti diffusi dappertutto. Il pilastro centrale, che sostiene le arcate e quella intermedia trasversale, presenta evidenti cedimenti strutturali verso valle per cui la fatturazione delle murature hanno determinato l’inclinazione della colonna portante di circa 20° verso l’esterno.