Falerii Novi – Fabrica di Roma (VT)

Questo è quel che resta dell’antica città costruita dai Romani per contenere e controllare il popolo dei Falisci.

 

Cenni Storici

Falerii Novi sorse dopo la conquista romana di Falerii Veteres, odierna Civita Castellana, avvenuta nel 241 a. C.
I romani dovettero utilizzare tutte le loro capacità e strategie militari per sconfiggere la popolazione falisca, orgogliosa e molto legata al proprio territorio, che arrivò anche ad allearsi con gli etruschi e i veienti, pur di non arrendersi alla forza dei conquistatori.
Ma tutto questo non bastò e dopo aver stipulato alcuni trattati di pace, l’esercito romano sconfisse, grazie al Console Manlio Torquato, i falisci.
Falerii Veteres, che fin dall’antichità aveva rivestito il ruolo di città egemone dell’Ager Faliscus, venne abbandonata e in parte distrutta, mentre gli abitanti superstiti, furono trasferiti dai romani in un nuovo insediamento conosciuto col nome di Falerii Novi, edificato su un territorio pianeggiante e privo di difese naturali.
Come per altre città italiche di questo periodo, anche in questo caso, l’impianto urbanistico ricalca il modello di tipo ippodameo, con schema ortogonale di strade che vanno a creare isolati regolari, interrotto bruscamente dalla linea irregolare delle mura
Queste ultime, ricoprono un perimetro di quasi 2,400 km e la sua forma è pressoché trapezoidale.
La cinta muraria realizzata in opera isodoma utilizzando blocchi di tufo rosso messi in opera senza l’ausilio di malte, è caratterizzata dalla presenza di ben cinquanta torri difensive aggettanti a pianta quadrata.
Insieme al fossato artificiale scavato sulla metà del lato meridionale ad est, e alla gola del Rio Purgatorio a sud, le torri garantivano un’adeguata fortificazione alla città.
Le mura, in alcuni tratti sono ancora ben conservate per oltre sei metri d’altezza e recano traccia dell’originario coronamento a fascia aggettante.
Nel perimetro urbano si aprivano quattro porte principali in corrispondenza dei due assi viari maggiori e cinque aperture secondarie.
Di queste, la sola che si è conservata mantenendo la funzione d’accesso nei secoli, è quella occidentale, la Porta Cimina chiamata così per via del passaggio della via Cimina che collegava la Città alla omonima selva.
Più nota come Porta di Giove per la scultura che decora la chiave di volta dell’arco, sostituita durante i restauri degli anni ’60 da una copia.
Interessante è anche la porta del Bove o Puteana situata nell’angolo sudorientale delle mura, in parte ancora accessibile, che prende il nome dal bucranio disposto in chiave di volta.
Falerii Novi conobbe momenti di splendore ma anche repentine crisi economico-sociali.
Intorno all’89 a.C., ad esempio, è quasi certo che divenne Municipio con struttura politica propria, del tipo repubblicano con un senato ed un presidente.
Il processo di romanizzazione di questa città fu molto lento e graduale tanto che, nel III sec. A. C. una dedica a Minerva fatta da un magistrato cittadino, un pretore, su decisione del senato, presentava ancora caratteri prettamente falisci.
La città fu anche sede vescovile dal IV all’IX sec. e, l’obiettivo di diverse invasioni barbariche che si ripeterono nei secoli fino a che, intorno all’VIII secolo gli abitanti non iniziarono un lento spopolamento di quest’area urbana a favore del vecchio insediamento, Falerii Veteres, arroccata su uno sperone tufaceo e quindi meglio difendibile.
Dai reperti archeologici rinvenuti, si è potuta ricreare l’immagine di una città di alto livello socio-culturale, con tanto di teatro interno alle mura e anfiteatro esterno.
Sembra che il centro romano diede i natali alla moglie di Ovidio e con molta probabilità alla madre dell’imperatore Gallieno (218-268 d. C.), ricordato nelle iscrizioni monetarie come Falerius, al quale la popolazione era molto grata.
Qualche anno fa, degna collocazione è stata ridata all’ara cosiddetta di Cornelia Salonina, con una dedica alla moglie dell’imperatore da parte degli abitanti di Falerii Novi, grati per l’attenzione riservata alla loro città.
 

Aspetto

Poco è oggi visibile dell’area urbana, oggetto nella prima metà dell’ 800 di esplorazioni parziali anche se sistematiche, da cui provengono materiali dispersi sul mercato antiquario e confluiti nelle raccolte del Museo Vaticano, del Museo di Berlino e del Louvre.
Tra i monumenti citati dalle fonti epigrafiche, bagni, templi, portici, etc. identificato con sicurezza è il teatro di età augustea, che, già scavato nel 1829-1830, è attualmente interrato, pur se leggibile nelle foto aeree.
L’edificio aveva la cavea probabilmente in peperino, cornici e statue tra gli intercolumni in marmo bianco e colonne di marmo africano; tra i reperti rinvenuti all’epoca figurano una grande statua femminile, probabilmente identificabile come ]uno, oggi al Museo di Berlino, e due statue di sileni dormienti, decorazioni di fontana, ora al Louvre.
Le foto aeree, la documentazione di scavo e le prospezioni geofisiche e geomagnetiche condotte dalla British School at Rome a partire dal 1998, attestano che la città fu dotata di un impianto urbanistico regolare il cui cardine era costituito dall’incrocio delle due vie principali: Cardo, individuato con la via Amerina, e Decumano con la via Cimina.
Precisamente si tratta di un edificio pubblico con portico adiacente al Foro, del quale si sono ben conservate la pavimentazione stradale e poderose fondamenta.
Extraurbano era invece l’anfiteatro, costruito a nord in prossimità della cinta muraria, i cui resti sono ancora parzialmente visibili tra la vegetazione.
 

Cippo con dedica ai Lari

Il cippo, ora conservato nell’Abbazia di Santa Maria in Falleri, con dedica ai Lari fu ritrovato, verso la fine dell’800, dal Conte Giuseppe Cencelli all’interno della sua tenuta; la descrizione riportata nel Corpus inscriptionum Latinarum poco dopo la scoperto ci fornisce dati precisi sulla sua originaria collocazione, a quattro miglia da Falerii Novi e a mille passi da Fabrica di Roma.
Dopo la scoperta, il Conte aveva ritenuto di trasferire il prezioso oggetto nel suo Palazzo urbano, facendolo conservare all’interno del giardino.
Considerato per molti anni irreperibile, il cippo è stato riconosciuto nel 2006, dopo che l’Amministrazione comunale si è trasferita nel Palazzo, acquisendo anche tutti i reperti contenuti nella storica residenza.
Oggi la superficie rovinata consente solo una lettura parziale dell’iscrizione, che ci è pervenuta invece integralmente nella trascrizione ottocentesca e c’era scritto: “VOTO SUSCEPTO LARIBUS CONPILABUS VIALIBUS IMITALIBUS SACRUM” (Voto eseguito ai Lari Compitali e delle vie e dei sentieri Sacro).
Le poche lettere visibili sono di diversa grandezza e presentano solchi poco profondi.
Nella prima riga era un piccolo segno divisorio a forma di edera posto tra i primi due termini, attualmente non visibile ad occhio nudo.
Il testo è pertinente ad un voto eseguito in onore dei Lari Compitali, dei Lari protettori delle vie e dei sentieri.
L’iscrizione rappresenta un esempio di richiesta di tutela dell’intera viabilità del territorio: i compitales preservavano gli incroci (compitum significa crocicchio) e i quartieri da questi delimitati, i viales le vie ed i viandanti, i semitales proteggevano i sentieri, cioè le strade minori.
I Lares avevano la funzione di proteggere i limiti della comunità, preservando il suolo nelle sue varie suddivisioni, dalla casa, agli isolati, ai rioni, alle vie, fino ai limiti dell’intero ager.
Nelle iscrizioni romane il culto dei Lari è ben attestato, tuttavia molto rara è l’attestazione epigrafica dei semitales: allo stato attuale delle conoscenze vengono menzionati esplicitamente soltanto su un’epigrafe rinvenuta a Roma e nel nostro cippo.
Il cippo era posto al lato dell’antica via Ferentana, proveniente da Ferentium, a sei Km da Falerii e poco più di un Km da Fabrica di Roma; a poca distanza dall’iscrizione erano state ritrovate alcune sepolture definite “volgari“.
Stando all’autore una delle diramazioni della strada Ferentana scendeva fino a Fabrica di Roma e probabilmente fino a Falerii Novi.
Recenti ricognizioni hanno consentito di localizzare il punto della originaria ubicazione del cippo nell’area compresa tra il fosso Cencianello e il fosso del Procoio, dove si estendeva la proprietà Cencelli.
L’area è interessata da una serie di preesistenze antiche, testimoniate da tombe a camera, cunicoli e ambienti ipogei, collegate forse alla presenza di una villa rustica.
I numerosi basoli sparsi sul terreno documentano il passaggio di strade lastricate.
Tutta questa zona è attraversata da un’antica via di crinale ad andamento est-ovest, la quale incrocia ancora oggi una strada, chiamata “Scudicetti“, che prosegue in direzione di Fabrica di Roma, ricalcando almeno parzialmente l’antica via Ferentana.
E’ dunque molto probabile che il cippo si trovasse in prossimità di quest’area, che risponde alle distanze indicate dalle ricerche ottocentesche.
II cippo ai Lari riveste grande importanza, poiché conferma l’esistenza di un complesso sistema viario di collegamento tra la città di Falerii Novi ed il territorio circostante.
A causa delle profonde trasformazioni del territorio, risistemato e utilizzato ad uso agricolo ed in parte lottizzato, non è possibile rintracciare con certezza i percorsi delle vie, ma si può ipotizzare che esso fosse percorso da strade lastricate e sentieri, che razionalizzavano l’agro falisco romanizzato e agevolavano spostamenti e collegamenti.
La difficoltà di penetrazione dei nuovi territori conquistati, sui quali incombeva la terribile e impenetrabile selva cimina, esigeva tutela e protezione.
E’ significativo che lungo uno dei percorsi che conduceva al Monte Cimino, in località Collicciano presso il rio Corniente, tra Canepina e Soriano, sia stata rinvenuta un’altra ara con dedica ai Lari, forse anche questi semitales alla luce della testimonianza del nostro Cippo.
La dedica del Procoio documenta inoltre quanto profonda sia stata la romanizzazione del territorio falisco anche nell’ambito religioso, con l’accoglimento non solo dei culti “ufficiali“, ma anche di quelli pertinenti alla sfera domestica.
 

Fonti documentative

COMUNE DI FABRICA DI ROMA PROVINCIA DI VITERBO Falerii Novi – La Via Amerina – Santa Maria in Falleri
Cartellonistica in loco

https://www.cistercensi.info/abbazie/abbazie.php?ab=1026

 

Mappa

Link coordinate: 42.300462 12.356145

 

Fonti documentative

Cartellonistica in loco
COMUNE DI FABRICA DI ROMA PROVINCIA DI VITERBO Falerii Novi – La Via Amerina – Santa Maria in Falleri
 

Mappa

Link coordinate: 42.300064 12.357959

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