Eremo Francescano di Sant’Antonio Abate o di Monte Revalioso – Campello sul Clitunno (PG)
Cenni Storici
L’eremo probabilmente risale all’anno mille, ed il primo stanziamento eremitico doveva impostarsi all’interno di una cavità rocciosa; infatti all’interno una grotta mostra segni di adattamento eremitico.
La tradizione vuole che sia stata abitata da eremiti venuti dalla Siria; sempre secondo la tradizione l’eremo sarebbe stato visitato da San Francesco d’Assisi e da San Bernardino da Siena.
Una prima notizia sicura dell’esistenza del convento si ha nel 1385; in un atto testamentario fatto redigere da una donna della vicina città di Trevi viene menzionato tra i testimoni presenti anche frate Girolamo, sacerdote ed eremita del convento di S. Antonio.
Numerosi lasciti testamentari si susseguono per tutti i secoli successivi, in cui il convento vide crescere di molto i suoi possedimenti.
In un secondo momento, attorno al 1360, alla grotta originaria si venne impiantando il Convento Francescano; infatti con il permesso del vescovo di Spoleto, gli abitanti di Pissignano concessero ai Frati Minori dell’Umbria un piccolo tugurio fondato da un gruppo di anacoreti che vi dimorarono per un po’ di tempo.
Il tugurio era andato via via in rovina e gli abitanti del luogo lo riedificarono a loro spese, adattandolo a convento.
Il papa Urbano V e il suo successore approvarono la costruzione del convento e l’affidamento ai Frati Minori Osservanti dell’Umbria.
Il cenobio fu soppresso nel 1810; fu chiuso definitivamente il 18 luglio 1864.
Abbandonato per oltre sessant’anni, tornò a vita nuova nel 1926, grazie a sorella Maria e alle sue compagne di vita orante.
Aspetto
L’eremo si trova in posizione marcatamente strategica, su un promontorio della costa del Monte di San Benedetto o colle Revalioso (da qui il nome) a controllo della Valle Umbra, a poca distanza dall’abitato di Pissignano.
Grazie alla sua privilegiata posizione domina tutta la vallata sottostante, tanto che al suo interno conserva una massiccia torre di avvistamento medievale costruita sui ruderi di una tomba romana di epoca Sillana.
Il convento è perimetrato da un muro in pietra che abbraccia una consistente porzione di territorio e al suo interno oltre alla torre conserva la struttura monastica e la chiesa di Sant’Antonio abate, con resti di affreschi trecenteschi oltre che una grotta, luogo del primo stanziamento eremitico, ora inglobato dalle strutture del convento.
Ospitalità
La comunità presente, nei mesi meno freddi concede ospitalità a singoli e coppie per ritiri spirituali e si dedica all’ascolto e alla preghiera.
Nei mesi più freddi l’attività di ospitalità è sospesa per le difficoltà oggettive di riscaldare la foresteria.
Suor Maria e la Comunità
Maria, detta anche la “Minore“, nata a Torino nel 1875 da una famiglia borghese, educata religiosamente da una nonna, sorella del vescovo di Alba, maestra elementare a vent’anni, Valeria Pignetti, questo il suo nome all’anagrafe, al cambio del secolo era entrata tra le Francescane missionarie di Maria.
Vi rimase sino al 1919 (a Firenze, ad Assisi, a Grottaferrata, infine all’ospedale angloamericano di Roma durante la Grande guerra), lasciando poi la congregazione, misticamente convinta che Dio volesse da lei “una vita nuova“.
Facili a capirsi i sospetti che, nel 1931, avevano portato l’arcivescovo di Spoleto Pietro Pacifici a denunciare alla Concistoriale che all’eremo abitava “una comunità di donne molto sospetta di eresia protestantica e di modernismo“, anche se, dieci anni dopo, il successore, Pietro Tagliapietra, riferiva di “una comunità di donne, le cui opinioni sulla fede non erano ancora chiare” e che, tuttavia, “non aveva provocato alcun nocumento ai fedeli“.
Di fatto, solo agli inizi degli anni ’50 le difficoltà ecclesiastiche si appianarono, ma occorrerà attendere l’arcivescovo Ugo Poletti, alla guida di Spoleto fra il 1967 e il 1969 (sorpreso dai tanti che in clima postconciliare lo informavano di voler salire all’eremo) per la completa riabilitazione.
Maria era già “andata avanti” da otto anni.
La Comunità delle sorelle dell’Eremo francescano di Campello sono conosciute anche come Allodole di San Francesco.
L’ispiratrice, Sorella Maria, salì all’eremo con le prime sorelle nel ’26 e vi morì il 5 settembre 1961, ora è sepolta in un piccolo terreno all’interno del convento.
La comunità attualmente è formata da 4 sorelle (sorella Daniela Maria, Danielina, Monica e Lucia) e continua nella stessa semplicità evangelica e francescana, con una vita di preghiera, lavoro e accoglienza verso tutti, credenti di ogni fede e non credenti, che attraverso il “Sacrum facere” divengono intercessione per il mondo.
Nota
Per il rispetto della volontà della Madre Superiora, ci asteniamo dal mettere le foto degli interni del Convento in quanto non abbiamo nessuna autorizzazione alla pubblicazione.
Fonti documentative
Il movimento eremitico nella Diocesi di Spoleto in età Altomedievale – XXX ciclo di Dottorato in Archeologia
Curriculum antichità post-classiche Dottorando: Alessio Pascolini
Fulvio di Giampaolo – Pietre che parlano, Conventi chiusi e Conventi aperti nella provincia Serafica di San Francesco – 2013
Michele Busi – Carteggi presso l’archivio generale della Piccola Opera della Divina Provvidenza
Mappa
Link alle coordinate: 42.844426, 12.765665