Eremo di Sant’Agnello – Guarcino (FR)


 

Cenni Storici

Guarcino (m 625) è un antico borgo sorto su un costone dei monti Ernici nella valle del fiume Cosa, sulla strada tra Subiaco e Frosinone che collega la valle dell’Aniene con quella del Sacco.
E’ centro turistico di sport invernali con il comprensorio di Campocatino (m 1800), che si raggiunge dopo 17 km di ottima strada i cui punti intermedi più interessanti sono il fontanile de Le Campora, l’osservatorio astronomico di Colle Pannunzio a quota 1500, la Rupe dell’Inferno e il Picco del Paradiso.
A livello economico il paese presenta anche le Cartiere, il Prosciuttificio Erzinio, la Fonte di Filette e soprattutto molteplici risorse naturali (acque, boschi, montagne…).
L’isolamento e la bellezza selvaggia dei luoghi attrasse a Guarcino molti eremiti, in particolare San Benedetto passò di qui nel suo viaggio da Subiaco a Montecassino e secondo la tradizione locale fondò l’eremo poi monastero di San Luca.
Più lunga sarebbe stata pochi anni dopo la sosta di S. Agnello Abate, la cui biografia redatta dal suddiacono napoletano Pietro (inizio secolo X) si conserva nel Codice o Passionario F dell’XI-XII secolo nell’Archivio Capitolare di Lucca.
Originario di Napoli e vissuto nel VI secolo appena dopo S. Benedetto (nacque tra il 532 e il 539 e morì a 61 anni il 14 dicembre 595 o 596), Agnello fu lasciato presto orfano dai genitori Federico e Giovanna, nobili originari forse di Siracusa.
Iniziò a fare vita ritirata in una grotta vicina alle mura di Napoli e alla chiesetta di S. Maria Intercede, una cui iscrizione sul portale dice della grande venerazione del popolo verso di lui.
A 15 anni, acquistata una certa istruzione, il giovane lasciò la casa paterna per la vita monastica e con i beni di famiglia acquistò presso Napoli un ospedale nel quale ospitava e accudiva personalmente i malati; accanto sorse la chiesa di S. Gaudioso.
Per evitare poi i tanti visitatori attratti dalla sua fama, si ritirò per sette anni in una grotta sulle montagne sopra Guarcino (pochi altri dicono presso la grotta di San Michele sul Gargano), inizialmente ignorato da tutti, quindi per ordine della Madonna tornò per altri sette anni nel “suo” ospedale di Napoli e infine fu nominato abate del monastero di San Gaudioso, dove terminò la sua vita.
Era imperatore di Bisanzio Maurizio (584-603), pontefice romano San Gregorio Magno (590-604) e vescovo di Napoli Fortunato II (593-600), che lo tumulò nella chiesa di S. Maria Intercede, poi intitolata a S. Agnello, in una tomba illustrata da molti miracoli (subito prima di morire aveva ridonato la vista a un cieco).
Il primo importante documento papale su Guarcino è una bolla di Alessandro III scritta da Ferentino il 25 agosto 1175 e diretta al priore Pietro: il papa prende la chiesa guarcinese di S. Agnello sotto la protezione apostolica, conferma le sue possessioni, le concede il diritto di accogliere chierici e laici fuggenti dal secolo e dà la facoltà di eleggersi il priore.
Nel secolo XV con l’unanime consenso del popolo guarcinese e del vescovo di Alatri, Agnello fu confermato patrono di Guarcino (lo è anche di vari altri luoghi, e compatrono di Napoli),che così lo invoca:
Agnello immacolato, angel di purità, nostro avvocato“, e che nel ritornello dell’inno popolare canta: “Agnello, tanto amato, angelo di umiltà, nostro avvocato“.
Nel 1907 san Pio X concesse alla chiesa del paese, quando era arciprete don Alfonso Lattanzi, un Officium proprium D. Agnelli Abatis.
Il 30 agosto 1947 il cranio del Santo fu portato ad Alatri ed esposto sull’altare maggiore della cattedrale, poi fu portato nella chiesa arcipretale di Guarcino, accolto dalle autorità comunali e dal popolo; il 31 agosto fu solennemente accompagnato in processione, come ricorda una lapide composta da don Luigi Pietrobono all’ingresso della chiesa.
Nella collegiata di San Nicola sono due tele del santo; la prima è di Giuseppe Ranucci, dietro l’altare maggiore, e lo ritrae con l’Assunta il Bambino e San Nicola di Bari titolare della parrocchia, la seconda tela, a destra nel presbiterio, raffigura il primo miracolo di S. Agnello, la guarigione di un ladruncolo che gli aveva rubato una gallina nel suo ospedale e che al rimprovero del santo lo colpì con un pugno rompendogli un dente; la paralisi del braccio colpevole e la cecità del ladro guarirono alle preghiere della vittima.
Guarcino festeggia S. Agnello tre volte: la prima domenica di maggio, per favorire un buon raccolto; l’ultima domenica di agosto, che è la festa principale (il venerdì precedente la statua del santo è portata in processione dalla chiesa di S. Nicola all’eremo e di nuovo in paese, contornata dai busti d’argento dei santi compatroni Nicola, Benedetto, Biagio, Emilio, Romolo e Francesco di Paola).
Il 14 dicembre, memoria liturgica del santo, si fa il terzo pellegrinaggio popolare dal paese all’eremo.
Alle 8 del mattino di questo giorno d’inverno nella collegiata parrocchiale di S. Nicola dopo la recita dei Vespri solenni di S. Agnello e la venerazione della statua processionale e del busto-reliquiario del santo, parte dunque dal paese il corteo di guarcinesi che sale a piedi all’eremo del santo, appeso a 860 metri sullo scosceso pendio del monte Costa dell’Oriola, sponda sinistra (destra orografica) del vallone del fiume Cosa.
Attraversando un breve tratto del centro storico (m. 626) e il piazzale sottostante il palazzo comunale, risale per la ripida via San Luca, una stradina prima asfaltata e poi cementata con pietre.
Nella prima parte del cammino si incontrano due fontane, una prima del bivio per l’antico monastero benedettino di San Luca (sec. XI,m. 700), da dovesi ammira un bel panorama su Guarcino e su Fumone in lontananza; l’altra a metà della salita verso l’Eremo di S. Agnello (m. 860), panoramico sulla vallata, che si raggiunge in meno di 1 ora.
Nella piazzola prima dell’ingresso c’è una grande croce di ferro affacciata sulla valle del Cosa e una terza freschissima fontana.
Si entra nell’area sacra attraversando il tunnel scavato nella roccia a ridosso della chiesetta, dove è la grotta (profonda circa 17 metri, larga 11, alta 3) in cui Agnello trascorse sei anni di vita eremitica; una lapide prima dell’uscita dice:
Il popolo di Guarcino, cacciato dalla guerra, qui sostò per scampo e rifugio. La grotta che vide penitente il santo patrono Agnello e quelle vicine furono dimora sicura agli smarriti che ebbero pace.
Nel settembre 1960 qui sostarono in preghiera i pellegrini di S. Agnello di Sorrento guidati dal parroco mons. Giuseppe Iaccarino. Luigi Fiori con la mente e con la mano raccolse ed espresse devozione e riconoscenza di ognuno e modellò la statua perché ridica al presente al futuro la salvezza, ricordi la storica venuta di quei pellegrini. Guarcino 14 dicembre 1961.
Collaborò per la statua Vincenzo Moriconi.
Donò la cancellata artistica Pio Macera da Roma
“.
Molto profonda è la preghiera, incisa su lastra di marmo nel corridoio dell’eremo, rivolta al santo eremita dal vescovo diocesano di Anagni-Alatri Mons. Lorenzo Loppa:
O celeste protettore di Guarcino, servo di Dio e discepolo fedele di Gesù Cristo, noi ricorriamo fiduciosi alla tua fraterna intercessione, perché ci hai preceduto nella strada delle Beatitudini e hai fatto della Croce la sapienza e la regola d’oro della tua vita.
Ottienici dal Padre, fonte viva di ogni bontà, il gusto dell’ascolto della Parola e l’amore al silenzio e alla preghiera, perché possiamo coltivare la nostra coscienza si figli; una premura attenta e sollecita verso le persone da custodire; misericordia e accoglienza verso tutti.
Fa che, prendendo a modello la mansuetudine, adombrata già dal tuo nome, Agnello, riusciamo ad arricchire di mitezza i nostri rapporti umani.
Per l’umiltà che ti portò tra i nostri monti, fuggendo i riconoscimenti degli uomini, ottienici di poter fare della nostra vita un servizio senza pretese, avvolto solo dalla discrezione e dal silenzio.
Aiutaci a camminare sulle strade della vita in compagnia di Maria Santissima, Madre di Dio e Madre nostra, e come Lei ha dato un volto umano a Gesù Cristo, così noi possiamo offrire un volto sempre più umano alla Chiesa raccolta dallo Spirito
Custodisci le nostre famiglie, i nostri bambini, i nostri giovani, i nostri malati, i nostri anziani.
Aiuta, soprattutto, la nostra speranza sostenuta dalla fede nella promessa di Dio, a trasformarsi in cura fraterna perché tutti abbiano la vita in abbondanza e i nostri giorni siano ricchi di giustizia e di pace
“.
Nella cappella con l’antico affresco del santo monaco, alla quale sono annesse due stanze con camino e cucina, tipo rifugio di montagna, alle 9,30 viene celebratala Messa dal parroco di Guarcino; quindi i pellegrini passano nel prato retrostante, curato e fornito di panchine e direttamente affacciato sul rombante vallone del torrente Cosa, dove fanno colazione con ogni ben di Dio, comprese le ciambelle tipiche della festa.
Al sole in quel magico riparo sotto le rocce si sta una meraviglia e se la giornata è bella si può apprezzare in basso il vallone, da cui proviene lo scroscio delle cascate del fiume, e in alto il monte Forchetta e le creste innevate di Campocatino.
 

Fonti documentative

– Alberto Ghislanzoni – Guarcino – edizioni Terra Nostra, Roma, 1975;
– Insigne Collegiata e parrocchia S. Nicola di Guarcino – Sant’Agnello Abate protettore di Guarcino.
 

Nota

Il testo e la galleria fotografica sono stati realizzati da Stanislao Fioramonti.
 

Mappa

Link alle coordinate: 41.807784 13.327023

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